martedì, dicembre 27, 2011

Mondi meravigliosi

Stasera ho rivisto Amélie Poulain con le mie figlie. Dieci anni fa, quando lo vidi per la prima e unica volta feci la superiore, figurarsi se mi emozionavo davanti a tutti quei luoghi comuni, quella naiveté messa in piazza pretestuosamente, quel pensare prima agli altri senza essere in grado di badare a se stessi, quegli stereotipi di buono e cattivo, di giustiziere dei derelitti, di deus ex-machina nell'impossibilità assoluta di determinare alcunché. Oggi sono molto più scossa di allora. Oggi penso che nella vita si dovrebbe osare di più. Oggi penso che il primo bacio dovrebbe essere all'angolo della bocca e non lingua a lingua. Oggi penso che vorrei che qualcuno si occupasse di me come Amélie fa con i derelitti che incontra. Non perché io mi senta bisognosa. Ma perché avere qualcuno che si preoccupa per te e di te si occupa ti fa sentire vivo, ti fa smuovere dal torpore, ti fa agire e reagire improvvisamente di più. Perché poi la quotidianità ci fa perdere la meraviglia, ci fa perdere lo slancio e ci ingrigisce molto più di quanto desidereremmo. E vedere mia figlia che urlava "lo sapevo, ora si baciano, che schifo!" mi ha fatto pensare a quante cose deve ancora vivere e come vorrei che le vivesse con la meraviglia che le ho visto oggi negli occhi e che ho ritrovato - forse si, forse ho solo trovato, visto che me l'ero persa - negli occhi di Amélie.

sabato, dicembre 17, 2011

Quattro casalinghe

Tutte ci svegliamo spesso già stanche, il sonno non ci ristora sempre. Tutte viviamo a volte una quotidianità schiacciante nella sua routine e tutte abbiamo pensato almeno una volta (per quanto mi riguarda sicuramente più di una volta!!!) di strangolare il nostro uomo con le nostre dolci manine, magari appena smaltate. Tutte abbiamo desiderato, almeno una volta, di sbattere via il moccioso che avevamo fra le braccia, per stanchezza, insofferenza, disgusto o fatica. Ma pochi/e hanno realizzato veramente uno di questi desideri. La solitudine, quella vera, quella in mezzo alla gente, è la chiave di tutto. Allora si può essere soli anche indossando l'ultimo tailleur alla moda con le labbra laccate di rosso dior; persino con due bambini piccoli e un marito; si può essere soli perché da anni non si parla con il proprio figlio perché il suo cuore e le sue labbre sono chiusi oppure con il proprio marito che ha scelto di non dormire più con noi perché non ha più niente da dirci; si può essere soli perché si hanno suocera, figlia e nipotino da accudire e nessun uomo a scaldare le nostre notti. Ma si può essere soli anche da proprietari di night club e bische clandestine, soli perché una notte di tanti anni prima abbiamo ucciso una donna infilandole le nostre mani nelle viscere e quello è stato l'unico momento di assoluta estasi della nostra vita. Soli perché abbiamo creduto nel miraggio del ricco Giappone abbandonando una terra povera ma ospitale per ritrovarci  a dormire su un letto a castello facendo i turni di notte in una fabbrica di confezioni di alimenti. E quando tutte queste solitudini si incontrano è anche il momento di fare i conti con se stessi. Anche se spesso i conti non tornano. E infatti tutte queste vite finiscono a carte quarantotto tra scene splatter di sangue schizzato dovunque, cadaveri di persone ignote dissezionati in vasche da bagno casalinghe, miraggi di guadagni insperati, laddove si crede che i soldi risolvano tutti i problemi. Quando invece è inevitabilmente la morte che tira un tratto di penna su vite inutili e prive di significato perché irrimediabilmente incentrate su se stesse. La cosa veramente impressionante, nella storia di questo libro, è che nessuno agisce per un interesse superiore. Ognuno coltiva il proprio orticello e a questo scopo vive e muore.
Si potrebbe pensare che sia un libro sulla condizione femminile. 
Ma io credo che sia un libro sulla condizione umana. Ormai poco attenta ai sentimenti e sempre più ancorata all'apparenza e al profitto. In una cornice culturale tipicamente giapponese si ritrovano quegli universali che ci fanno così umani e così mortali. E tutti maledettamente simili.



lunedì, dicembre 05, 2011

Lacrime sul Belpaese

A me è capitato di piangere a lavoro. Ricordo una volta in particolare, mi trovavo a gestire una situazione estremamente stressante, con obiettivi stringenti da raggiungere, con un cliente cui rendere conto anche dello spostamento dell'aria in ufficio, con una serie di riunioni molto impegnative e anche discretamente formali e poi, come se non bastasse ero anche incinta. Quindi forse, la goccia che fece traboccare il vaso non era nemmeno estremamente rilevante. Ma rilevava per me. Certo non reggevo sulle mie spalle le sorti dell'azienda, ma insomma ero comunque in una posizione in cui piangere non sarebbe stato ritenuto all'altezza della situazione. E infatti mi trattenni e mi tratteni fino a che mi scappò da piangere durante la pausa caffè, assolutamente off topic rispetto all'evento in sé. Ed il mio capo dell'epoca, del tutto scevro da ogni sentimentalismo, maschio in carriera con femmina a casa che badava ai rampanti pargoli perfetti, invece di biasimarmi, mi fece una carezza sulla gota. Credo che con quel gesto volesse comunicarmi la sua comprensione, forse anche l'invidia di non potersi mettere a piangere lui, mentre forse gli avrebbe fatto anche bene. E quel gesto taumaturgico ebbe su di me effetto guarigione immediata, un po' per la catarsi delle lacrime, un po' perché mi sentivo compresa nella situazione e nei sentimenti. Credo che sia giusto riflettere sul perché gli uomini non piangano in pubblico, o si sforzino di non farlo. Perché invece - a mio parere - mostrare la propria sensibilità non è una diminutio, è carattere proprio dell'umanità, è la prima cosa che si fa quando si nasce, tanto che se un neonato non piange è giudicato un brutto segno. E il piangere in pubblico della ministra, il pubblico totale globale del nostro Belpaese, è stato da molti giudicato sconveniente, ma io penso che sia grande segno di umanità e di sensibilità, per stra-abusate che siano codeste parole. In un paese in cui soldi e fica sono stati in primo piano per decenni, forse è il momento di piangere. Ed il fatto che sia una donna a farlo, indica quanto le donne siano più sicure della propria personalità per permettersi di fare una cosa così intima in pubblico. 
La donna che partorisce e allatta in pubblico non può non piangere in pubblico. 
Forse un futuro diverso per il paese passa anche da qui.

martedì, novembre 29, 2011

Tecnocrazia

mmm papa agd gj tw pta gmpegmamdm agjg gtajgamg a papgtdpd?????
E' chiaro ed evidente che sì. Che nessuno fa più errori, che chiunque - anche solo con licenza media - è in grado di intavolare lunghe discussioni con chiunque. Mia figlia di base lo fa già alle elementari. E allora come fare a distinguersi dalla massa? Chi mi conosce sa che questo è il mio chiodo fisso. Ma, come direbbe mio marito, quello di cui vorrei parlare oggi è invece uno strumento assolutamente democratico. Chiunque è in grado di utilizzarlo, senza particolari formazioni. Livellatore verso il basso -  direi io. Ma comunque ormai fondamentale nella quotidianità di pressoché tutta l'umanità. 
Quello che sto tentando di dire è:  
non sarà che il T9 sta insegnando agli italiani a scrivere?
No, perché se fosse così, io abolirei immediatamente le scuole di ogni ordine e grado e procederei all'immediato conferimento di titolo dottorale a tutta la popolazione maggiorenne in Italia. Quelli minorenni no. Perché hanno tempo fino a 150 anni, tanto sarà l'innalzamento della speranza di vita nel nostro paese dopo la riforma sulle pensioni.

lunedì, novembre 28, 2011

Le lunghe trecce e gli occhi azzurri e poi....

Stamattina ho sciolto la lunghissima treccia di mia figlia.
I capelli erano ondulati come acqua del mare.
Lei era felice. La notte aveva portato una piacevole novità.
Io, mentre ritornavo a casa dopo una lunga giornata di lavoro, mi prefiguravo di abbracciarla e chiederle come era andata a scuola, se qualcuno si fosse accorto delle sue onde. Una scena quasi bucolica, insomma. Ovviamente la realtà supera sempre e di molto la fantasia. 
Me la ritrovo isterica e senza un briciolo di ragionevolezza in corpo.
Ebbene, la pupa è finita a letto senza cena.  Non si sfida così l'autorità materna. E se c'è una cosa che non sopporto è quando le mie figlie giocano col cibo. Avete presente una iena? Ecco. Per non parlare di quando mi prendono in giro, che si vede che stanno per scoppiare a ridere. Goccia che fa traboccare il vaso.
Ho capito perché mia madre mi faceva sempre tenere i capelli corti da piccola.
Tutto torna.

giovedì, novembre 24, 2011

It Blocks

C'ho il blocco.
Mi si è bloccato qualcosa nel cervello.
Per un sacco di motivi che non sto qua a specificare e che probabilmente non ho nemmeno io del tutto chiari nella capoccia.
Mi si è bloccato perfino il cesso, oggi. Mio cognato, che si è occupato personalmente, come tecnico altamente qualificato, di sbloccare la matassa del merdolone, mi ha detto - testuali parole - che se comincia una volta, non la smette più. E' come aver acquisito una dipendenza. La dipendenza da cesso rotto.
E questo apre nuovi e assai inquietanti scenari per il mio futuro.
Anche perché il mio oroscopo sbandiera oggi l'assoluta necessità per i nati nel sagittario di tuffarsi a piè pari nella nuova vita che desiderano.
Ed è anche troppo facile capire che - viste le premesse - non sarà una vita tutta rose e fiori.

martedì, novembre 15, 2011

L'insostenibile fascino del fare

Il fatto è che io ci avrei un sacco di cose da dire sul mondo che ci circonda sulle persone che si trovano del tutto casualmente in situazioni che le oltrepassano e non saranno mai in grado di fare fronte alla massa di informazioni che cadono loro addosso avrei molte cose da dire su giovani che non fanno altro che dire "sono così stanco" anche solo dopo aver digitato una password su schermo di pc questi giovani che non sanno cosa significa guadagnarsi il pane farsi il culo per avere uno stipendio alla fine del mese che spesso è impegnato ancora prima di essere incassato questi giovani che hanno problemi di identità e si vede da come NON ti guardano negli occhi quando entrano in una stanza, questi giovani che sono capaci di dire cose tipo: "quando sarò in grado di farla, questa cosa, la saprò fare perfettamente" gente che non sa fare niente ma niente che è niente e quando dico niente intendo proprio niente tipo zero carbonella approssimato allo zero assoluto per difetto e perché sono generosa, gente che si riempie la bocca di "sbaglia solo chi fa" ma anche chi non sa fare, aggiungo io, sbaglia soprattutto chi non sa fare un emerito zero e sono tanti ma talmente tanti che pervadono l'aria che respiriamo ci sbafano l'ossigeno nostro, ci rubano lo stipendio, ci impediscono di vedere il sole che sta fuori dalla finestra, ci otturano le orecchie con le loro sparate insignificanti che pretendono significative dio solo sa come fa una persona a non vergognarsi a dire davanti ad altri che è stanca di essere stata seduta su una sedia a fissare nevroticamente uno schermo per un totale di mezz'ora al massimo schiccherandosi via dalle spalle quei quattro grani di forfora prodotti nel mentre, come fa una persona a sbagliare a fare somme su excel, come fa una persona così a pensare che io abbia piacere a che mi rivolga la parola? Io sono una persona nobile d'animo che raramente perdo le staffe e no, non mi sta crescendo il naso perché chi mi conosce sa anche che non sono per nulla bugiarda e in ambito lavorativo oltreché nella vita privata sono estremamente disponibile verso chi mi mostra rispetto e verso chi rispetto ma essere presa in giro provoca in me un'onda d'urto che col mio metro e ottantatre ti seppellirà. E non riuscirai a nasconderti da nessuna parte.
Perché se solo colui che fa sbaglia, chi fa bene non sbaglia un colpo.

lunedì, novembre 07, 2011

I bambini: il nostro futuro

Allora mia figlia mi guarda mentre sto mettendo a posto i suoi vestiti.
Sono reduce da una giornata di intenso lavoro. Visto che era sciopero dei trasporti ho pensato bene di andare in ufficio e di non muovermi fino a fine sciopero. Ovviamente ero da sola ed ho potuto lavorare con estrema tranquillità. Poi mi sono avventurata in una città deserta. Erano tutti concentrati alla stazione del mio treno e in particolare tutti nel mio stesso vagone, mamme con passeggini, zoppi con le stampelle, operai al rientro dal cantiere, pendolari generici tipo me. Un afrore considerevole, e io mi sentivo molto fortunata di aver acchiappato un posto in piedi appiccicata alla porta del treno che non si apre. Poi mi aspettava un percorso in macchina a passo d'uomo. Quaranta minuti per fare dieci chilometri. Riprendo le bambine dagli amichetti tra strilli e urla perché è automatico che appena arriva mamma si comincia ad avanzare assurde pretese. Poi torno a casa, preparo la cena, mangiamo e poi subito bimbe a letto. E mentre - per ritornare all'inizio - rimettevo a posto i vestiti di mia figlia, ella mi guarda, col fare ingenuo dei bimbi, e mi dice: "Mamma, c'hai un sederone, proprio un culo grosso. Bello!". Ho deciso di non offendermi. Questa bambina ha il senso delle dimensioni sballato e soprattutto un discreto gusto dell'horror. Ci sta pure che fosse un complimento.

martedì, novembre 01, 2011

Splatter

Olivia incarna l'ideale di bellezza con cui siamo cresciute noi nate alla fine degli anni sessanta. Sandy era la brava ragazza che si innamorava del bullo che tutte abbiamo guardato almeno una volta con la bava alla bocca. Ed il fatto che fosse così a modino, così ingenua, non ci consentiva di odiarla, ma anzi creava un (assurdo, sì, adesso che sono passate diverse decadi riesco anche a vederlo con distacco!) sentimento di immedesimazione. Ma quell'ideale di bellezza, molto americano, molto barbie e molto acqua e sapone, siccome non è sempiterno deve essere in qualche modo mantenuto. E allora nasce la chirurgia estetica (perdonatemi la sintesi, se taglio tutta la parte delle modelle anoressiche, ma oggi mi interessa focalizzare l'attenzione su altro). La chirurgia estetica serve per garantirsi l'eternità della bellezza. Io pago qualcuno che mi apre le porte del paradiso, che mi mette sotto formalina per sempre. Con il vantaggio che rimango viva.
Forte no?
Mi domando però come tutto questo gonfiore resisterà alla naturale decomposizione post mortem. Effetto ago su palloncino?

mercoledì, ottobre 19, 2011

La perfetta madre

La giornata di oggi è una giornata strana di donne urlanti cattiverie contro donne urlate.
Sto leggendo l'ultimo libro di Elisabeth Badinter, filosofa e femminista francese, di quelle degli anni '70-'80-'90-'00. Quella che le ha viste tutte le tappe della liberazione della donna. E scrive un interessante saggio-studio sulla percezione della maternità nella nostra contemporanea società di donne in carriera o madri casalinghe frustrate. Codesto libro si chiama, tanto per dare a tutte noi una sana botta di autostima, Mamme cattivissime? con tanto di punto interrogativo incorporato a significare tempesta di dubbi. Ma non voglio parlare del libro oggi, se non come di lettura interessante da segnalare a mamme che si mettono in discussione, ma anche a donne che non sono e non vorranno essere mai mamme. Per le mamme talebane, come le chiama la mia amica Panzallaria, non c'è trippa per gatti. Voglio parlare invece della tristezza di insultarsi tra donne, quando basterebbe un po' di attenzione, quell'attenzione che noi donne dedichiamo ad un sacco di dettagli della vita quotidiana, ma che a volte sembra perdiamo in momenti pubblici in cui invece sarebbe auspicabile. Per riassumere brevemente: le maestre della scuola materna di mia figlia hanno detto alla rappresentante di classe che non avrebbe dovuto fare più la rappresentante perché loro volevano una persona sempre presente. E non una che, con tre figli un marito e un lavoro (e questo argomento è rimasto uno strisciante sottotitolo) non aveva molto tempo da dedicare a questa importante missione umanitaria. Ora sappiamo tutti come sia difficile trovare un'anima santa che voglia fare la rappresentante di classe, che non è certo un divertimento o un ruolo privilegiato in una classe, ma più una rottura di palle. E le maestre praticamente la supplicano di non fare più la rappresentante, tacciandola di incapacità a raccogliere i soldi e poca presenza (ovviamente sono tutte paranoie, non c'è nessun ritardo nei pagamenti delle attività extracurriculari, nè ammanchi nella cassa). Ma solo quest'assurda fissazione per cui la rappresentante di classe deve essere a disposizione delle maestre per tutto il tempo che vogliono. E perché associo questa scena surreale e veramente poco edificante per il genere femminile adulto ad un libro della Badinter? Per quello che la filosofa dice a proposito della rappresentazione della maternità ancora esclusiva nella società italiana. Una madre deve fare solo la madre e quindi la perfetta madre e nel nostro caso perfetta rappresentante di classe. Troppi impegni non le faranno assolvere correttamente al suo compito e quindi fuori. E la cosa più triste è che spesso sono le stesse donne a perpetrare questo modello così poco attuale, perché - parliamoci chiaro -, conciliare tutto è molto difficile, un maschio arriva a fare un decimo si e no delle cose che facciamo noi in una giornata tipo. Però avere troppe cose da fare è visto come togliere tempo ai figli e quindi NO BUONO. Abbiamo ancora tanta strada davanti a noi....ma non bisogna mai mollare la presa, mai dare nulla per scontato, difendere quello che abbiamo conquistato con le unghie e con i denti, perché nessuno ha diritto di esprimere giudizi sul modo in cui abbiamo deciso di vivere la nostra vita, la nostra maternità, il nostro amore, il nostro lavoro, il nostro tempo libero. Nessuno.

E la madre perfetta non esiste.
Per fortuna.

mercoledì, ottobre 12, 2011

Massaggi e muscoli

Oggi voglio essere leggera, e parlerò quindi del massaggio prostatico.
Una pratica che pare favorisca una notevole intensità nell'orgasmo maschile, oltreché servire ad individuare tipiche malattie maschili. Allora sono andata a farmi un giretto su google per capire di cosa si tratta esattamente. Su google sono presenti tutorial per spiegare come si fa. Con estrema proprietà di linguaggio e discrezione si parla di manipolazione, drenaggio, di ampolla, di valvole e condotti. E' tutto molto impersonale e dà l'idea di grossa professionalità ed esperienza. Poi, se guardi bene, incappi anche in CHI realmente lo pratica, senza descrizioni auliche, anzi proprio detto in soldoni. E che soldoni: sedicenti massaggiatrici che tra i loro servizi offrono anche il massaggio prostatico e, per 100 euro, in mezz'ora avrete soddisfatto le vostre fantasie più spinte. Per 200 servizio completo. Ragazzi, per 100 euro avrete chi vi manipola nelle retrovie senza se e senza ma. Ritengo sia una tariffa più che adeguata per cotale impegno. E molti testi di riferimento assicurano che non dovete sentirvi lesi nella vostra virilità, ma anzi è proprio la zona erogena maschile per eccellenza. E poi, e questa è secondo me la vera scoperta, c'è chi dice che basta la contrazione del muscolo pubococcigeo per ottenere lo stesso effetto. Senza bisogno di ulteriori interventi. Io che sono sempre stata una sostenitrice dell'importanza vitale del muscolo pubococcigeo nella sessualità umana, ne trovo qui insindacabile conferma. E, come diceva Guccini nella sua Avvelenata, a culo tutto il resto!

lunedì, ottobre 10, 2011

L'etica della meringa spappolata

Oggi è il giorno in cui l'etica della meringa riciccia fuori come un uovo marcio sulla giacca di un padrone della fabbrichetta, il giorno in cui sguscio giù come un giallo d'uovo smembrato dalla sua chiara, il giorno in cui mi accorgo che la Soddisfazione è un'illusione, che fare troppo equivale ad ammanettarsi e fare poco ad andare in galera, io, eroina della mia storia, indifesa dall'inesistenza dell'etica. Quest'etica della meringa che si sgretola ad ogni parola di troppo. Ad ogni boccone si scioglie di più, anche se quando la vedi sembra dura. La meringa è brava, la meringa riceve un sacco di complimenti. Proprio oggi, beffa delle beffe, ricevo non una, non due ma ben tre mail di ringraziamento per il mio lavoro. Il giorno in cui scopro che devo fare solo il mio lavoro. Ma la meringa non può. La meringa è fatta di chiara e la chiara è viscida, finisce dovunque anche dove meno te lo aspetti. La chiara si appiccica alle dita, sul bordo del piatto prima di essere montata, la chiara si trasforma in qualcosa di spumeggiante, e poi diventa dura, soda, tutta tonda. Per sciogliersi in un sol boccone. Una sòla, come dicono a Roma. Oggi la meringa è una sòla. E anche molto sola, senza accento. Senza parole, soprattutto.
Una prece.

giovedì, ottobre 06, 2011

Question time

Bene. Vediamo di utilizzare del materiale caldo, che interessa tutti, senz'altro e senza meno.
Si parlerà oggi di varie tipologie d'ammmòre.
Lo faremo in maniera estremamente succinta e il tutto prenderà la forma di un questionario:

a) preferisci (masochista che non sei altro) amare senza essere ricambiato o l'inverso, essere amato senza ricambiare (sadico che non sei altro). [e le due questioni non si possono scorporare in due punti come qualcuno di voi potrebbe astutamente osservare, e questo semplicemente perché il questionario lo decido io insindacabilmente.]

b) preferisci amare ed essere ricambiato (pusillanime).

c) In ogni caso ti tocchi (onanista).

P.S. La parte positiva non c'è. La sto ancora cercando.

lunedì, ottobre 03, 2011

Ultimo in ogni senso

L'ultimo regalo che mi ha fatto mio padre è stato "La disciplina della terra". Un album di un'intensità che fa male al cuore. Un album che ho consumato in ogni suo solco. Un album che ha segnato alcuni momenti fondamentali della mia vita e che ancora, quando lo riascolto oggi, mi fa serrare lo stomaco, di un sentimento struggente, tenero e potente al tempo stesso. Aspetto domani, quando uscirà l'ultimo album di Ivano Fossati. Ultimo in ogni senso. E soprattutto nel senso più chiaro e cioè che non ne farà altri. Così desidera il poeta contadino. Chiude baracca e burattini. E mi lascia nella solita merda, con le solite quotidianità a chiedermi quanto ha segnato la mia vita, quanto mi ha accompagnato con la sua poesia, con le sue parole preziose, pesate e imprescindibili. Come se fosse il fidanzato che mi ha tenuto sempre per mano senza deludermi mai. Con quella parola giusta per ognuna delle occasioni dei sentimenti.
Le parole della poesia, le parole dell'arte. Quelle che per fortuna travalicano le umane miserie e vivono per sempre a raccontare "il motore del sentimento umano".

"E quali parole servono oggi
a chi non sa scrivere che lettere d'amore
quali passi di poeti e loro piogge e solitudini
piegherebbero il tuo sguardo e il tuo tempo ancora
verso me. "

sabato, settembre 24, 2011

Que viva Espana

Ieri serata tra donne in very exclusive circolo romano, con tanto di vista sull'immensità, prosecchino d'ordinanza, aperitivo come si deve, insomma, per passare con la nonchalance di cinque matrone taglia XL (tranne una effettivamente troppo magra) in annessa pizzeria dove, tra le vecchie - in senso di PARECCHIO IN LA' CON GLI ANNI - clienti tutte rifatte del molto esclusivo circolo (e non mi sento di escludere che noi cinque ci siamo anche solo per un attimo, ognuna nel cantuccio dei suoi più intimi pensieri, paragonate a costoro) -, incede bello come un dio pagano, con un grembiule rigorosamente nero che gli fascia fianchi da atleta, con basettoni scolpiti sul viso perfettamente sbarbato, due mani splendide e passo felino, incede - dicevo - EL CAMMERERO ESPANOLO (non so se si scrive così, ma il modo in cui LUI pronuncia Espagna con tutta la "S" da serpente sibilante ci mette TUTTE subito in una disposizione estremamente MODE ON). Beh, rispetto alle babbione habituées che aveva come clienti di solito, cinque splendide quarantenni VERY ORIGINALS TUTTE TONDE fanno di certo la differenza. E soprattutto non c'è prezzo a vedere labbrone e zigomoni delle babbione NOT MORE ORIGINALS che si sollevano dal fiero pasto e fissano basite l'incedere di svariati metri e ottanta che attraversano spensierate (oddio spensierate è un modo di dire, dopo aver passato almeno un'ora a decidere cosa mettersi, a guardarsi nello specchio e decidere che no, il vestito attillato oggi non è il caso con tutta la panza che straborda fuori, ma insomma spensierate senza pensieri di esplosioni moleste di silicone) la sala per andare a prendere posto in un tavolo purtroppo stranamente minuscolo rispetto al loro numero e alla loro mole, ma chissene frega l'importante è stare insieme vicine vicine anche se il ristorante intorno a noi è semi vuoto di silicone.
E in questo stato di super eccitazione da CAMMERERO ESPANOLO abbiamo affrontato un pasto ricco di sguardi, doppi sensi, battutine, perché il cammerero si divertiva almeno quanto noi. Purtuttavia il top della serata è stata la descrizione di come dormiva il marito di ognuna di noi. E abbiamo scoperto che ognuna delle nostre dolci metà aveva la stessa posizione standard, dovuta sicuramente alla genetica - perché non saprei spiegarla in altro modo - e cioè immobile supino e con mani incrociate sul petto (tipo morto, insomma). Tranne il marito di mia sorella che sembra dorma supino cosparso di vicsinex e con due cuscini sulla faccia. Voi capite tutti adesso l'interesse per il CAMMERERO ESPANOLO anche solo per fantasticare su una pennichella con lui, rigorosamente a pancia sotto!

martedì, settembre 20, 2011

E sempre di fuffa si tratta

Sono fuori di me dall'indignazione. A me questi surrettizi articoli su repubblica.it, mascherati da studi scientifici, per asserire concetti che ribadiscono il disprezzo e la pretesa inferiorità del genere femminile mi fanno venire il sangue al cervello. La donna diventa madre e questo non glielo può togliere nessuno. E siccome, per quanti sforzi vengano fatti per sminuire l'importanza fondamentale dell'atto "maternità", per svilirlo, per svuotarlo di senso, questo atto continua e continuerà a ripetersi in maniera assolutamente identica ed immutabile nei secoli dei secoli, allora tiriamo fuori il corpo dei papà che si modifica dopo il parto (il parto della madre, no ma il solo pensiero di questo concetto aberrante è assurdo) perché l'istinto di paternità è diventato innato. E questo perché qualsiasi ricerca, anche assolutamente priva di credenziali, assurge a referenza sull'argomento. Siamo al punto che bestialità tipo che l'orgasmo della donna sarebbe di per sé "un fenomeno"inutile", un sottoprodotto accidentale dell'evoluzione maschile", si possono trovare in un articolo piazzato in bella vista nella categoria "Scienze" di Repubblica. Perché chiunque blatera di qualsiasi cosa su un media assurge a guru sull'argomento. E quel che fa più effetto è che questo meccanismo si mette in moto dovunque, su qualsiasi mezzo, di destra di sinistra, illuminato o meno. Allora io mi chiedo: ma la colpa è del giornalista che enfatizza la di per sé insignificante questione creando un caso pruriginoso; è del ricercatore che perde il suo tempo su minchiate colossali a causa di finanziamenti impazziti che vanno in direzioni assurde; oppure la colpa è della società/opinione pubblica/politica che innesca questi meccanismi per rassicurare il genere maschile che ha ancora una qualche utilità, ancora un qualche senso oltre a quello spermatozoo pur (e forse non per sempre) indispensabile? Siamo in un paese che discute tutto il santo giorno di fuffa, inteso come organo sessuale femminile. Mascherata dietro elucubrazioni moralistiche sulla condotta di un presidio governativo che semplicemente rispecchia l'andamento e la decadenza sociale e culturale del nostro paese. Fuffa per tutti sembra dire la prima pagina di repubblica.it. Fuffa per tutti i maschi che non sembrano avere molto altro per divertirsi. E fuffa anche per tutte le donne che la guardano con cupidigia, questa fuffa. Impazienti che qualcuno guardi presto anche la loro. Magari in eurovisione.

domenica, settembre 11, 2011

La rivoluzione dell'evoluzione: la coppia in tre stati oppure staticamente trina.

Un amico mi consiglia caldamente la lettura di un rivoluzionario saggio di psicologia*, rivoluzionario per il single e la coppia, che si presenta come un vademecum per sprovveduti. Io me lo compro, per la modica cifra di 6€90 e me lo leggo nello spazio di un dopo pranzo.
Quella che segue ne è la sintesi, che mi piacerebbe condividere con i miei lettori più attenti e curiosi, sintesi stile meringa, ovviamente. Astenersi deboli di cuore.
Allora, il comportamento di noi comuni mortali evolverebbe secondo un rigido e trino schema che dallo stato di bambino passa allo stato di adulto fino ad arrivare allo stato di genitore, laddove il bambino si caratterizza per non essere autosufficiente ed avere quindi bisogno di qualcuno che si occupi costantemente di lui; l'adulto invece brilla per menefreghismo e nombrilismo, non ha bisogno di nessuno, prende quello che gli pare e non dà niente a nessuno a meno che non gli torni utile; l'evoluzione allo stato di genitore implica una sicurezza di sé, attenzione e cura dell'altro.
Il bello è che tutte queste tre personalità possono riscontrarsi in ognuno di quelli che convenzionalmente chiamiamo adulti, grazie alla capacità di adattamento dell'individuo alle diverse situazioni della vita. Oppure grazie a quelle che non ha, e in questo caso abbiamo un nevrotivo che dispone solo di una delle suddette tre personalità. Tipo che se la carta di credito non funziona dal benzinaio e io mi metto a piangere, mi comporto in maniera infantile invece di gestire da adulto questa situazione; oppure bussa alla porta il mio migliore amico che ha un problema con la fidanzata e vuole parlare, mentre io mi metto ad elencare tutti i miei malanni. Questi sono esempi di comportamenti nevrotici, secondo il nostro autore, cioè che non sono in grado di far fronte alla situazione e adattarsi alle sue conseguenze. E in buona sostanza, chi dovesse manifestare sempre una sola delle tre personalità descritte è definitively un/una nevrotico/a, anche se non ha avuto nessun trauma da bambino. Una questione di carattere, insomma. Poi c'è il gioco delle coppie: quali sono quelle che si assortiscono meglio. Dove la meringa si butta a pesce. Ovviamente la coppia perfetta è quella in cui entrambi sono alternativamente bambino/adulto/genitore, in cui i due si adattano e cambiano comportamento a seconda della situazione. Sono quelli sempre on topic, insomma. Poi, se sei particolarmente disgraziato appartieni alle altre tipologie, e quella in assoluto peggiore è la coppia bambino/bambino. Immaginate la catastrofe: nessuno dei due che sa prendere una decisione, nessuno che sa fare un passo in avanti, ma nemmeno indietro, bisogno di rassicurazione/impossibilità ad averla a go-go. Pare che finisca male. Generalmente con uno dei due che schiatta. La cosa strana di questa pubblicazione è che fa finire con la morte di uno dei due praticamente tutte le coppie tranne quella bambino-adulto-genitore....infatti è quello che succede anche nella coppia bambino-adulto, dove pare che di solito l'adulto finisca con l'ammazzare il bambino; o come in quella bambino-genitore, in cui generalmente il genitore si stufa di accudire il bambino e il bambino entra in una sindrome dell'abbandono che gli fa odiare a tal punto il genitore da volergli rovinare la vita per sempre; o la coppia adulto-adulto, che funziona finché ognuno si fa i fatti suoi, ma quando uno dei due finisce per limitare la libertà dell'altro il tutto pare possa finire sul modello della guerra dei Roses [per chi non sapesse di cosa si tratta, è la storia di una coppia che si sfrantuma tutti i suoi averi pur di non cedere un millimetro l'uno all'altro finché entrambi (SPOILER!!!) si sfracassano l'osso del collo cadendo da un lampadario. E muoiono.]; un po' meglio per la coppia adulto-genitore, in cui entrambi si illudono di lasciare libero l'altro, questo tipo di coppia finisce generalmente senza troppi danni; la coppia genitore-genitore, dove ognuno è una star ed entrambi si mettono sempre in scena e finché hanno pubblico la storia funziona, dopo si passa all'eliminazione fisica dell'altro che ci ruba la scena. Quello che viene sottolineato nel libro è che a seguito di questa suddivisione di stampo evoluzionistico del comportamento umano si possono spiegare tutta una serie di nevrosi o comportamenti nevrotici non riconducibili ad un trauma. Cioè sei nevrotico perché ti comporti da bambino in una situazione che richiede un comportamento da adulto o da genitore. Chiedi senza dare insomma, oppure ti prendi troppo sul serio e non sai tirare fuori la parte di bambino che c'è in te.
E dopo questa lettura, bando alle ciance, mi sono messa ad esaminare il mio rapporto di coppia per capire quanto ancora durerà! E vi esorto tutti a fare la stessa cosa!
Come avrete capito, come professionista delle scienze sociali, mi esimo dal dare un giudizio scientifico sull'opera. E questo solo perché è fine estate e tempo di bilanci.


*Alla ricerca delle coccole perdute di Giulio Cesare Giacobbe, ed. Ponte alle Grazie, 2004

martedì, settembre 06, 2011

Tanto per puntualizzare.

Ritorno Meringa che si interroga su concetti base della umana specie tipo che se amiamo troppo rischiamo di bruciarci. Io penso che se cerchiamo a tutti i costi di non deludere la persona amata non saremo mai soddisfatti né noi, né la persona amata. Questo amare troppo, che sembra essere la chiave di un sacco di interpretazioni dell'umano disagio e che a me ha sempre lasciato perplessa perché francamente di "troppo" amore ne vedo pochissimo in questa società, questo amare troppo - dicevo - non sarà un po' una scusa? Cioè allora io che non mi dichiaro quasi mai, che prima di dire ti amo agli uomini cui l'ho detto ho impiegato un discreto tempo e ancora di più per sentirlo veramente vero come sentimento, che quando voglio veramente bene a qualcuno preferisco "esserci" piuttosto che sbandierare le mie intenzioni ai quattro venti, che niente mi sembra dovuto e che quello che ho avuto me lo sono conquistato, che mi prendo le mie responsabilità, che mi viene da piangere se il mio amico piange e da ridere subito dopo per sdrammatizzare, io che credo nell'amicizia sopra ogni altra cosa pur con tutte le inculate prese, io che adoro stare da sola ma non so fare a meno degli altri, io che mi odio per non aver fatto certe scelte e me ne prendo però le responsabilità, io che ho odiato altri per le loro scelte, io che mi sbatto mi penso mi attanaglio mi sfruguglio l'anima ogni giorno, mi scoccio assai a sentire che ci sono persone che danno sempre la colpa a qualcun altro se le cose non vanno, se non riescono, se non funzionano. Ognuno è responsabile di se stesso. Ci si assume la responsabilità dei figli, eventualmente, ma non di altri adulti. Così, tanto per mettere un punto.

venerdì, settembre 02, 2011

Filù filà

Immaginate una canzone, no, una canzone che vi frulla in testa, una canzone che conoscete a memoria, anche troppo, ma che per un motivo x continua a frullarvi nella capoccia da stamattina non si può impedire ad un motivo di entrarti nella pelle, a scorrerti nel sangue ed arrivare fino al cuore se non fosse che oggi mia madre ha usato questo esempio per spiegare a mia figlia, che si aggirava in giardino con un ago, cosa sarebbe successo se si fosse punta il sederino con quell'ago e cioè l'ago sarebbe entrato nel suo culetto e poi nelle sue venuzze e sarebbe salito su su fino al cuore e poi l'avrebbe punto e lei sarebbe morta alla faccia della truculenza io un altro po' stramazzavo al suolo comunque per riprendere l'esempio della canzone mi premeva ribadire un concetto e cioè che la canzone quella che ti si piazza nella pelle e tutto il giorno sale su fino al cuore - quella proprio quella! - è da bandire assolutamente dalla circolazione da estrarre dal cd non appena si presenta la mattina da eiettare dallo stereo della macchina non appena radio cippa lippa la trasmette quella canzone lì non si può e non si deve ascoltare perché fa male al cuore e il male al cuore fa notoriamente male soprattutto se ti punge come farebbe l'ago con il quale si trastullava mia figlia oggi pomeriggio ma io vaneggio perché sono molto stanca oggi stavo quasi per addormentarmi mentre guidavo una station wagon con mia madre e le mie due figlie dentro non un minuto di silenzio non un secondo di pausa per me per ascoltarmi a tutto volume la canzone che mi si trastullava nella mente da stamattina e avrei voluto scappare dai discorsi di circostanza che ti fanno riempire quattro ore di macchina due all'andata e due al ritorno per fare appena 160 km in tutto ed attraversare due volte tutta Roma io quella canzone me la sarei voluta ascoltare incerottando le bocche delle mie compagne di viaggio quella maledetta canzone che mi ronza in testa da stamattina e ora mi sta facendo male perché ora è l'ora che è arrivata al cuore.

martedì, agosto 23, 2011

I cavoli sono più buoni a merenda che sulla spiaggia

Ambientazione 1: mare esterno giorno, acqua bassa, dopo un'ora di bagno con madre e figli.

Madre della MerINCHIA (come i cavoli a merenda, assolutamente off topic rispetto alle discussioni fatte fino a quel momento) dice alla MerINCHIA: "Ti piacerebbe giocare a pallamano?"

MerINCHIA: "A me della pallamano non me ne frega niente".

Madre della MerINCHIA: "Ah già, dimenticavo, tu col mare non c'hai mai fatto molto". (che tradotto significa: a te il mare non è mai piaciuto).

Ambientazione 2: MerINCHIA come una sirena stesa sul materassino in acqua. Marito in piedi accanto a lei, deciso a fare un tuffo per saltarla. Salto della MerINCHIA.

Io: "Ti prego non lo fare"
Lui: "Si lo devo fare"


Io: "Ti prego non lo fare"
Lui: "Si lo devo fare"


Io: "Ti prego non lo fare"
Lui: "Si lo devo fare"

Io: "Ti prego non lo fare"
Lui: "Si lo devo fare"

Lo fa. E si schianta miseramente sulla schiena della MerINCHIA.




mercoledì, agosto 17, 2011

Sfasciabidet

Doveva succedere. E' successo. Sono diventata lo zimbello di tutta la famiglia e - perché no - di tutto il circondario. Ero semplicemente appena sveglia, ancora con le caccole negli angoli degli occhi, intenta a farmi il bidet, operazione che svariati milioni di mortali compiono la mattina. E mentre ero lì, tutta insaponata, scrac, un rumore sinistro viene prodotto dal bidet, che si stacca dal suolo. Io, per non saper che fare continuo a sciacquettarmi, quando vedo uscire da sotto un rivolo d'acqua che in breve allaga tutto il bagno. Vi passo i dettagli dell'asciugatura. Insomma, questo simpatico episodio è presto salito sulla bocca di tutti, in primis di quella brava donna di mia sorella che ha illico immantinente creato anche una canzoncina, sulla zia sfasciabidet. Ometto in questa sede il testo perché poco consono a questo luogo di personcine a modo. Posso solo dire che le mie figlie e i miei nipoti si aggirano per la ridente località marittima canticchiando la canzoncina in questione. Ed io, probabilmente, verrò ricordata ai posteri solo per questo ameno evento, che, precisiamolo, poteva anche avvenire ad opera di qualsiasi altra augusta chiappa, visto lo stato in cui versava la struttura.

mercoledì, agosto 10, 2011

Solitarie passioni

Dopo l'infiammazione al tallone per colpa del footing, ora mi sono beccata un fastidiosissimo dolore intercostale scapolare perché stanotte ho sognato che mio marito cadeva dal quinto piano nel vano tentativo di interpretare superman per difendermi dai pericoli del mondo. Siccome lui NON è superman, io mi becco il dolore intercostale. E son quelle cose bloccanti che ti impediscono financo di respirare. Mentre il cagarone con vomito tipo poltergeist sta battezzando ad uno ad uno tutti i familiari presenti in questa ridente comune marittima, io sono letteralmente piegata in due. Versione lazzaretto.

lunedì, agosto 08, 2011

Narcisismi

Qui c'è talmente tanta tranquillità che vedo il fondo della mia anima.
E ho paura.

venerdì, agosto 05, 2011

Specchio riflesso a chi???

Oggi a casa della MerINCHIA grandi discussioni. Dove ognuno ha detto la sua. Fulcro era la necessità - oggi sempre più manifesta - di andare tutti dallo psicologo (non me ne vogliano eventuali lettori adusi e dipendenti da tale pratica): bimbi, adolescenti, adulti, vecchi, tutti a confessarsi visto che nessuno più è religioso o comunque la tendenza è quella di demandare le soluzioni a qualcun altro.
Allora anch'io dico la mia al gineceo di ascoltatrici postprandiali, mentre mio cognato lava i piatti, perché quello è il momento unico e insindacabile di grandi voli pindarici e accese discussioni a tema. Io dico la mia: io, care mie, la psicologa ce l'ho già, ho fatto tutto quello che c'era da fare e sono apposto con la mia coscenza e oltretutto sana come un pesce! "E chi è di grazia?" - fa mia sorella incredula. "Ma sono io! La mia psicologa sono io! Io mi parlo, io mi ascolto, io mi confesso, io mi suggerisco, io mi perdono, io mi consiglio! Sono del tutto autonoma e soprattutto sono efficace! Vedete come sto bene, che pelle liscia, che testa pimpante, che pensieri unici e originali!"
Mia sorella si trattiene, si mette la mano davanti alla bocca, diventa tutta rossa, sta per scoppiare, scoppia in una risata fragorosa....
"Tu stai beeeeneeee???" E giù a sganasciarsi come una matta. "Guarda ti concedo giusto che ti guardi allo specchio, ti sputi, vedi che non ritorna indietro e sai di avere ragione!"
Non ho voluto piangere per non rovinare il pranzo, ma qualcosa dentro di me si è rotto per sempre, al pensero di tutte quelle serate passate a guardarmi negli occhi, senza che nessuno mi ricambiasse.

giovedì, agosto 04, 2011

S'è scassata la MerINCHIA

Ecco sì, avete presente quella sensazione che si procura in voi quando sapete esattamente cosa succederà in ogni attimo della giornata che state per vivere e non avete modo né opportunità si sottrarvi anzi ne siete ingranaggio fondamentale? Ecco questo succede a me quando sono al mare con la mia deliziosa famiglia, anche se per rispetto a mio marito non dovrei chiamarla così perché la "mia" famiglia dovrebbe essere quella che ho contrattualmente costituito con lui e le nostre figlie, ma io ho sempre avuto un senso allargato del concetto, la mia casa di provenienza è sempre stata aperta ai più ameni personaggi per i più svariati motivi e nelle festività più comandate. Sicché l'intimità familiare la lego anche molto a questo marittimo luogo di villeggiatura concepito come casa aperta in cui ci rechiamo amorevolmente dai lontani inizi degli anni '70, quando io non ero altro che un microbo puzzolente e incolto e intorno c'erano solo calcinacci. Nel corso degli anni codesto luogo è stato albergo e ricovero per amici (molti!) e parenti (pochi! - per fortuna). E' un luogo che ha un nonsocché di miracoloso, un luogo che ti trasmette per endovena la tranquillità post prandiale. Un luogo in cui tu pranzi o ceni e immediatamente dopo crolli nelle braccia di morfeo anche se non hai mai schiacciato un pisolino in vita tua. Un luogo in cui l'aria è più pura, in cui l'invasione degli Eucalipti si è fatta verbo 'respirare' in bocca alla mia ascendente più prossima, che ne venera l'effluvio. Un luogo in cui le cicale scandiscono l'evolversi della giornata e le rane quello della notte. Un luogo in cui l'unico rumore che può disturbare è il tagliaerba del vicino che taglia un'erba che però non sarà mai bella quanto quella del nostro giardino. Un luogo in cui un albero del pepe può diventare alto e fluente come un salice laddove un pesco non prese mai. Un luogo che nel corso degli anni ha risanato il corpo e lo spirito di molte persone, che saranno eternamente grate alla nostra famiglia di una salute ricostituita. Un luogo dalle virtù taumaturgiche. E come posso io, di grazia, non pensare di essere estremamente fortunata a passarvi le vacanze con le mie adorate figlie che mi riempiono di soddisfazioni, la mia cara madre e l'altrettanto amata famiglia di mia sorella, mentre il mio povero marito è a Roma a lavorare come un mulo, giorno e notte senza sosta, al caldo, senza aria condizionata e soprattutto senza nessuno che si prenda cura di lui? Senza una giornata scandita nei minimi dettagli: alle 7.30 mio nipote suona la trombetta e ci sveglia a tutti, da quando poi mia madre ha messo in testa ai bamini di rifare i loro e i nostri letti io sono praticamente buttata giù da quattro bambini urlanti che entrano come indiani nella mia stanza tirando su le lenzuola e dichiarando il loro compito assolto. E poi si cerca di far consumare le varie colazioni dai pargoli, si va al mare, si trattengono a forza dal tuffarsi in acqua fino a digestione avvenuta e poi si gonfiano braccioli si prendono schizzi prima di tuffarsi si danno corsi di nuoto si fa a fidarsi che i propri figli non affoghino sempre buttando un occhio a quelli degli altri, si costruiscono mirabolanti castelli e si scavano lunghissimi tunnel, poi si fa merenda, si fa la doccia, si torna a casa si mangia e si inizia quell'improbabile opera di convinzione alla nanna che è il pisolino pomeridiano (solo per i bambini, perché io già dormo alla fine del pasto) e poi è tutto un rutilante pomeriggio di attività, di parchetti per i bimbi dove ieri mia figlia ha pensato bene sull'altalena di stringersi la coda lasciandosi e rischiando di spaccarsi la testa cadendo all'indietro, o altre amene attività tipo gelato, merende varie, passeggiate a tema, e poi apparecchia cucina e cena e poi nanna e poi....
Vi siete annoiati? Rotti le palle a leggere? Tagliati le vene? Avete cambiato blog prima della fine della lettura? Beh ecco.....ANCH'IO! Ho cercato solo di rendere l'idea!
Con un pensiero a mio marito.

mercoledì, agosto 03, 2011

La ragione è di chi se la prende

La MerINCHIA si trova oggi di fronte ad un interrogativo inquietante postole dalla sua genitrice, anzi posto - per l'esattezza - all'onniscente cognato nonché genero della di cui sopra, come se fosse - diciamo così - la scoperta del sacro graal, o dell'acqua calda, se vogliamo buttarla sul prosaico come io - ma anche voi dopo aver saputo di che si tratta - avrei tendenza a fare. La genitrice si interrogava su quanto fosse più consistente, più voluminoso e soprattutto più pesante un chilo di fagiolini comprato dalla contadina di fiducia piuttosto che un chilo di fagiolini comprato da chiunque altro. PAUSA. Potete ridere a volontà.

Ora, la faccia di mio cognato era simile a quella di mia figlia di 7 anni quando la settimana scorsa ha visto per la prima volta la torre di Pisa. Cioè un misto di stupore e incredulità per lo sfidare la gravità
di quel solido cilindrico sbieco, e nel caso dei fagiolini ancor di più - quindi immaginate la faccia di mio cognato! La discussione insensatamente portata avanti si è snodata su considerazioni relative a peculiari proprietà della bilancia della contadina di venderci più fagiolini allo stesso prezzo (ma per quale motivo di grazia?), ma anche su vagolanti proprietà dei fagiolini della contadina di essere più leggeri e quindi in numero maggiore per fare un chilo di quelli che Giggetto il mercataro vende sul suo banco, per esempio. Ci siamo infognati nel cercare di capire se un fagiolino più leggero è più buono, noi che possediamo capacità organolettiche evolute rispetto a quelle dei comuni mortali (bah!).
Infine mio cognato ha pronunciato le sole uniche parole dotate di senso in quella delirante discussione, liquidandola per la MerINCHIATA che era: "Signora, parliamoci chiaro: è impossibile che il chilo di fagiolini della contadina sia di più di quelli di Giggetto. Al massimo so' più bbboni."

martedì, agosto 02, 2011

L'amore e le sue doppie consonanti

Inizia ufficialmento oggi a partire proprio dal meriggio serotino odierno, il nuovo corso estivo della Meringa. In onore della mia personal trainer, esso sarà soprannominato la MerINCHIA.
Il titolo mi pare parlante così come me, senza freni sotto il caldo sole estivo.
Comincio col dissertare di definizioni. Desidero porre alla vostra attenzione la prima e più pulsante definizione che mi preme focalizzare in vista dell'aumento estivale della produzione ormonale del mio corpicione.
La definizione di AMORE.
Codesto sentimento pressorio che ci contraddistingue dai senza cuore.
Io c'ho un cuore grande così.
Gonfio di pressione.
Epperò non è sicuro - in realtà - che io provi amore per alcun chi.
Anzi mi è stato più volte fatto notare come io sia incapace di amare altri che me stessa.
Allordunque cos'è l'AMORE, anzi l'AMMORE con due emme come mi piace dire?
L'ammore è quel friccichìo che ti fa tremare le gambe quando vedi la persona amata.
Per i primi secondi.
Poi scatta tutta un'altra serie di sensazioni e sentimenti che chiamerei "di annullamento del friccichìo", e che ne vanificano il pur forte slancio.
Ergo, per infallibile sillogismo, l'amore soccombe sotto un'onda d'urto.
Poco poco e per poco tempo.
Per il resto, è tutto un guardarsi le spalle.

domenica, luglio 17, 2011

Brandelli d'Italia

Ho come la sensazione che il centro e il sud dell'Italia saranno presto staccati dal nord, da un terremoto un po' più forte degli altri.
Potrebbe essere la soluzione all'annosa questione meridionale.
Sono sicura che 'sta storia dei terremoti se l'è inventata T. per accontentare la Lega.
Comunque se da Oltralpe tornerò a casa e la troverò ancora, sarà stato solo un brutto presagio.
Per dire che vado in vacanza. Vado.

venerdì, luglio 08, 2011

Alla fine

Alla fine nessuno arretra dalle sue posizioni
nessuno cede di un millimetro
nessuno ammette che la discussione può costruire invece di distruggere
nemmeno chi ti conosce, nemmeno chi .....
Alla fine nessuno conosce veramente l'altro
nessuno capisce le parole che contano veramente
nessuno usa le parole come dovrebbero essere usate
nessuno ti accarezza gratis
Alla fine rimaniamo soli
pieni di conflitti
pieni di nemici
mentre vorremmo solo una carezza
un gesto d'affetto
che va oltre le parole,
oltre la tristezza
oltre il dolore dell'incomunicabilità.
Vorremmo un gesto gratuito che passi sopra a tutto
il detto e il non detto
vorremmo un fiore
un sorriso
una carezza.
Questo ci fa umani.
Oltre ogni limite.

martedì, luglio 05, 2011

I miei maschi

I maschi, no, per i quali una parola è poca e due sono troppe,
i maschi che tengono sempre i piedi in due staffe e non si sbilanciano mai,
i maschi che quando dicono no significa no
ma che non è vero perché ho scoperto che potrebbe anche voler dire vorrei ma non posso
i maschi che si si le metto a posto e le seggiole sono lì da due mesi
i maschi che è sempre colpa di qualcun altro
i maschi che si ricordano di una telefonata minatoria senza sapere se è realmente avvenuta
i maschi che ti hanno voluto bene e ora vogliono solo scopare
i maschi fedeli e quelli che no
i maschi poetici che scrivono lettere d'amore e quelli che non hanno mai detto ti amo
i maschi che non prendono posizione per principio però sanno sempre più e meglio dell'allenatore della loro squadra del cuore
i maschi umarelli che si fermano quando c'è un incidente per dire la loro o anche solo per guardare altri maschi che guardano altri maschi dire la loro su altri maschi che litigano per decidere di chi è la colpa
i maschi che ti cedono il passo per toccarti il culo
i maschi che ti stuprano con uno sguardo e si professano liberali
i maschi che ho conosciuto non sono tutti così
non pretendo di aver fatto una lista esaustiva.
Come quella della spesa, solo dopo essere tornata a casa ti ricordi di esserti dimenticata di un sacco di cose.

domenica, giugno 26, 2011

Delle mie ultime due settimane

E così mi sono guadagnata la pagnotta, queste ultime due settimane, il tour de force si avvia alla fine, le vacanze si avvicinano, il caldo ormai si è impadronito delle mie ghiandole sudorifere, nemmeno il fantastico olio per il corpo a forma di saponetta al cioccolato bianco che mi sono comprata riesce a palliare alle conseguenze, è inutile dire che il mio corpicione sente come non mai il richiamo della vacanza, ho superato indenne la conferenza organizzata dal mio ufficio la settimana scorsa, oltre che la due giorni unplugged con i colleghi in una ridente località tiberina, con i quali abbiamo fatto un po' di autoanalisi di gruppo e con l'occasione ho scoperto di avere almeno due psicoterapeuti nel mucchio, peccato che io sia una personcina di suo alquanto equilibrata perché altrimenti mi sarei fiondata a chiedere qualche seduta a gratis, ho subìto le intemperante di uomini ormai al di fuori di ogni ragionevole età lavorativa che necessitano ancora essere al centro dell'attenzione ma mi domando perché qualcuno che ha avuto già dalla sua professione le più alte soddisfazioni non si decida a lasciare le scene con dignità invece di pensare di essere sempre al centro del mondo - largo ai giovani di grazia! -, ora che a quarant'anni siamo tutti in ottima forma giovani nel corpo e supergiovani nell'anima, visto che dovremo arrivare a 70 ed essere ancora sulla cresta dell'onda in fondo abbiamo appena superato la metà, un po' come quando inizi il terzo liceo, tutto sommato anche l'anno più bello dello scientifico, pieno di challenge e di nuove scoperte, tutto questo per dire che questo week end ho avuto la consapevolezza di essere una persona sana, anche dopo una sonora ubriacatura, e questo perché io racconto i fatti miei per informare, per rendere noto e non per farmi compiangere e questo - penso -, mi fa vedere gli eventi serenamente e vorrei anche aggiungere in maniera equilibrata se non temessi che qualcuno, tipo una familiare stretta sangue del mio sangue, potrebbe eventualmente smentirmi, ma insomma almeno posso assicurare senza tema di smentita che il fatto di aver superato i settanta non attribuisce d'ufficio quel giudizio che tutti ci aspetteremmo e poi, per concludere, io non ho mai sopportato chi sbraita cercando di commuovere persone sulla propria sorte infelice.
Io sono una donna d'azione, tutto sommato le parole mi piacciono, ma preferisco i fatti.

lunedì, giugno 06, 2011

La vera verità sulla me più me.

Si parlava d'amore. Di quello che ti fa dire e che ti trattiene.
La testa è sempre troppo lontano dal cuore e il cuore sembra sempre troppo piccolo.
E il risultato, quello che esce fuori dalla bocca, sempre inadeguato, sempre troppo opaco rispetto alla lucentezza del pensiero.
Ecco, il senso è un po' questo: il pensiero è vivido, la mia testa vede chiaro, limpido, lineare.
Quello che esce dalla bocca, però è sempre sfasato, sempre in controtempo, sempre ruvido e ottuso.
La mia professoressa delle medie me lo diceva: pensa sempre almeno tre volte prima di parlare!
Io invece penso una sola unica volta ed ho sempre una necessità impellente di comunicarlo al mondo.
E allora non sempre la comunicazione passa nel modo giusto. Anzi a volte non passa per niente
. Nonostante questa discrasia, però, io mi comporto come un libro aperto. Me lo diceva anche il titolare della sala giochi dove andavo a rimorchiare al liceo: "Tu sei come un libro aperto"! Chi mi conosce sa che dico sempre quello che penso anche se penso spesso male. Chi mi conosce sa anche che - a dispetto di una corazza presuntuosa e saccente - ho un cuore puro, che sono buona e generosa, generalmente animata da buone e oneste intenzioni. E poi c'è qualcuno che pensa che io sia insensibile, solitaria, triste e anche un po' stronza.
Ecco, io vorrei dire a questa persona, che peraltro è collocata tra coloro che dovrebbero conoscermi bene, che è vero. Io sono ANCHE tutto questo. E' questo che fa la me più me. E' così o ciccia. Prendere o lasciare. O mangi sta minestra o salti dalla finestra. Però ti conviene sperare che ci sia un materasso sotto.

domenica, giugno 05, 2011

Casse di vino

Il discorso è che ci si dimentica sempre perché si sta così bene in compagnia. Non so, dev'essere un meccanismo di autodifesa per non aver scelto di vivere in una comune. Passiamo del tempo in famiglia, e quando poi ci troviamo a passare del tempo in famiglia con gli amici ci rendiamo conto che è molto più figo, molto più utile, molto più arricchente e siccome però non può essere così tutti i giorni, facciamo si che sia di rado per non soffrire troppo spesso del distacco. E io ho incontrato dopo tanto tempo due persone che ho visto l'ultima volta in un momento felicissimo della loro vita e ritrovo dopo un momento molto difficile. La volontà è sempre incredibile insieme ad una formidabile voglia di fare progetti. Ci siamo commossi abbracciati lacrimati e questo ci ha resi ancora più vicini. Se ritrovarsi dopo tanto tempo fa passare momenti così intensamente felici, appuntamento tra dieci anni!
Ma io vi voglio rivedere presto e mi accontento anche di una cosetta media. Obbligatorie ovviamente tre casse di vino e tutto sommato anche la presenza del panzone sardo mentre metterei ai voti quella del corista megalomane. Sempre simpaticamente eh!

giovedì, giugno 02, 2011

Quando sarà tempo di raccolto, io sarò lì.

Rifletto. Quante cose succedono in dieci anni. Quante volte ci svegliamo, ci scopriamo di nuovo o per la prima volta, quanta fatica portare due figli per nove mesi e soprattutto per il resto, quanto lavoro per mandare avanti una casa una famiglia una coppia ogni giorno ogni notte ogni istante della vita che passa quanta fatica a dimenticare e poi basta un attimo che ti riporta alla mente tutto e quel tutto è più di tanto e ti riempie il cuore e ti fa piangere senza ritegno.
E allora capisci che il raccolto dipende da come uno ha seminato.

venerdì, maggio 20, 2011

L'essenza

Come fare a spiegare ad un bambino l'ineluttabilità della morte e al tempo stesso l'importanza del ricordo dei nostri morti per tenere vivo in noi ciò che ci hanno trasmesso?
Uno rimanda rimanda, ma poi l'occasione si presenta improvvisa e tutte le energie e le idee innovative di una madre incosciente devono convogliarsi in quella risposta. E poi non lo sai che si può presentare sotto forme anche anodine. Il mio caso è stato un profumo. Mia figlia usciva dalla doccia e l'ho asciugata con un asciugamano un po' consumato, con un disegno anni settanta di quelli che tutti abbiamo avuto nelle case dei nostri genitori. L'avevamo preso di recente dalla casa della nonna paterna che non c'è più da poco e che tutti facciamo fatica a credere che sia stato così all'improvviso. Ma la memoria di un bambino è di fatto labile nel suo essere a tratti elefantiaca. E mentre la asciugavo, mia figlia dice: "Ma qui c'è il profumo di nonna!". Da quell'asciugamano è nato lo spunto. Lo spunto per parlare del fatto che i ricordi delle persone che amiamo rimangono sopiti dentro di noi e possono uscire così all'improvviso anche solo con un odore, con un sapore che ci riporta alla mente, agli occhi, al cuore un fiume di emozioni. Non è facile spiegare. Ma credo non sia facile nemmeno capire. Ieri ho cercato di avvicinare mia figlia all'essenza della vita, che la morte costeggia e che della morte si serve per continuare a vivere. Non so se ci sono riuscita da quel profumo. Ma alla vita, in quel momento, io mi sono sentita più vicina.

martedì, maggio 17, 2011

Passa di qua la solidarietà elettorale.

A Roma non abbiamo votato.
Ma siamo lo stesso vincitori!
Giusto una questione: quanto ci si metterà a spazzare via anche Piercasinando?
No perché la quantità di espressioni prive di senso e luoghi comuni che ha infilato stasera a Ballarò uno dietro l'altro superano ogni immaginazione!

venerdì, maggio 13, 2011

Sul trarre rapide conclusioni

Blogger m'ha cancellato il mio ultimo post, con tutti i commenti. E poi è ritornato il post senza commenti. Parlavo della scuola. Male. Quella stessa scuola che oggi pomeriggio mi ha fatto divertire con le mamme a cucire stoffe puzzolenti per la recita dei nostri figli. Quella stessa scuola che mi ha fatto incontrare di nuovo la maestra illuminata che sapeva che le recite a natale si possono fare anche solo facendo suonare la zampogna allo zampognaro di fiducia, che attira bambini come un mago. La maestra illuminata ha detto che mia figlia è un'attrice nata. La frase che deve recitare è la seguente: "Cola, Cola, ccche tttu pppossa dddiventare un pppesce!" E lei la dice proprio così, con tutte le occlusive e le dentali al posto giusto, urlando come una disperata. Mamma io devo urlare, mi fa. E non sarò certo io ad arginarla! Mia figlia ha la battuta clou, quella da cui deriva tutto il movimento della storia. Mica sono cose da tutti i giorni! E non è nemmeno spropositatamente alta tipo me che stagliavo su tutti e a scuola mi davano sempre e solo parti da maschio. Lei ha la possibilità di essere la Giulietta che io non ho potuto. Non riesco a trattenermi dallo sperare. Ce la puoi fare piccola. La tua mamma ti starà vicino.

Oddio. Ho veramente scritto queste parole. Sdolcinata madre comune e senza progetti originali che non sono altro. E questo per dimostrare che anche noi mostri senza cuore abbiamo un muscolo nel petto. Gelatinoso magari, ma comunqe vivo!

mercoledì, maggio 11, 2011

Vietato vietare

Fuori dalla grazia di dio, sono. Questa storia mi logora. Alla materna di mia figlia è vietato portare i figli durante le riunioni dei genitori. Allora io vorrei sapere dove le piazzo le mie figlie. Non è che per andare ad una riunione io posso pagare due ore di baby sitter, cioè voglio dire eventualmente le pago quando ho un'urgenza, ma non per una riunione dove già so che non si dirà niente di rilevante. Io vorrei solo vedere i lavoretti di mia figlia, capire se fa dei miglioramenti, se a scuola è diversa da come mi sembra a casa. Invece alla riunione non mi hanno fatto entrare. Perché mi portavo appresso le mie figlie. Ed i bambini non possono stare nella scuola fuori orario. Manco fossimo al catasto, dove obiettivamente non ci sono infrastrutture per infanti e gli impiegati sarebbero più giustificati eventualmente ad avere i paraocchi. No, siamo in una scuola materna, dove è pieno di giochi, di fogli e pennarelli, di cessetti piccoli piccoli come quelli dei settenani, di bicchieri piccoli piccoli, di posate piccole piccole, di seggiole piccole piccole. Il mondo va al rovescio. Noi adulti, durante le riunioni dobbiamo stare seduti su seggioline con banchetti minuscoli, e i nostri figli devono stare a casa, possibilmente con una baby sitter - perchè a lasciarli da soli tra l'altro si configurerebbe come 'abbandono di minore'-, perché noi possiamo sentire parlare di loro in quella scomodissima posizione (oltretutto, il mio metro e ottantatre con 7 centimetri di tacco fa sì che, seduta sulla seggiolina, le mie ginocchia entrino prepotentemente negli occhi). Ma io ho deciso. Domani faccio un esposto alla preside per l'assurda circolare che vieta di far entrare i bambini a scuola fuori dall'orario scolastico e conseguentemente vieta l'ingresso a madri (o padri) con figli al seguito. Siamo al paradosso che, durante queste riunioni, è meglio che siano presenti pochi genitori senza figli piuttosto che tutti i genitori, qualcuno eventualmente con figli. Un percorso ad ostacoli quando la soluzione è a portata di mano. Ma questa scuola pubblica (volevo scrivere "questa cazzo di scuola pubblica", ma mi sono trattenuta) è di tutti o no??? E allora perché a me, che pago regolarmente le tasse di questo ridente comune dell'agro romano - visto che la scuola è comunale -, perché a me non mi fanno entrare???

lunedì, aprile 18, 2011

Umani uomini

Lui ha una certa età, forse sui sessanta, si aggira silenzioso per il campo dove mi alleno, i suoi capelli bianchi sono lunghi e arrotolati su un collo un po' torto e di carnagione scura, indiano forse, non parla bene l'italiano, tiene in ordine il campo, tiene tutto sott'occhio, ogni tanto beve una birra e raccoglie le bottiglie vuote dal campo, ci tiene lontani dalla parte in cui le giovani promesse si allenano, ci guarda, forse non ci vede veramente, sembra un cane da guardia, commovente per la sua fedeltà ad un padrone a volte ingrato.

Lui ha quarant'anni, imbolsito rispetto alla giovane bellezza che era, affaticato e sofferente nello sguardo e nel cuore, crede ancora nel suo amore ma non lo può più avere, crede ancora nella vita anche se gli sfugge tra le dita, avrebbe mille cose da dire ma non gli esce niente di più sensato, avrebbe mille cose di cui scusarsi anche se ora è troppo tardi, avrebbe tanto amore da dare anche se adesso non si vede, è triste come i suoi occhi, incurvato nella sua giacca troppo pesante e nel suo mondo crollato.

Lui è bello anche se non sa di esserlo, lavora sempre troppo, fa fioretti perché crede nei miracoli, è delicato come un fiore raro, è semplice e lineare come un pensiero, è chiuso in un mondo scelto forse senza troppo valutare le conseguenze, aggrappato ad un pensiero lontano, che oggi fa sembrare tutto più bello.

Lui è felice, sa che l'avrà per sempre, sa che lei è l'unica la sola l'imprescindibile donna della sua vita, sa che dall'attimo esatto in cui le loro labbra si sono fuse in un umido bacio non avrebbe mai più desiderato nient'altro, è certo del suo amore e che niente potrà ostacolarlo perché così è scritto nel libro della vita e del suo cuore.

Lui non sa fare altro che annegare, nell'alcol tutte le sere, con gli occhi vacui e pieni di dolore annegato anch'esso per sempre in quel liquido amarognolo, il cuore scoppia di questa fatica di vivere scoppia di non riuscire ad aggrapparsi a niente scoppia e nessuno se ne accorge fino ad un freddo mattino d'inverno in cui crolla inesorabile sotto il peso dell'acqua.

Lui è più che bello è un adone un fotomodello uno degli uomini più belli ch'io abbia mai visto e il suo cuore è gonfio di rimpianti è gonfio di se di perché di obiezioni e di paure, è un uomo che sa che capisce che pesa le parole che al limite non le dice ma parla lo stesso sono i suoi occhi che parlano che dicono di quel dolore antico che porta il suo cuore di quando la sorella gli è morta accanto e lui bambino ha gridato perché non io e perché non io ha continuato a gridare fino a quella notte in cui è stato più lieve ingollare pasticche una dietro l'altra e lasciarsi morire sul divano di casa di fronte ad una madre assente troppo impegnata a rispettare le convenienze per chiamare ancora una volta un'ambulanza che forse lo avrebbe tenuto ancora qui e un altro libro un altro amore un'altra casa lo avrebbero magari ancora affascinato. Ancora. Qui. Ancora un po'.


"Io e quelli come me aspettiamo miracoli" (Ivano Fossati)

domenica, aprile 10, 2011

Simpaticamente glamour

La mia amica D. fa sempre cose molto glamour l'ultima in ordine di tempo è stata stasera che sono andata con lei a casa di un'amica obiettivo baratto di vestiti con altre donne si presupponeva più o meno della stessa stazza che io e la mia amica D. più o meno condividiamo dico più o meno perché io comunque batto tutte e allora mi aspettavo di avere davanti un tappeto di vestiti ma non vestiti qualunque vestiti molto glamour perché la mia amica D. è sempre molto glamour stasera aveva una camicia verde pistacchio di Bronte e un paio di ballerine senza calze che le mettevano in rilievo una graziosissima caviglia allora arrivo leggermente in ritardo dopo aver passato la domenica pomeriggio a scofanarmi di pasticcini e golosità varie alla solita festa di bambini quindi diciamo ancora più rotonda del solito se possibile e mi ritrovo in un consesso in cui il totale del volume delle donne presenti era uguale se non minore alla somma del mio, di quello della mia amica D. e della sua amica M. erano tutte magre esponevano vestiti magri cose che nemmeno se avessi trattenuto il fiato all'infinito mi sarebbero entrate anche solo su una coscia io che ero andata lì piena di belle speranze di potermi rifare il guardaroba e avevo preso due o tre cosette dal mio armadio le prime che mi erano capitate sottomano per la precisione un boa di struzzo rosa, una camicia da notte di seta rossa completa di vestaglia rossa da tenutaria di bordello, un reggicalze ghepardato e un grazioso paio di mutandine che mi salcicciavano i fianchi in maniera orrenda beh queste cosette hanno avuto un successone sono andate a ruba l'amica M. si è anche fatta fotografare in posa discinta per pochi intimi essendo lei supremamente dotata in paraurti anteriori con vestaglia da tenutaria e boa insomma però io nel baratto mi son beccata vestito golf e camicia invernali e però niente spazio per microgonne e micropull che la padrona di casa provava e barattava a tutto andare eh certo che lei non ha pancia fa palestra hanno detto tutti alla mia obiezione che le stava bene tutto e pure io faccio palestra e corro tre volte a settimana cazzo ho urlato eppure non fa lo stesso effetto allora si sono girati tutti verso di me e ho avuto la certezza che la simpatia ti ripaga di tutte le sofferenze di tutti i centimetri non persi di tutti i pasticcini ingollati in un pomeriggio di quasi estate.

lunedì, aprile 04, 2011

Sempre più io

Inizio di canzone di Ligabue: Ci sono giorni come questi, in cui non va bene un cazzo, in cui comincia male, si svolge male e finisce pure male. Ci sono giorni in cui correre per quattro chilometri ti stronca e ti fa vedere tutto nero, perché di certo avresti avuto meno fiatone cominciando a fare sport a vent'anni invece che a quaranta. Ci sono giorni in cui il pianto di un bambino è insopportabile. In cui chiunque ti si avvicina è insopportabile.
Ci sono giorni in cui vorresti stare da sola a leccarti le ferite, ché il sangue potrebbe avere un sapore meno amaro della tua giornata. Ci sono giorni in cui nessuno ti capisce e nemmeno tu.
Certo che potresti almeno fare uno sforzo.

giovedì, marzo 24, 2011

L'innominato

Chi mi conosce sa che sono una donna di poche pretese, nonostante quello che possa sembrare.
Sono una che si accontenta di poco.
Attualmente la mia massima felicità è ritagliarmi tre quarti d'ora per fare jogging.
Quindi, voglio dire, proprio robetta.
Mi interessano le piccole cose. Penso che siano quelle il sale della vita. Oggi siamo qui domani chissà, come diceva un mio fidanzato: sono solo cose. E' vero e saggio. E oggi è la seconda volta che ripeto questa frase. Però, ecco, a me le piccole cose piacciono, le piccole attenzioni, i semini che servono a far stare bene chi ci circonda.
Tutta questa insistenza perché le mie poche pretese non se le inframmenta nessuno. E quando dico nessuno intendo il nessuno che chiunque di voi può intendere. Quel nessuno lì.
Dico e che diamine, pretendere di avere delle belle foto, un caffè a letto ogni tanto e un mazzo di fiori freschi all'anno magari due o tre, non mi pare assurdo!
E invece no! io sono viziata perché quella santa di mia madre mi ha sempre portato il caffè a letto, perché penso che l'amore per me non emerga per nulla dalle foto orrende che mi rimangono (perché nonostante quello che dirà mia sorella, non sono un cesso! e che cavolo!), perché credo che, dopo aver espresso un desiderio milioni di volte (e si tratta di un mazzo di fiori, mica di un brillante), forse una sorpresa me la merito. Insomma, la catastrofe familiare si sta per abbattere su di me.
Solidarietà accettasi.
Anche eventualmente foto, caffè e fiori.

mercoledì, marzo 23, 2011

Quello che conta

Allora è arrivato col suo zaino, il mio amico francese. Con il suo sacco a pelo militare, ché all'inizio mi dispiaceva pure non dargli lenzuola e trapunta, poi alla fine ho capito che per lui era come una casa, coi suoi occhiali sulla fronte a reggere capelli troppo lunghi, con le sue scarpe da trekking, le sue sigarette roulées e il suo PC sempre acceso e insomma abbiamo passato 9 giorni in simpatia, lui prevalentemente chiuso in casa, io girando come una trottola tra famiglia lavoro casa cucina e meno male che mio marito, nelle pause di consulenza informatica al cittadino oltralpino, andava a fare qualche spesuccia culinaria a riempire il frigo altrimenti non so cosa avrei fatto, e il francese ha boicottato Roma, la città più bella del mondo, preferendo variegate escursioni montane nella campagna laziale, ma insomma chissene frega, abbiamo mangiato, bevuto, parlato, concluso in bellezza con tre bicchieri di gin e mi ha fatto riflettere sull'amicizia, sul fatto che si può rinunciare a tante cose ma all'amicizia no, l'amicizia ti serve, l'amicizia ti tempra, l'amicizia ti soccorre, ti confida, si confida, l'amicizia ti bastona, ti prende e ti porta per mano, l'amicizia ti rigenera, ti comprende, ti giustifica e ti attacca, l'amicizia è forte è unica, è umana. Il pezzo forte della vita.

martedì, marzo 08, 2011

Disambiguare

Mamma perché non c'è anche la festa degli uomini??
Perché loro festeggiano, tesoro, tutti i giorni.

venerdì, marzo 04, 2011

Settimana contro il razzismo

Parlo poco del mio lavoro.
Ma questa volta è importante.
Inizia la settimana contro il razzismo con una ricca conferenza internazionale di cui trovate il programma qui!

giovedì, febbraio 24, 2011

M'è cascato l'occhio

M'è cascato l'occhio sul calendario.
Domani sono 5 anni che ho iniziato a scrivere il mio blog.
Un lustro.
E non mi viene niente di originale da dire, se non che, rileggendo i primi post, in cinque anni non sono cambiata di una virgola. Caratterialmente. Sul resto stendiamo un velo pietoso. E poi non è nemmeno del tutto vero.
Stamattina un camionista mi ha strombazzato per la strada.

mercoledì, febbraio 23, 2011

Migliore

Ma che mondo è quello in cui, invece di deplorare la violenza, si inneggia al nuovo vento di libertà, invece di interrogarsi sull'enorme carico di esseri umani martoriati dalla dittatura di cui l'occidente dovrà occuparsi e che presto invaderanno i nostri mari, si grida al pericolo del fondamentalismo; ma che mondo è quello in cui il TG1, invece di scandalizzarsi dell'amicizia tra il premier italiano e il dittatore libico, manda in onda una vecchia intervista di Minoli a Gheddafi, in cui si racconta della sua amicizia con Prodi e poi, già che c'è, manda in onda il leader della Lega - con tanto di sigaro tra i denti - che batte il cinque ad un giornalista biascicando parole incomprensibili; che diavolo di mondo è questo che finirà quando il Medioriente non consegnerà più il suo petrolio all'Occidente, quel mondo in cui gli Stati Uniti hanno perso controllo e potere causando il reflusso di questa ribellione - incontrollata e incontrollabile - alle dittature, invece di agire in maniera diplomatica; quel mondo che non ha energie alternative da offrire ai suoi abitanti; quel mondo che si prepara alla dittatura del danaro ribellandosi a quella del potere; quel mondo che potrebbe ucciderci come uno stillicidio, togliendoci a poco a poco tutte le sue deperibili risorse; quel mondo che non ci prepara un futuro migliore, ma prospetta solo violenza e povertà per miliardi dei suoi abitanti.
Che mondo è questo in cui io vorrei con tutte le mie forze continuare a vivere e a far vivere i miei figli?

martedì, febbraio 15, 2011

Io me lo riprendo

In questa giornata che lascia presagire che la parola libertà tornerà presto a riprendersi il suo senso, in cui prendiamo coscienza che se la rivoluzione si fa strada - e IN strada - in Iran forse il suo vento può spirare fino a qui, in questa giornata in cui raccogliamo i frutti di una domenica in piazza, in cui noi donne italiane - e i nostri uomini - siamo scese in piazza per riprenderci quello che ci hanno tolto, qualcosa che non si compra che non si paga che non si vende ma che solo si ruba, in questa giornata in cui tre donne giudicheranno il rappresentante della decandenza dei costumi italiani, il detentore della pompetta più potente del mondo, per reati legati allo sfruttamento del genere femminile (chiamatelo come volete, ma questo è), spettacolare nemesi, contrappasso sadico e rigenerante, in questa giornata che segna il passo ad un domani incerto ma sicuramente nuovo, ecco, io mi addormento felice. Felice di essere donna, felice di essere qui e ora, insieme a tutte/i voi, pronta a tutto per riprendermi il senso.

venerdì, febbraio 11, 2011

Uomini che amano le donne

Oggi che parliamo di donne, io vorrei parlare di uomini.
Vorrei parlare di quegli uomini, come mio marito, che amano le donne.
Quegli uomini che mettono al primo posto la donna, il suo piacere, il suo sguardo, i suoi desideri, le sue aspirazioni.
Quegli uomini che tornano a casa la sera col sorriso.
Quegli uomini che si dispiacciono di lasciarci sole, anche solo raramente.
Quegli uomini che amano i loro figli, che li considerano, li stimano, li spronano, li appoggiano.
Quegli uomini che dividono e condividono, che patiscono e compatiscono.
Quegli uomini che non mentono, che ti guardano negli occhi, che capiscono la stanchezza.
Quegli uomini che amano le donne.
Che le amano davvero.
La manifestazione di domenica 13 febbraio è anche per voi.

lunedì, gennaio 24, 2011

Alcuni li vedo così.

Sono affaticata dagli uomini ingordi di potere.
Sui luoghi di lavoro se ne trovano a non finire.
Sono affaticata dall'uomo che non deve chiedere mai anche quando non sa.
Sono affaticata dall'uomo presuntuoso, dall'uomo narciso, dall'uomo uomo.
Sono affaticata dall'uomo che ti cede il passo per metterti una mano sul culo.
Sono affaticata dall'uomo che si giustifica
Dall'uomo che si insospettisce, che si vendica, che si struscia, che fa finta di niente, che sta in piedi e ti guarda fare, che pretende che tu sappia fare tutto e ti disprezza se sbagli, che non fa, che non parla, che non apprezza, che non ammira, che non venera.
L'uomo che urla, l'uomo che vuole avere sempre ragione, l'uomo che se non se le tromba tutte si sente un po' meno uomo, l'uomo che ama le trasparenze, che si eccita solo col pizzo (oltre ad una mezza pasticca di viagra), l'uomo che ti guarda le tette e dopo che sei passata il culo, quello stesso uomo che con la moglie non gli si rizza e che però il vincolo del matrimonio è sacro, l'uomo che tace perplesso, l'uomo che pontifica su tutto, umarello insoddisfatto e guardone di una vita per procura.

venerdì, gennaio 14, 2011

Friendship

L'uscita con le amiche è sempre un'incognita gigante.
Non sai mai se riuscirai a sistemare bimbi e marito prima d'uscire, se la macchina non ti morirà all'accensione, se avrai abbastanza fegato da finire gli antipasti, se la pizza con l'aglio divisa in quattro parti alla fine riuscirai a digerirla, se avrai l'occasione di raccontare dell'ultimo gingillo di tuo marito, una roba che evoca l'hula hop, se pur di chiacchierare riuscirai a fumare solo una sigaretta, se alla fine saremo tutte uguali, tutte sorridenti, tutte felici di godere di quell'attimo di libertà.
Non lo sai mai questo. Prima.
Ma sai che se torni a casa e ti fanno male le gote, la serata è stata sicuramente da morire. Dal ridere.
E ognuna è tornata a casa più felice, più rilassata, più bendisposta verso l'argomento di conversazione preferito: il maschio con cui abbiamo deciso di dividere la vita.
Ignaro lui. Ma certo meno solo di ieri.