lunedì, maggio 14, 2012

Sullo sradicamento

Certo il titolo può ingannare, magari penserete a roba forte sulla depauperizzazione dell'individuo oppure sulla perdita delle radici nella fretta del mondo moderno. E invece è tutto molto più terra terra. Dicevo nel post precedente che avevo desiderio e urgenza di esternare un certo numero di riflessioni. La prima e più urgente di tutte è quella sul potere taumaturgico della depilazione. Sradicare da sé estroflessioni pungiformi. Ecco. Mi pare un buon punto di partenza.  Ecco, io da un po' di tempo mi sto accanendo contro tali difformita della umana cute, in maniera sicuramente più accurata e proterva del solito. E mi sono interrogata chiaramente su cosa potesse significare a livello del mio subconscio più profondo, perché nulla, delle azioni che fuoriescono dal nostro essere, può essere lasciato al caso. La mia conclusione, dopo molti e approfonditi ragionamenti, è che l'appianamento del bulbo pilifero è necessario alla fuoriuscita dell'identità femminea e in particolare, evidentemente, della mia. Quanto più è sterminata la distruzione della foresta, tanto più emerge la femminona che è in me. Mi sembra un'ottima proporzione. Certo poco ecologica, messa così, ma senza dubbio rappresentativa del mio stato attuale. Non do tregua al pelo che mi insegue.

domenica, maggio 13, 2012

Volevo dirtelo

Io ci avrei tutta una serie di riflessioni sulla depilazione, sulla maternità, sul tradimento, sul maschio medio italiano, sugli arti rotti, sulle malattie esantematiche, sulle persone che organizzano la vita degli altri senza che gli altri ne abbiano manifestato desiderio, sulle medicine omeopatiche e sull'ipocondria, ma soprattutto sulla necessità di mangiare almeno due verdure a pasto. E' tutta una questione di capire da quale punto di vista guardare. Devo urgentemente scrivere un libro. Vietato autofinanziarsi. Ne va dell'ego ipertrofico. Parola d'ordine: creare aspettative.

giovedì, maggio 03, 2012

Lubrìficami e ti dirò di che morte devi morire

Il problema, quando si ha un'idea da comunicare, è quello di renderla chiara, intellegibile a menti diverse ed esterne dalla propria. La mia attenzione oggi si è concentrata su una frase letta su un libro, che potrebbe essere un qualunque libro, eccetto che l'autore è sicuramente miliardario, quindi in linea di principio il suo pensiero è parecchio diffuso in giro per il globo. Ed è una frase che mi ha aperto un mare di interrogativi inquietanti, perché di fatto si presta ad una serie di interpretazioni - anche opposte tra loro - offrendo la sponda a discussioni che nella società odierna dovrebbero moltiplicarsi in maniera esponenziale almeno proporzionalmente all'aumento della durata media di vita. 
  
La vecchiaia è la vaselina della credulità.

Lo so che siete ammutoliti. 
Ma ammetterete che la frase è d'impatto. 
Quasi come - chessò - La pazienza è la virtù dei forti. E potrei fermarmi qui.
Ma c'è un contrasto troppo forte. Vecchiaia e Vaselina sembrano essere due termini almeno semanticamente incompatibili. Nessuno di noi associa neanche per sbaglio "vecchiaia" e "vaselina" nel suo immaginario per fervido che sia, a meno che non sia un incallito gerontofilo, ma insomma facciamo che qui sono eventualmente pochi. E, ad aumentare il divario, l'altrettanto evidente incompatibilità di sfera semantica con il terzo termine, "credulità". Al massimo possiamo immaginare che un vecchio sia credulone qualora permanga in uno stato di senile rimbambimento. Allora potremmo dire che "La credulità è la vaselina della vecchiaia", vale a dire che il fatto di essere o diventare creduloni facilita l'essere vecchi, aiuta, favorisce la condizione di col* che è in là con gli anni e quindi prossim* alla fine della propria esistenza. Meglio essere creduloni che agnostici. In vista di un eventuale aldilà. Un'attitudine mentale, quindi, una predisposizione che aiuta a sopportare la vecchiaia, sopportazione metaforicamente indicata - forse un po' rozzamente, ne convengo - con unguento che abitualmente coadiuva e facilita certo tipo di rapporti sessuali, presumibilmente non troppo praticati da persone anziane. Questo ribaltamento avrebbe, direi anzi che ha, un certo qual senso.
Ma concentriamoci sulla frase che lo scrittore miliardario enuncia e che ci preme interpretare per cavarne un senso compiuto, per impresa impossibile che possa apparire allo stato attuale della riflessione epistemologica e filosofica mondiale. Secondo me il senso è lo stesso della frase precedente e cioè che la vecchiaia è facilitata, coadiuvata, accompagnata dalla credulità, per essere sopportabile. In questo caso la vaselina è proprio ciò che facilita la sopportazione del tramonto della vita. Trovo assolutamente assurda, però, la sintassi di questa frase. A meno che non esista, a mia insaputa, un'altra accezione di vaselina, alla quale mi rimetterei chiedendo lumi. E questa costruzione mi disturba, mi fa perdere tempo e soprattutto mi fa pensare brutte cose sulla vecchiaia, tipo che per essere più pronta ad affrontare la vecchiaia mi dovrò munire di un tubetto sempre pronto all'uopo etc etc. E insomma, come tutte le massime, nessuno le capisce veramente e soprattutto nessuno ci metterà mai sotto la firma, sapendo magari che potrebbe capitarmi tra le grinfie.

mercoledì, maggio 02, 2012

Miraggio di maggio

Come al solito vince la visione maschile e maschilista della musica. Se può essere vero, come dice mio marito, che la musica, la buona musica viene consumata maggiormente dai maschietti (gran cazzata, ma certe volte bisogna lasciar finire il discorso), è assolutamente pretenzioso e abusato pensare che la buona musica possa essere interpretata solo da uomini. Sul palco del 1° maggio ieri c'era la musica degli uomini. Canzoni di uomini, interpretazioni di uomini, direzioni artistiche e orchestrali di uomini, presentazioni di uomini. E' ovvio, altresì, che nei momenti di crisi si diventi conservatori, ma che ci vengano proposti come gruppi italiani di punta (anche in polemica a quelli - condivisibilmente miseri - presentati a Sanremo) solo gruppi composti da uomini, gruppi che mi piacerebbe sapere quante copie vendono o anche solo quante copie dei loro dischi vengono scaricate, o anche solo quando hanno fatto il loro ultimo disco e che la miglior musica in circolazione in Italia debba essere identificata con ska e finto reggae o anche pretesa taranta, allora siamo messi male. Che i dodici migliori brani del rock di sempre (tra cui - ovviamente- non c'è nessun brano scritto da una donna, chessò, magari inserire una Janis Joplin al posto di Strawberry Fields eseguita da Elisa avrebbe fatto un po' più rock, anche se mi dicono dalla regia che Strawberry Fields sia il 45 giri più venduto nella storia del rock, ma diciamocelo, i 45 giri non si vendono più ormai da vent'anni, quindi ogni comparazione su questi ultimi è priva di senso) siano stati interpretati da quattro cantanti italiani, tra i quali Samuel Romano dei Subsonica che storpia in maniera indelebile il capolavoro del Duca Bianco, Heroes, pensando che qualche gridolino lanciato dal microfono sia il marchio dell'arte, fa cadere le braccia. Sono tutti convinti di essere grandi fighi, grandi musicisti, grandi cantanti. Ma insomma ci sono dei momenti di Almamegretta in cui la noia diventa dura da vincere, momenti in cui vedi Mannarino e pensi che ha copiato Capossela e Manu Chao, li ha messi in uno shaker e ci ripropone l'avanzo del cocktail (a parte la fortuna che ha nell'avere ottimi musicisti). E diciamola tutta, ma è normale che un gruppo come i Subsonica faccia 2 cover 2 su cinque brani eseguiti? Vogliamo un'alternativa a Sanremo? Mettiamo persino Gino Castaldo a consulente musicale? Ma tiriamo fuori qualcosa di memorabile, cazzo.
E poi toglieteci presentatori (???) come Pannofino, per pietà. Ha detto a Pagani, testuali parole: "Pagani se la suona e se la canta". Ma mandatelo a fare il cammeriere (con 2 M) alla pizzeria l'Obitorio che sta a Viale Trastevere, sono sicura che farà un effettone sugli avventori, ma in diretta nazionale no, per pietà. Non me la potete considerare un'alternativa ad una conduzione di Sanremo questo bifolco che quando fa il doppiatore si trasforma, ma quando fa l'attore rimane irrimediabilmente un se stesso volgare e cialtrone (l'interpretazione in Boris è lui, lui è proprio così, non interpreta, lui è). L'unica, pur non eccessivamente incisiva, che ha portato una vaga ventata di professionalità era la Virginia, quasi completamente fagocitata, però, dal rustico Pannofino (da notare, chissà come mai, che tra gli autori della kermesse, compariva anche il nome del fratello di Pannofino, Lino, e della moglie che ha recitato dei brani durante la serata, nonché tutta la troupe di Boris, vabbè).
Interventi degni di nota, visto che parliamo di musica, sono stati ovviamente Il Teatro degli Orrori, semplicemente perfetti, e Caparezza, vero mattatore, che comunque avrebbero potuto fare uno sforzo ed eseguire insieme la bellissima Cuore d'oceano contenuta nell'ultimo album dei TDO. Oggi ne avrebbero parlato tutti i giornali e sarebbe stato sicuramente meglio di un'insulsa cover di Bowie.
E poi una preghiera a chi di musica ne capisce, tipo Castaldo, dopo tanto parlare di cosa va bene e cosa no, da te ci aspettiamo la perfezione. La perfezione si raggiunge senza strafare. Dovresti saperlo. E poi, signori miei, sembra che solo quattro donne esistano nella musica italiana: Elisa, Noemi, Nina Zilli, Marina Rei. Loro sono solo quattro, ma i restanti cinquanta maschi (e forse erano anche di più), tranne qualche rara eccezione, mi hanno annoiato a morte.
Ah, dimenticavo, Pannofino è riuscito anche a storpiare la dizione di Shine on you Crazy Diamond. Castaldo poteva fargli un rapido corso di storia del Rock, visto il tenore della serata.
E, tanto per chiosare, una manifestazione sul lavoro piena di giovani organizzata dai sindacati, dove praticamente i giovani o non hanno lavoro o sono precari quindi spesso NON iscritti ai sindacati, questa sì che è proprio una barzelletta. Magari un paio di pensieri a riguardo non farebbero male al lavoro italiano.