venerdì, dicembre 26, 2008
Pediculus humanus capitis
Così, tanto per la cronaca:
mio marito ha passato il natale a spidocchiare mia figlia.
Io l'ho passato ad imprecare perché sono ridicolmente e patologicamente ossessionata da quegli insetti minuscoli e il pensiero che stavano sulla testa di mia figlia, nonché potenzialmente anche in ogni centimetro di casa mia, mi faceva stare malissimo.
E non c'è niente da ridere.
Non avevo preparato un pranzo di natale.
Non avevo nemmeno un pranzo qualsiasi.
Il pidocchio mi ha colta di sorpresa mentre mi accingevo a vestirmi per le feste.
Fortuna che c'era mia sorella.
Sono andata come una ladra a prelevare il pranzo che avremmo dovuto strafogarci da lei.
E come appestati, io e la mia famiglia ci siamo ingurgitati tutto.
E ora son qui che mi gratto.
Anche se ufficialmente non ho nulla.
Ma è come se fossero tutti lì appostati, pronti a saltarmi addosso appena distraggo un attimo lo sguardo.
Bisogna che mi ricordi di comprare il disinfettante per i panni.
L'ho consumato tutto a forza di fare lavatrici per eliminare le tracce del pediculus.
E ora buon anno, ragazzi.
La festa sta per cominciare.
Dicono sia l'anno del sagittario.
Intanto mi gratto, eh.
domenica, dicembre 21, 2008
Impressionatevi
Son sicura, tuttavia, che avrete un moto di compassione per me, quando vi dirò che codesto ricciolino a ben guardare e ben da vicino si è dimostrato senza l'ombra di dubbio essere un ricciolino BIANCO.
giovedì, dicembre 18, 2008
Un culo enorme invaderà il vostro spazio vitale ed in parole povere vi seppellirà
Diamoci alla pazza gioia.
Stanno per arrivare le feste di natale.
Quelle dove ognuno di voi - culoni! - alle prese con una tastiera dieci ore al giorno ingrasserà di almeno tre chili tre in un giorno, che per scomparire avranno bisogno di mesi e mesi di duro allenamento.
Dai, parliamo delle feste.
Parliamo
delle
feste.
Bene. Fatto.
Per quest'anno mi sono tolta il pensiero.
lunedì, dicembre 15, 2008
Scelte difficili
Vale lo stesso?
L'emarginazione comincia sui banchi di scuola.
Questo l'abbiamo più o meno sperimentato tutti, chi più chi meno.
Chi dalla parte dell'emarginato, chi dall'altra.
Ma a volte arriva quando meno te lo aspetti.
La recita di natale, per esempio.
La maestra di mia figlia ha deciso di fare una recita natalizia con tutti i crismi, tipo pastorelli gesù maria l'angelo e giuseppe.
E tutto questo NON durante l'ora di religione da cui mia figlia è esonerata.
Ma durante le ore di normale lezione.
Per cui mia figlia, insieme all'altra compagnuccia esonerata, è stata tenuta per parecchi giorni seduta ad un tavolo a disegnare, mentre tutti gli altri bimbi facevano le prove. Ovviamente a mia insaputa.
Quando un bel giorno è tornata a casa cantando canzoncine su un viaggio a betlemme e poi piangendo a calde lacrime che lei voleva fare la recita, mi sono accorta che qualcosa non andava.
Vi passo i miei sensi di colpa, i miei stringimenti, le critiche di tutte le mamme della classe nonché di mia sorella l'avvocato scassamaroni che tutto sa e discerne.
Ho preso la situazione in mano e sono andata a parlare con la maestra. Ho tagliato la testa al toro, signore e signori.
Mia figlia farà la recita perché la sa tutta a memoria e perché non me l'avrebbe mai perdonato e forse non me lo sarei perdonato mai anch'io.
Farà la recita sulla natività vestita da pastorella e per un attimo, mentre mi cercherà tra la gente, i suoi occhi sprizzeranno gioia. Per un attimo basterà anche a me.
"Poi" - ho detto alla maestra - "cerchi per cortesia di non fare recite religiose in classe, ché mia figlia continua ad essere esonerata".
Ma la cosa più impressionante è che non c'era la consapevolezza da parte della mia interlocutrice che il natale avrebbe potuto essere affrontato e presentato ai bambini in maniera diversa.
Come si fa a cambiare le cose se non partendo dall'iniziativa delle persone?
La legge parla di scuola laica, di rispetto di tutti, ma quando "la maggioranza crede" (questo era il punto forse della sua argomentazione) non si può fare altrimenti.
In fondo siamo in un paese cattolico, no?
Mi perplimo.
giovedì, dicembre 11, 2008
Avanti tutta
non sono una che sa raccontare storie ai bambini,
una con la mente libera da pregiudizi ed aperta alla speranza.
Non sono una che ama dare spiegazioni,
né una che ha amato troppo.
Non sono una che ha fatto figli per loro, ma forse solo per se stessa.
Non sono una che dimentica facilmente,
né so perdonare un torto subito.
Sono un animale che ama la solitudine,
come mi viene rimproverato spesso da chi mi ama,
anche se adoro essere circondata dai miei amici.
Non sono una persona lineare
ma stortignaccola, arcigna e acida quanto basta a repellere il mondo.
Non sono brava a trovare scuse quando ho torto
semplicemente perché non potrei mai ammettere di avere torto.
Non sono sicura di aver trovato un motivo per vivere
anche se sono sicura che la vita non abbia bisogno di essere trovata.
Non sono sicura di tante cose, non amo tante cose, non mi interessano tante cose, ma una cosa so per certo: oggi ho fatto la cosa giusta,
alla faccia dei puri degli intelligenti dei retti e dei sapienti.
Io oggi ho avuto coraggio.
martedì, dicembre 09, 2008
Leggete. E sarete più ricchi.
Leggetemi.
Ad ogni lettore in più riserverò un dono speciale! ;-)
mercoledì, dicembre 03, 2008
L'impronunciabile inesistenza di dio
Lo so, lo so che in genere la sapientona sono io.
Ma stavolta son senza argomenti.
Mia figlia, esonerata dall'ora di religione alla scuola materna, mi ha chiesto:
"Mamma, perché io non faccio religione e tutti gli altri bambini sì?"
Certo non mi posso mettere a farle una lezione di ateismo, non ora almeno.
E soprattutto mi sempra improbabile, affrontando l'argomento, esordire con un "Lo so che molti ci credono, ma dio non esiste".
Ora mi trovo però in un vicolo cieco.
Agghiutatemi!
venerdì, novembre 28, 2008
Meno di niente
Il lavoro esiste grazie a loro. Ma non contano più.
Quattro managers decidono del destino dei poveri cristi, managers che non sono necessariamente i padroni - ribadisco - , facendo credere loro che è colpa della crisi.
E per queste decisioni si attribuiscono fior di premi.
Non ha più nemmeno senso andare a protestare fuori da una fabbrica.
Perché non è più il padrone che decide.
Io li ho seguiti i corsi per managers.
Sono robe dell'altro mondo, dove ti insegnano che i bisogni primari devono essere ampiamente soddisfatti prima di poter passare ad altro, chessò, ad una BMW.
Corsi in cui ti mettono in un gruppo per vedere se sei in grado di mettere tutti d'accordo.
Corsi in cui, se stai da parte ad osservare e poi lanci una stoccata finale che demolisce tutto l'impianto, passi per l'anarchico di turno.
Ma il manager non è altro che qualcuno che ha avuto la fortuna di avere una barca con vele forti in un mare in tempesta. E' andato avanti nonostante le intemperie e non ha nessuna intenzione di mollare il suo primato. Anche se questa vittoria ha lasciato per mare mozzi e timonieri.
Al povero marinaio va la sua riconoscenza nella misura in cui mors tua vita mea.
Il lavoro non conta più nulla.
Non produce più nulla.
Solo è ricco chi semina morte.
Giocando con la vita degli altri.
Proletari di tutto il mondo unitevi. Ma veramente questa volta.
Perché siete in tanti a non avere più niente.
Ed avere un figlio, oggi, può essere ancor meno di niente.
martedì, novembre 25, 2008
La morte del riciclatore misterioso
Eppure io, come unica ufficiale ricercatrice del riciclatore misterioso, avrei dovuto restar desta fino all'ultimo sospiro.
Non ho retto.
E' stato come confessare a me stessa che gli sforzi sovrumani che faccio da anni, per star dietro al riciclo della famiglia e perorare quello del mondo intero, non sono serviti a un cazzo.
giovedì, novembre 20, 2008
Insostenibile
Mia sorella si è accorta del mio repentino cambio d'umore e mi ha chiesto a cosa stessi pensando.
Che ho uno schifo di vita e uno schifo di casa, ho risposto.
In realtà, come potrete immaginare, non è esattamente così.
Ma poco importa.
Quando entri in una casa con una cucina splendida con il lavello più grande del mondo, il termocamino che riscalda tutti gli ambienti senza muovere nulla se non un ciocco di legno, quando fuori a perdita d'occhio si vedono ulivi, viti, orti, quando il salone è grande come tutta casa tua e forse anche qualche metro quadrato in più e la padrona di casa, nonché (come te!) madre di due bimbi, è semplicemente perfetta nel corpo, nell'anima e nella dolcezza di porsi al mondo quella dolcezza che la mia ruvida capoccia non ha mai conosciuto né mai conoscerà, quando tutto questo irrompe nella tua esistenza, un attimo di sconforto è consentito, o no?
giovedì, novembre 13, 2008
In quel mentre
mentre è tutto questo io MI STO ATTREZZANDO con la BARCA che mi porterà alla scuola materna a prendere mia figlia.
martedì, novembre 11, 2008
Una vita in stallo o le stalle della vita
Salvo che io vivo nel rimorso per questa vita in stallo.
Mentre lui per nulla.
Ma c'è un però.
Il pigro certe volte non lo è.
Perché anche il pigro ha delle cose sacre e intoccabili alle quali solo lui sa badare e che nessuno deve permettersi neanche solo di sfiorare.
Questa solerzia riguarda però solo cose esclusivamente di SUA proprietà.
Sarà per questo che mio marito dimentica la custodia dell'auricolare del mio nuovo cellulare in balìa dei grassi saturi della cucina, quando ancora tiene gelosamente custodito il gancetto del filo del caricatore del SUO telefono?
lunedì, novembre 10, 2008
Sconciamente cheer
Anche questo è un modo per riciclare.
Io non posso buttar via nulla.
Mi devono eliminare, piuttosto!
venerdì, novembre 07, 2008
giovedì, novembre 06, 2008
Come se piovesse
Esco dalla mia serata glamour settimanale.
Il laboratorio di scrittura creativa al quale ci dedichiamo io e la mia amica S.
Io e lei. Intendo. Da sole. Scriviamo creativamente. E mangiamo. Ah, se mangiamo.
Insomma esco abbastanza precipitosamente, vista l'ora tarda.
E quando arrivo a lungotevere sento il cinguettìo felice degli uccelli cagatori.
Quelli che hanno un posto in prima fila sui platani armoniosamente piantati sulle rive del biondo Tevere.
E questo cinguettìo aveva la potenza di mille braccia.
Ho dovuto correre per raggiungere la macchina e quando son giunta l'ho trovata completamente ricoperta dei gentili doni, tanto che è stato difficile trovare la maniglia.
Con l'incubo della cagata in testa.
Credo di essere sopravvissuta.
E anche la macchina.
In fondo era quella di mio marito.
Felice stamane.
Di quelle mattine che giustificherebbero un uxoricidio.
mercoledì, novembre 05, 2008
L'Italia che vogliamo
Dio che voglia di quelle serate glamour che passa la mia compagna delle elementari ritrovata su Facebook!
Ma ora viene su Obama e me le toglie lui tutte le voglie!
lunedì, novembre 03, 2008
Tira e molla
Se le mette e se le toglie circa un milione di volte al giorno.
E altrettante lo chiede a me.
Se rinasco faccio la parrucchiera.
martedì, ottobre 28, 2008
Di ortaggi ed altre amenità festaiole
Già lei stessa dice agli amichetti che i suoi giocattoli sono brutti. E io confermo che è vero. Noi non gliene compriamo praticamente e la strapoverina è nata il 22 agosto, sicché non c'è nemmeno il pericolo che qualcuno glieli regali.
Già ha praticamente solo tre paia di scarpe invece delle 450 che hanno la maggior parte dei bambini e solo due grembiulini che sono pure dell'anno scorso ma le vanno ancora per cui non vedo che necessità ci sia di comprarne dei nuovi anche se tutti i suoi compagni sono cresciuti e quindi ce l'hanno tutti nuovo, il grembiulino.
Insomma, già tutte queste cose messe insieme fanno di mia figlia una potenziale disadattata.
Ma la scuola, cavolo, proprio oggi mi doveva dire che venerdì (Halloween, per i non-figli-muniti) i bimbi possono andare mascherati?
E io, come posso negare questa cosa a mia figlia?
Dopo tutto questo credo che mi toccherà soprassedere ai miei principi e inventarmi una maschera da melanzana.
Perché da strega viola quella no, proprio non posso.
lunedì, ottobre 27, 2008
Smaltimento comportamentale
E mentre tu ti adoperi per farne delle personcine a modo, quel vaccaro di tuo marito (sì, vaccaro!) che fa?
Egli fa la scarpetta col pane e pulisce il piatto con la lingua.
Sì, con la lingua. E con gusto.
Davanti al mio sguardo basito e davanti ai milioni di neuroni vergini della mia pargola, che in quattro e quattr'otto hanno assimilato il prezioso insegnamento.
E questi comportamenti, che tempo hanno di smaltimento?
Ora trovatemelo un tempo giusto in cui mia figlia capirà che il piatto, oltreché col pane, non si pulisce con nient'altro. Men che meno con la lingua!
E non mi basteranno i tre anni che mi separano dal divorzio!
venerdì, ottobre 24, 2008
Pubblicità progresso - Smentite
C'ho il cazzo duro.
Mah, veramente avevo detto che ero stanco.
C'ho un polpettone in forno.
E' pronto in tavola! Eccovi le uova strapazzate!
Per nulla al mondo verrò al mare con mia suocera.
Però, bella arietta qui sulla spiaggia.
Che figona la tua amica.
Vista da vicino sei molto meglio tu, amore.
Smentire le proprie parole è uno sgarbo che si fa alle persone che ci amano.
Smentire le proprie parole è smettere di giocare e scoprire le carte.
Smentire le proprie parole è come continuare a fumare dopo aver detto a tutti che si smetteva.
Da cazzaroni.
Per tutto il resto c'è mastercard.
E io mi tengo le mie sigarette.
giovedì, ottobre 23, 2008
Pensieri. In libertà forzata.
Mentre quelli per rispettare i patti per l'ambiente molto meno.
In fondo il nostro presidente del consiglio ha di già 73 primavere e di quello che verrà dopo di lui, foss'anche il diluvio, se ne straciccia.
Le palle di Sarko, quelle, lui, se le sogna.
D'altronde sono ben umettate dalla consorte.
No, macchissenefrega se noi quarantenni abbiamo ereditato un mondo di merda dai nostri genitori che hanno fatto la guerra o partecipatovi da vicino.
Chissenefrega se non avremo mai una pensione e dovremo lavorare finché morte non ci separi.
Quando ero giovane, in tempi tutto sommato insospettabili, pensavo che fosse un delitto mettere al mondo figli in un mondo così.
Ora che ho messo al mondo figli in un mondo ancora più così che così non si può, penso che più così di così non si può e che quindi potrebbe solo essere meglio.
Diciamo che oggi mi piace pensare ad un futuro mezzo pieno.
Perché, certo, 73 è molto vicino alla fine.
martedì, ottobre 21, 2008
Mummie e altri animali
E mi hanno rimandato a casa in 12 ore.
Con una gamba impacchettata e glabra come una bimbetta.
A chi dice poi che la sanità italiana non funziona, gli cieco un occhio!
venerdì, ottobre 17, 2008
Strane malattie
Si tratta di una mail che scrissi ai miei amici nel luglio 2002, dopo la mia strana malattia, quando vivevo a Parigi.
Cari amici,
Vi stavate domandando dove fossi ? Ebbene, avrete tutte le spiegazioni del caso. Che sono molte.
Ho passato delle bellissime vacanze. Forse le più belle della mia vita. Avevo un po' di torcicollo e mal di testa, ma con lo scirocco che tirava in Sicilia, ho considerato che la cosa fosse normale. Ero comunque molto stanca. Ma non ho dato eccessivo peso alla cosa. Ho approfittato di tutto ciò che quella terra ricca di cultura, di cibi e di tradizioni mi offriva, godendone appieno. Certe panelle di farina di ceci a Palermo, che non dimenticherò facilmente, cosi come gli oleandri fioriti sull'autostrada, che solo a vederli emanavano profumo ! E l'odore del sale sulla pelle, forte e aspro! L'accoglienza dei siciliani, ospitali e generosi! La presenza di Marco, il mio compagno, che ha illuminato tutto di una luce speciale! L'incontro con Peppuccio, il mio amico di mail da anni, con la testa pelata e i lacrimoni di gioia! La sua pasta al nero di seppia, cucinata la mattina espressamente per noi!
Il ritorno è stato molto più duro del previsto. Ho avuto diversi problemi sul lavoro. In due settimane di assenza, le cose non erano avanzate di un millimetro. Sébastien era sull'orlo di una crisi di nervi, e io mi sentivo stanca, malgrado le mie vacanze, ed effettivamente mal disposta. Una improvvisa mail di censura sul nostro lavoro, scritta di Audrey, mi ha fatto saltare i nervi in capo a tre giorni. Sono andata da un medico, e gli ho chiesto se mi poteva dare un periodo di malattia, perché il lavoro mi stressava troppo. Il medico ha acconsentito, e mi ha firmato un foglio per ben 17 giorni di malattia. Al colmo della felicità, preparo già il mio viaggio in Italia. Prenoto il biglietto, mando i fogli di malattia all'ufficio, aspetto pazientemente che il week-end termini per prendere l'aereo per Roma il martedi mattina. Il venerdi sera mi guardo le gambe, e noto una quantità spropositata di grumetti di sangue al posto dei pori. la mia pelle era cosparsa di lividi. La mattina di sabato mi esce sangue dal naso, dalla bocca e dalle orecchie. Non so cosa fare. Resto attonita a guardare la mia metamorfosi. Penso subito che siano i ricostituenti che mi aveva dato il medico e che io diligentemente avevo cominciato a prendere. Certo - mi dico - è strano che mi decompongano piuttosto che rimettermi insieme!
Il sabato sera sono stanchissima. Mi dico che la prima cosa da fare lunedi mattina è ritornare dal medico.
Lunedi il medico mi visita. Mi dice subito che devo immediatamente andare al Pronto Soccorso perché bisogna fare delle analisi. Pare si tratti di una malattia chiamata 'Porpora' - il nome di per suo sarebbe carino e per nulla terrorizzante. Non mi dice nulla di piu', anche dopo aver consultato tutti i suoi libroni di controindicazioni delle medicine. Mi fa una lettera di presentazione, esatto proprio una lettera manuscritta di presentazione, per il Pronto Soccorso, con l'invito di recarmici immediatamente.
Stordita, esco dallo studio e mi avvio verso l'ospedale, raggiungibile a piedi.
Nata il 1 dicembre 1969, nessun antecedente, mai operata, nessuna allergia conosciuta, intolleranza all'aspirina. Signorina, lei è solo una di piu' con una lettera cosi, chissà quanti se le scrivono da soli. Voglia di stampare un bicipite sulla sua faccia.
Aspetto che mi chiamino. Mi misurano la pressione e la temperatura. Sembra tutto normale. Cerco di chiedere informazioni su quando potrò vedere un medico. C'è un cartello che dice : ' Non possiamo garantire il rispetto dell'orario di arrivo. L'attesa media è dalle 4 alle 6 ore'.
Mi metto l'anima in pace. Sono nel posto piu' sicuro per me al mondo in questo momento. Qualsiasi cosa mi succeda, ci sarà qualcuno che penserà a me.
Dopo un'oretta di attesa, mi chiama un dottore. Mi fa spogliare mi visita, sintomi e tutto quanto. Sembra non abbia molti dubbi che si tratti di questa 'Porpora'. Bisogna fare le analisi del sangue. Aspetto mezz'ora l'infermiera. A mia grande sorpresa, non sento nemmeno l'ago. Mi rimandano in sala d'aspetto. Bisogna aspettare un'oretta per i risultati.
Aspetto, fumo, penso.
Un'ora dopo mi richiamano dentro. La dottoressa che mi aveva visitato mi presenta il medico di guardia, che mi spiega che ho un problema abbastanza serio, che richiede un ricovero ospedaliero d'urgenza. Praticamente ho 5000 piastrine invece di 150.000/250.000. Il mio sangue non coagula piu'.
Io non capisco molto. Mi lascio guidare. Sono molto bravi e professionali. Mi dicono che mi hanno trovato un posto in un ospedale che si occupa di ematologia, uno dei migliori. Tra tre quarti d'ora arriva l'ambulanza. Mi mettono sotto flebo. Poi, ora, tanto per toglierci ogni scrupolo, ti portiamo a fare uno scanner alla testa. Mi fanno montare su una sedia a rotelle. Mi diverto un mondo ad essere trasportata lungo i corridoi di quell'ospedale che avevo sempre visto da fuori tornando a casa. Il divertimento si crespa un po' quando mi lasciano da sola di fronte alla porta per fare lo scanner. Lo scanner sarebbe la Tac. Stavo per fare una TAC al cervello. Con tanto di flebo a carico. Mi è passata davanti tutta la vita mentre mi mettevano orizzontale. Ho pensato a mio padre, a tutte le persone che mi volevano bene e che si sarebbero commosse vedendomi così. Ho pensato a me, e a me sola, lo confesso, ché mi poteva restare ben poco da vivere e che diavolo! mi devo sposare, non puo' mica finire cosi! Però dovevo stare ferma e non potevo piangere. Così mi sono ringabbiata le lacrime fino a che non mi hanno tirato fuori, per sputarle in faccia al medico, insonore, lunghe, tirate. Ho cercato di dire grazie. Ma non è uscito nulla.
Mi hanno spinto fino all'ambulanza, dove mi aspettavano Cristina e Xavier. Siamo saliti tutti, destinazione ospedale. Reparto di immunologia. Io dovevo partire domani. Domattina potevo stare sull'aereo e dissolvermi nell'etere.
Il medico che mi visita all'arrivo in ospedale, mi dice subito che il prossimo passo poteva essere l'emorraggia interna. Niente paura ora è tutto sotto controllo. Formicolii alle mani - mi chiedono -, mal di testa? Questi punti rossi che ha dappertutto sulle gambe e sulle braccia si chiamano petecchie. Ma la petecchia non era un insetto? - penso io. E' la sola cosa sensata (?) che mi venga in mente in quel momento.
Mi fanno accomodare in una grande stanza, da sola, con il bagno, la televisione, il telefono. Cristina, donna pratica, chiede all'infermiera quanto potrà costare tutto questo. L'infermiera con non-chalance risponde 1500 al giorno. Io sarei caduta per terra se non fossi stata intubata sul letto. Ma come si puo' fare per sapere? Deve andare ai servizi sociali e farsi spiegare se puo' essere esonerata dal pagamento. Mando Xavier in avanscoperta, che mi tranquillizza, dicendomi che la diaria non è poi cosi elevata. Poi si vedrà.
Il giorno dopo, in seguito ad un prelievo di midollo osseo (il medico mi ha piantato un ago dritto dritto nello sterno, un dolore inaudito!), mi spiegano la diagnosi, in questa lingua ostica, dopo che già tutti tra Marco, Livia mia madre Cristina conoscevano a menadito la malattia per aver chiesto informazioni o letto su internet. "Porpora trombopenica". In poche parole, io produco queste graziose piastrine correttamente, ma produco anche degli agguerriti anticorpi che se le mangiano a quattro ganasce. La produzione di anticorpi in eccesso puo' effettivamente provocare fatica, questo mi sembra di aver capito. E quindi si spiegherebbe quella strana stanchezza che sentivo da tempo. Ma cos'è che ha scatenato tutto questo? Ebbene, non si sa. Potrebbe essere un virus rimasto nel mio corpo, anche solo per un raffreddore. Per ora la cura si chiama Cortisone e immunoglobuline per flebo. Il giorno stesso del prelievo di midollo osseo, si presenta il dietologo nella mia stanza. Sono venuto per dirle che sta per cominciare un regime alimentare senza sale e senza zuccheri, che si protrarrà per tutto il tempo in cui prenderà il cortisone. Cosa significa questo, scusi? Beh, semplicemente che dovrà eliminare completamente dalla sua dieta (dieta !?) sale e zucchero per tre motivi: rischi di ipertensione, di diabete e di diventare la donna cannone.
Ma stia tranquilla, si legga questo libricino che le dò, c'è scritto tutto dentro, poi se ha bisogno mi fa domande.
Sgrunt !, penso. Non potrò più mangiare nulla che non sia cucinato. Formaggi, caramelle, pasta, aperitivi, succhi di frutta, acqua minerale, un gelato, e per non parlare della cassata siciliana, dei dolcetti alle mandorle di Peppuccio o delle lasagne di mamma! Cerco di non agitarmi. Dormo che mi fa bene. Le infermiere non si curano molto di me. Pare che nel reparto io sia la meno grave. Questo, in un certo senso, mi rinfranca. C'è chi sta peggio. Scopro di non essere sieropositiva né leucemica, e di non avere nemmeno l'epatite. Anche queste informazioni, rubate qua e là, fanno piacere. Io bevo una media di 7/9 litri d'acqua al giorno. Sono ossessionata dal pericolo di diventare una mongolfiera. Faccio, ovviamente, altrettanta pipi riempiendo scrupolosamente numerose bottiglie, che un'infermiera viene a contare ogni mattina. Questa routine dà un senso alle mie giornate. Mi figuro di eliminare i miei anticorpi cosi. Non sarà vero, ma mi dà un enorme sollievo.
Il giovedi mattina mi tolgono la flebo. Vado dal medico a chiedere quando potrò uscire. Il medico mi risponde: 'Quando vuole lei!". Io dico: "No, scusi, non è quando voglio io, ma quando vuole lei piuttosto!". Il medico si stranisce. Io mi incazzo. Vado dall'assistente sociale ospedaliera. Le chiedo di spiegarmi il fatto del pagamento dell'ospedale, i monosillabi dei medici, i diritti che ho come paziente. Lei è molto esaustiva ed efficace. Consegnerà la mia pratica alla Cassa Malattia, chiedendo l'esenzione totale, che potrò facilmente ottenere in virtù della mia patologia . In più, dieci minuti dopo, il medico entra nella mia stanza e mi rispiega con pazienza quello che ho, cosa bisogna fare, le analisi che bisogna aspettare. Io gli chiedo di avere ancora più pazienza e prendo religiosamente nota di tutto quello che mi dice. In poche parole, avremo lunedi alcuni risultati importanti, per cui se mi tranquillizza posso restare fino a lunedi. Io rispondo che preferisco così. Effettivamente mi sembra la cosa migliore.
Venerdi mattina arriva Marco. Una sorpresa. La più bella. Finalmente. Si è fatto il viaggio in treno. Lo sapevano tutti tranne me. Me lo sono ritrovato tra le braccia nella mia camera d'ospedale e tutti e due con le lacrime agli occhi ci siamo abbracciati. Sono ancora viva. Ti sposerò amore mio. Dovessi sorreggere le mie 5000 piastrine con le stampelle!
Ora mi sento più tranquilla. Marco è calmo, controllato. Non perde mai la pazienza, anche se non parla una parola di francese. Mentre io sono isterica. Ci apprestiamo a passare questo tranquillo week-end all'ospedale. Giochiamo a carte, mangiamo senza sale e senza zucchero, qualche lettura, il telegiornale italiano (fortuna!) e qualche visita.
Lunedi mattina, tutti pronti. Io sono agitatissima, mi gira la testa, vedo strane strisce. Sarà la pressione. Niente. Nessuna notizia. nessuno mi dice niente, non capisco che cosa devo aspettare per poter uscire. Alla fine capisco che mi devono dare dei fogli firmati e che con essi devo andare a pagare. Mi fanno uscire alle 15h30. Chiedo al dottore se sul certificato medico mi puo' scrivere "Convalescenza all'estero". Lui non capisce. Fa finta di non sapere di cosa si tratta e mi scrive giusto che mi autorizza a uscire tra le 10h00 e le 12h00 e le 16h00 e le 18h00. Per il resto, nisba. Problema mio. Evviva l'Italia. Dovete sapere che questo medico aveva già inviato parte della mia cartella clinica in Italia, quindi era perfettamente al corrente che io sarei dovuta partire in convalescenza. Misteri della fede.
Sono isterica. Marco è sempre calmo. Allora mi calmo anch'io. La sera del mio rientro a casa lui riparte per Roma. Resto sola, con la mia dieta e la mia malattia. Avrò tempo per organizzarmi i pensieri.
Quando vado alla Cassa Malattia, per far autorizzare la mia partenza, mi dicono che il medico dell'ospedale avrebbe dovuto scrivere "Convalescenza all'estero" sul certificato, se no niente autorizzazione. Che faccio ora? Certo non ci torno da quello. Decido di armarmi di santa pazienza e vado dal mio medico curante, che mi fa un certificato medico buono e giusto e ritorno alla Cassa Malattia, dove mi fanno finalmente un foglio di via. Ma non è finita, perché devo portare questo foglio di via alla sede centrale, per farmi dare l'autorizzazione definitiva. La Francia, terra di libertà, sembra una prigione. Ma io non posso tornare in Italia se non sono coperta dall'assicurazione, perché nelle prossime tre settimane c'è pericolo di una ricaduta, e non posso trovarmi scoperta con l'assistenza.
Nel frattempo, sto cercando di organizzarmi una routine culinaria e quotidiana. Faccio la spesa e cucino verdure e proteine. In Francia non esiste il pane senza sale. Ho scoperto che se lo si vuole, bisogna ordinarlo alla boulangerie per il giorno dopo. Questi giorni faccio colazione con il pane azimo. Per ora mi stuzzica, ma non so quanto durerà. La cucina senza sale è complicata, ma molto depurante. Forse alla fine diventerò anche un figurino. Sono molto stanca, non riesco a concentrarmi su molte cose. Mi limito allo stretto indispensabile per sopravvivere.
Porto dunque il foglio di via alla sede centrale, distaccamento internazionale, dove sono tutti gentilissimi, e mi fanno immediatamente l'autorizzazione, dandomi anche molte spiegazioni. Sono assicurata anche in Italia ora, posso partire quando voglio, senza perdere altro tempo.
Mia sorella mi viene a prendere. Non me la sento di prendre l'aereo e ho paura a fare da sola il viaggio in treno. Pare che quando si prende il cortisone, bisogna evitare luoghi affollati. Stamattina ho fatto molta fatica a relazionarmi con gli impiegati che avevo davanti. Ho un senso di paura e di inadeguatezza che non mi appartiene, ma che non riesco a controllare. Faremo un lungo viaggio in treno. Avremo tempo di parlare delle paure che abbiamo avuto tutti negli ultimi giorni, e delle tante speranze che ci restano. Marco verrà a prenderci alla stazione di Roma. Torno a casa. Parigi me la lascio dietro le spalle, con i ricordi, le persone che ho conosciuto, le esperienze che mi ha regalato, le cose che mi ha insegnato, le delusioni e la fatica di vivere in una città di solitudini, la gratitudine per avermi permesso di conquistare un'indipendenza mentale ed economica che non avevo conosciuto in Italia.
Ma ora guardo al futuro, ché ho la fortuna di poterlo fare.
Annachiara
mercoledì, ottobre 15, 2008
Questioni di palle
Mi ha comunicato che si sposerà con Filippo.
Io ho cercato di metterla in guardia, ma lei non desiste.
Nel frattempo la sto mandando a lezione di Minibaseball.
Non mi chiedete.
Non conosco nemmeno una regola del baseball.
E per ora lei non ha ancora toccato una palla.
E soprattutto ancora non sa che è tutta una questione di palle.
La vita è così.
Solo una questione di palle.
martedì, ottobre 14, 2008
Anni hot-tanta voglia
Mi scappa il passato dalle mani. E non posso farci niente.
Uomini e donne del passato spuntano da ogni dove come fantasmi, con le tecnologie tipo facebook o semplicemente per strada o con un motivetto alla radio.
Non possono essere i quarant'anni, perché manca più di un anno.
E allora com'è che tutto d'un tratto svariate epoche/persone della mia vita si stanno materializzando dal limbo in cui erano state ricacciate?
E' difficile poi spiegare a mio marito che molto sia - casualmente, è ovvio - materiale maschile.
Adesso sto lavorando perché si materializzino tutti gli ex fidanzati/amanti/amici di una notte.
Perché ai quaranta ci voglio arrivare snella e tonica come un fuscello! ;-)
giovedì, ottobre 09, 2008
Delicatamente mi preparo all'inverno che arriva
Allora mi animo di pazienza, carico le pupe in macchina e mi avvio verso la metropoli, dove mia madre mi avrebbe custodito una delle due in cambio di un passaggio al parco giochi.
E allora mi sembra che tutto vada per il meglio, salvo poi girare per un'ora e un quarto per trovare parcheggio, peraltro a circa tre chilometri a piedi dal mio negozio.
Col problema del 43 di piedi non è che posso andare alla bancarella a comprarmi un paio di scarpe da donna.
Ma questo è il mio momento.
Io mi compro un vero paio di scarpe ogni due, tre anni e devo poterne scegliere uno come si deve.
E allora spiego (sempre tenendomi sul vago, non sia mai che pensi che io abbia le idee chiare) cosa voglio. Anzi specifico alla commessa che io non so esattamente cosa voglio, ma so molto precisamente cosa non voglio. Glielo chiarisco ulteriormente e praticamente la tizia mi tira fuori tutto il negozio. Tra cui perfino un paio di scarpe che avevo identiche comprate lì (orrende!) e che avevo cestinato diversi anni prima. Ma a chi ti credi di dare la monnezza? Io compro poco ma bene, bella. La monnezza la eredito dai familiari, ma le cose che compro devono essere perfette. E poi in mezzo tutta una serie di scarpe impresentabili a un certo punto spunta il guanto. La scarpa che tutti sognamo di avere al piede anche quando andiamo a dormire. Bene. Il mocassino guanto ovviamente non mi va. Nel senso che mi sta largo di un dito e la misura più piccola non c'è. E nemmeno con la soletta dentro funziona. Mica posso comprare un guanto che mi sta largo con la speranza che mi cresca il piede! A quel punto la figlia-palla-al-piede che avevo infilato nel passeggino a forza comincia a smaniare. Non le bastano più i quaranta pacchetti di crackers che le ho dato, il calzante rubato alla commessa, le palle di carta estratte surrettiziamente dalle duecento scarpe provate. No. Lei vorrebbe scendere dal passeggino. Il mio tempo subisce un arresto immediato. Finisce seduta stante. E cerco di sbirciare il prezzo dell'unica scarpa che vagamente mi piace perché mi rendo conto che dopo un'ora e mezza che sono lì e ho cambiato tre commesse che piano piano finivano il loro turno non posso mica andarmene così. E allora compro un paio di scarpe coi lacci, col tacco e con tutti intarsi sbrilluccicosi e un qualcosa che assomiglia a un circoletto di diamantini. Mi sento ricca perché me la sono cavata con quelle che costavano meno. Laddove per noi gigantesse col 43 di piedi il meno è sempre relativamente alto. E per non saper che fare, mentre il proprietario strisciava il mio bancomat e io facevo mentalmente il conto se non andavo in scoperto che lo scoperto mi sarebbe costato più delle scarpe di interessi, mi son trovata a dissertare con lui di economia visti i tempi e visto che ero ormai l'ultima cliente rimasta nel negozio e tutto sommato avevamo passato insieme il pomeriggio. Son argomenti che affratellano.
Anche se io, di economia, non capisco un cazzo.
mercoledì, ottobre 08, 2008
New ecology
Mia sorella ha fatto il suo cambio di stagione.
E io raccatto gli scarti.
Questa sì che è vera ecologia.
lunedì, ottobre 06, 2008
Piccoli artisti crescono
Tutto in famiglia.
4FILMFESTIVAL 2008
venerdì, ottobre 03, 2008
martedì, settembre 30, 2008
venerdì, settembre 26, 2008
lunedì, giugno 23, 2008
Au revoir
venerdì, giugno 20, 2008
Folgorazione
E' come un lampo.
Una folgorazione.
Ha però un piccolissimo difetto.
Non contiene necessariamente il "dove vai".
Ma diventano quisquilie di fronte alla grandezza dell'illuminazione.
Ho guardato mia figlia, la più grande.
Così bella. Così perfetta. Così buona.
Sembra che vada da sola. Che possa vivere di rendita.
A scuola nessuno si occupa di lei in maniera specifica.
Semplicemente perché è una bambina che non dà pensieri.
Non ha colpi di genio, particolari follie, alzate di testa o intenzioni malvage.
Io ero un po' come lei.
Ho vissuto di rendita per tutto il mio corso scolastico.
Nessuno ha dovuto mai occuparsi di me.
Semplicemente perché non c'era nulla di cui occuparsi.
Era tutto perfetto. Tutto senza sbavature.
E adesso, dietro quest'apparenza forte e decisa, si nasconde una donna fragile e sull'orlo di una crisi di nervi.
Ieri sera, alla cena della classe di mia figlia ho avuto il lampo.
L'illuminazione.
C'erano mamme, dall'apparenza fragile e insicura, che comandavano tutta la famiglia a bacchetta. E viceversa mamme gendarmi che i figli non le guardavano nemmeno.
Ho visto dietro alle tante realtà, alle tante famiglie presenti ieri, il risultato finale.
Quello per cui lottiamo giorno per giorno con i nostri figli, per cui forse i nostri genitori hanno lottato per noi.
E ho pensato che ogni essere umano, per crescere fiducioso negli altri e nella vita, ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui in maniera specifica, che lo faccia in un modo unico e irripetibile, che non si fidi della bravura, dell'intelligenza e della sicurezza ostentate dalla giovane età.
Tutti abbiamo bisogno di un sostegno.
Anche se non lo ammetteremmo mai. E tantomeno a noi stessi.
mercoledì, giugno 18, 2008
Illusion
Ieri notte mi è ritornata la fastidiosa ossessione che qualcuno fosse entrato in casa per farmi del male, amplificata dai lampi e tuoni che hanno infestato la notte.
E questo è un bruttissimo segno.
Per la mia psiche significa che sono veramente sotto stress.
Per il mio fisico significa fortissima tachicardia.
Per i miei occhi mezzi ciechi significa illusione d'ombre che va direttamente al cervello e mette in giro adrenalina pura.
Roba che nemmeno un film horror d'autore potrebbe causare.
Perciò vi dico: andate in vacanza.
Io cercherò di farlo il più presto possibile.
giovedì, giugno 12, 2008
Non è un sogno
Solita direzione Flaminia.
Soliti lavori in corso all'altezza di Castel Giubileo (tanto per citare luoghi che qualcuno conoscerà).
Solita gimcana di cambi di corsia.
In quel punto, però, la segnaletica stradale diventa incomprensibile.
La strada era impalettata in ogni suo centimetro.
Ovverosia, il suolo era ripieno di simpatici conetti catarifrangenti ad indicare un percorso chiaro forse solo ad un eventuale elicottero dotato di infrarossi.
E io mi trovo di fronte ad un bivio.
Seguire i paletti di destra o quelli di sinistra.
Davanti a me il buio pesto e nessuna indicazione utile.
Dietro qualche macchina in fila.
Accendo gli abbaglianti che non mi aiutano punto.
Mi decido alla fine per la fila sinistra di paletti.
Continuo a mantenere un'andatura estremamente moderata, tipo quaranta, visto che non sono per nulla sicura di aver fatto la scelta giusta.
E ancor meno quando vedo di lontano una lucina come di lavori in corso e piano piano si fanno chiari i contorni di due operai. Rallento ancora di più fin quasi a fermarmi e uno di loro mi grida: "Di là, da quell'altra parte, ma che fa???"
E io: "Ma non si capisce niente là in fondo, io mi sono confusa".
E l'altro operaio: "Ma veda di andare, va!" Con faccia conseguente.
Specifico che avevo dietro di me tutta la fila di macchine che mi aveva seguito.
Ma dimmi te se una all'una di notte deve sentirsi mandare a quel paese da un demente che non capisce la pericolosità che ha innestato dimenticando di mettere una freccia di direzionamento delle macchine sul raccordo anulare di Roma....
E per giunta nella mia sera di libertà. Dove tutto dovrebbe concorrere al rilassamento totale....
martedì, giugno 10, 2008
CLAN DE STINA
Io sono clandestina perché ho dei figli e non so come sfamarli
Io sono clandestina perché ho dei figli e non ho di che vestirli
Io sono clandestina perché non ho più una casa
Io sono clandestina perché non ho più una rappresentanza politica
Io sono clandestina perché non ho più uno specchio che rifletta la mia immagine
Perché non ho più un'immagine
E adesso, per favore, espelletemi.
Ogni riferimento a fatti personali è puramente casuale.
Ho voluto cimentarmi in poesia, qui, dove so di avere una platea consenziente.
venerdì, giugno 06, 2008
Punti. Di domanda.
Mia figlia mi fa la classica domanda a risposta obbligatoria:
"Come è andato in cielo nonno?"
Io: "Ecco, tesoro...(incertezza, visto che io credo nella vita immanente e quindi di vite oltre la morte non se ne parla, ma dovevo pur darle una spiegazione a questa poveretta ché come fai a sostenere così d'emblée che tutto finisce e che non rimane più nulla e ancora meno dopo una cremazione?)...ecco, NONNO E' VOLATO. Sì volato.
Lei: "E tu l'hai visto?"
Io: "Oh, beh, in quel momento mi ero distratta un attimo".
Questo l'antefatto.
Racconto alla mia genitrice lo scambio di battute. E lei mi risponde - testuali parole - che potevo dirle che l'anima del nonno era volata in cielo.
Io: "Ma mamma, io non ci credo nell'anima!"
Lei: "Beh, allora potevi dirle che lo spirito del nonno era volato in cielo. Tutti credono nello spirito!".
Come faccio ad attrezzarmi, adesso, quando sono ormai doppiamente madre e ho rinnegato anche da decenni le mie radici cattoliche, a rifare un corso di trascendenza a mia madre?
Chiunque capirebbe che cotesto cammino impervio non si addica al mio stato psicofisico attuale.
mercoledì, giugno 04, 2008
Distanze illimitate
Scendere dal treno.
Guardarmi bene indietro.
Scappare e non tornare più.
Paraponziponzipo.
venerdì, maggio 30, 2008
Guardiamoci in giro
I sogni son desideri.
Ma per fortuna i miei desideri vanno ancora molto aldilà dei sogni.
martedì, maggio 27, 2008
Adolescere forever
La felicità non è un'opinione.
Sono stata ingiustamente accusata di non essere una persona discreta solo perché chiesto ad una ragazza se si era sposata in chiesa visto che era incinta e in linea generale perché mi sono fatta i fatti di tutti.
Ho l'acido lattico impazzito perché mi sono fatta una discesa di scogli a pendenza almeno del 40% quando non faccio sport da almeno dieci anni.
Ho rimorchiato un siciliano coi baffetti proprio come negli stereotipi cinematografici che con passo felino mi ha teso la mano sugli scogli per facilitarmi la discesa ad una deliziosa spiaggia di ciottoli, mentre il mio cavaliere (che, specifico, non era mio marito) mi guardava come uno stoccafisso.
Ho mangiato come una scrofa. Ma non c'era da dubitarne.
Diverse macchine si sono fermate a guardarmi - credo per scopi innominabili - mentre cercavo di attraversare la provinciale. Se fossi stata un po' più furba avrei potuto ripagarmi il viaggio.
Ho salito 96 scalini di un castello a picco sul mare.
Ho visto lacrime di emozione sorgere negli occhi di un amico, noto per la sua razionalità. E mi son venute pure a me.
Non ho parlato con nessuno al telefono per almeno 24 ore perché non c'era campo.
La mia testa si è riposata notevolmente e il mio corpo è ancora quello di un'adolescente perché ho capito una cosa: l'adolescenza è uno stato mentale.
E questa è l'eredità che lascerò ai posteri.
mercoledì, maggio 21, 2008
Viva
Mi restano solo 8 milioni di cose da fare.
Ma ho già prenotato il parcheggio a Fiumicino. Dovessi perdere l'aereo per una stupida questione di posto.
Mi sono già depilata, dovessi avere l'occasione di mostrare al mare di Catania le mie chiappe chiare.
Ho già digiunato per due settimane per entrare dentro un vestito prestato.
Sono ancora un po' indecisa per le scarpe.
Ma sono talmente smart che la soluzione verrà da sé.
Dio come mi sento in comunione col mondo, con le cose, con questa pioggia battente fitta fitta che ti penetra nelle ossa, con le mie figlie smocciolose, con tutte le mie certezze che vanno a rotoli quando nessuna delle due bambine mette in bocca nemmeno un pezzettino di cena, con la casa che ci sta per espellere per fare posto ad una quantità strabiliante di giocattoli inutili, con il frigo vuoto.
Tutto questo mi fa sentire viva.
Vado a farmi un caffè.
venerdì, maggio 16, 2008
Ma quanto è bella la città, quanto è grande la città.
Nel quartiere in cui sono nata.
Persino da sola al supermercato, sono potuta andare.
E c'era il sole, si stava bene.
E camminavo per strada pensando dio come mi manca la città.
Come mi manca poter camminare nello smog, avere un negozio ogni due metri, salutare facce note da decenni senza sapere il nome. Che mito la città.
Io adoro la città.
E allora ho incontrato una vecchia amica di mia madre, mi sono messa a chiacchierare. Ma quanto mi manca la città di qui, ma quante cose potrei fare di là, certo sì in campagna c'è l'aria buona, ma dopo un po' ti fai due palle così. E pitipì e patapà.
La sera, dopo cena, vado con la mia dolce famigliuola a riprendere la macchina parcheggiata e sdrang una multa per non aver pagato il parcheggio.
Ma come, ma qui il parcheggio si paga fino alle diciannove. Eh no, bella mia, due metri più in là si paga fino alle diciannove. Qui fino alle 23. Paga 'sti 36 euri subito o chiedi un mutuo domani.
Alla faccia della città!
martedì, maggio 13, 2008
Ineffabili
Uh, ma che bellino.
Uh, ma come parla bene.
Questo dice l'Italia, dopo il discorso di Berlusconi. Intera.
Tranne Di Pietro.
Adoro vederlo incazzato. Con tutte le vene di fuori e gli occhi che schizzano dalle orbite.
Non c'è più il tesoretto. Quindi il nano malefico si affida a dio. E speriamo che non lo ascolti come del resto fa con tutti noi.
La spocchia di Rotondi, che va dicendo ai quattro venti che lui è ministro dell'attuazione del programma, la voglio rivedere tra cinque anni. A braccetto con il genio della finanza creativa, Mr. Tremonti.
Lo so. E' facile fare dell'ironia quando non si hanno responsabilità di governo, ma solo quelle - peraltro - inconsistenti dell'ombra di un governo.
Come dire l'ineffabile governo all'ombra.
lunedì, maggio 12, 2008
Con-volare
Lascerò tutti a casa e me ne andrò a festeggiare un mio amico di vecchia data che ha deciso di convolare.
E allora volerò in Sicilia per un paio di giorni.
Sto dimagrendo a vista d'occhio per entrare in qualcosa.
Qualsiasi cosa che mi dia la parvenza di donna.
mercoledì, maggio 07, 2008
Simplex
Ora, non è che perché avremo"solo" dodici ministeri con portafoglio che quei nove senza portafoglio costeranno meno.
Strutture, personale, mobilio, fotocopie, fogli, matite, penne, cazzi e mazzi - lasciatemelo dire! - costeranno come un ministero col portafoglio al contribuente/elettore credulone.
Il guaio è che costeranno uguale anche a tutti gli altri.
Mi voglio soffermare giusto su alcune chicche gustose:
Ministero della semplificazione a Calderoli (senza portafoglio perché gliel'ha rubato un extraomunitario).
Ministero delle riforme (che non faremo) a Bossi che purtroppo, con la voce che si ritrova ora, non ci accorgeremo quando urlerà per averla presa nel culo. Berlusconi, si sa, è un vero macho.
Ministero dell'attuazione del programma a Rotondi: è lui quello che ha fregato il portafoglio di Calderoli all'extracomunitario. Non c'era niente dentro. (vi ho risparmiato la facile battuta: "programma? e quale programma?).
Ministero della difesa a Ignazio La Russa: almeno forse smetterà di andare in giro nelle trasmissioni televisive, impegnato come sarà a mettere insieme i trilioni per restare in Iraq col nuovo esercito che fonderà e questa volta per sempre.
Ministero delle politiche giovanili a Meloni: la Giorgia ha capito tutto della vita... se può avere un ministero senza portafoglio Rotondi, figuriamoci lei!
Prevedo che:
Bossi continuerà a essere messo sotto da Berlusconi, fino a che, in uno slancio machista, in un ultimo anelito di secessione, farà cadere il governo e Berlusconi finalmente potrà ammazzarlo. Legittima difesa.
Continueremo a pagare l'ICI e per chi s'azzarda a dire qualcosa sarà raddoppiata.
A breve sarà soppressa la Guardia di Finanza, unica colpevole di aver diffuso, insieme a Visco, i redditi degli italiani on-line.
Rotondi si suiciderà dopo la delusione datagli dalle finanze di Calderoli.
La Padania si sfracellerà contro il Nepal.
Fini farà la stessa fine di Bertinotti.
Berlusconi e Tremonti vivranno fino a centouno anni.
Mi auguro di esserci, quel giorno.
lunedì, maggio 05, 2008
Lucidamente
Anche se ho passato il week end ad assistere lui e le bimbe malati, nel ponte più lungo dell'anno. Quello in cui ogni persona di buon senso avrebbe fatto almeno una gitarella fuori porta.
Tu non sei molto intelligente, diceva mio marito.
E questo perché non capisco che un robot non è una persona. Anche se in quest'era di community web, ti mandano la foto di un robot con la faccia di donna per farti credere che hai almeno un amico.
Ma poi io, sempre non intelligentemente, guardo anche altri profili web e vedo che tutti hanno l'amica robot in comune con me. E tutti se la tengono senza protestare.
Io non la voglio, l'amica robot.
Quella con la brutta foto in bianco e nero che si chiama Robyn T (che vi riproduco qui accanto).
Essa è amica di 173.000 utenti di Mybloglog.
E io non la voglio.
E soprattutto non mi rassegno a credere che un robot possa avere 173.000 amici.
Manco fosse in carne ed ossa!
mercoledì, aprile 30, 2008
L'alibi
Ma noi siamo formiche che passano e basta un soffio di vento a distruggere tutto quello che avevamo messo da parte.
E rimaniamo stupiti davanti agli occhi "puri" del nuovo sindaco di Roma che ci spiega che lui è cambiato, non è più lo stesso di quando faceva a manganellate.
Stupiti di fronte all'Annunziata che si offende se qualcuno la accusa di essere stata comunista.
Tutti si stupiscono se qualcuno li giudica per ciò che sono stati.
No, dice Alemanno, bisogna essere giudicati per ciò che si farà.
No caro.
Questo è il tuo alibi.
Io, quando sarò ad un passo dalla morte, vorrei che i miei figli mi giudicassero per ciò che ho fatto, ma soprattutto per ciò che non ho saputo fare. Che mettano le due cose sulla bilancia. E vinca il migliore.
"Così mantengo la regola
dei sentimenti immobili
l'individuale etico dei tempi
com'è lontano il novecento
com'è lontano
tutto andato via col vento."
Ivano Fossati, Contemporaneo
martedì, aprile 29, 2008
Punti di vista
"Mamma, questo pigiama è brutto, è meglio quello con gli orsetti!".
Pagato 5 euro al mercato e con le scritte in cinese italianeggiante.
Non ho parole.
lunedì, aprile 28, 2008
Potrebbe cadere
Il mio. Quello che mi porto appresso da 38 anni.
Quello che tengo puntato fin dalla nascita, nella posizione che contraddistingue me e i miei avi.
Miseramente mangiato dalla dermatite.
E ora, prima che il mio dito e fors'anche il mio corpicione vadano in setticemia, mi avvio verso la sala d'aspetto della dottoressa, con le pupe al seguito che sicuramente sapranno allietare con la loro verve comunicativa gli altri pazienti, mentre io mi rotolerò in terra dai dolori.
Vi ho voluto bene. Sappiatelo.
giovedì, aprile 24, 2008
Salasso
lunedì, aprile 21, 2008
Mille modi per dirti ti amo
Prima accompagna la figlia grande a scuola. 4 chilometri di macchina andare e quattro a tornare. Poi ritorna su, fa colazione e va in ufficio. 40 chilometri andare e 40 a tornare.
Queste parole sono per lui.
Lo so, lo so che non abbiamo i soldi per arrivare alla terza settimana, e siamo già con l'acqua alla gola alla seconda.
Lo so che ti stai arrovellando a come festeggiare degnamente il primo compleanno di tua figlia.
Lo so che eri arrabbiatissimo stamattina quando ti ho telefonato perché comprassi un succo di frutta a tua figlia che doveva andare a teatro a vedere i burattini di pinocchio con una merenda mappazza e non aveva niente da bere e tu eri chiaramente in ritardo per il tuo appuntamento in ufficio.
Lo so che sei fuori di te per il fatto che tutte le tue camicie siano irrimediabilmente macchiate da una lavatrice vecchia e mezza rotta e soprattutto che io non sia in grado di fare niente.
Lo so che sei furente lo so.
Ma ti prego, non smettere di comprarmi il cornetto quando ti salta in mente, anche se tornerai a casa ed io avrò già fatto colazione.
Ho bisogno di sentirmi amata!
venerdì, aprile 18, 2008
martedì, aprile 15, 2008
La nostra passione durerà dodici anni. E senza sconti.
GRAZIE. Grazie a tutti quelli di sinistra che non hanno votato per PROTESTA.
E ora, BECCATEVI 5 ANNI DI NANO MALEFICO.
Più 7 da presidente della repubblica.
Quando non avrete più nemmeno il telefonino per chiamare i vostri cari, o le mutande per coprire i vostri orrori, non venite a dire che non ve l'avevamo detto.
giovedì, aprile 10, 2008
7 italiani su 100 saranno così?
Ché il mio pomeriggio era già andato a schifìo quando mia figlia si è scaracollata giù per terra dalla tazza del cesso sbattendo il naso al suolo mentre io davo da mangiare all'altra.
Mi sono costretta a tavola, dicevo, per guardare la conferenza stampa di Ferrara su raidue, se chiamarla conferenza stampa non è un'offesa all'ordine dei giornalisti, nel senso di "fila" dei giornalisti seduti dall'altra parte del tavolo.
Non voglio commentare, perché sarebbe fin troppo facile dargli del mitomane, del ciccione sudato e fondamentalmente dell'illuso (cioè lui pensa che il 7% degli italiani gli darà il suo voto. E per farlo capire al restante 93% ha usato l'espressione 7 italiani su 100. O' miracolo!).
Però desidero far partecipe di 2 chicche 2 chi non avesse avuto l'enorme fortuna di godere della visione, che da sole valgono un seggio in parlamento:
"Voterò Berlusconi perché penso che abbia diritto al suo lieto fine". Io già mi vedevo i funerali di stato per il nano malefico. Ci toccherebbe pagargli anche le pompe funebri. E tutto questo perché Ferrara vuole esercitare il diritto all'eutanasia degli italiani. Solo lui. Lo impedisce a chiunque altro.
"Un momento che mi devo tamponare perché sudo troppo". Ai giornalisti, increduli. Il cameraman non ha fatto in tempo a cambiare subito l'inquadratura e io sono andata al cesso a vomitare la mia colomba pasquale.
lunedì, aprile 07, 2008
Lo farò
Non è piuttosto, intrinsecamente, una NON scelta?
venerdì, aprile 04, 2008
Detesto
Detesto coloro che usano "piuttosto che" per dire "o". Recentemente ci deve essere stata un'epidemia, perché è molto in voga.
Detesto le donne che non sanno invecchiare e si rifanno la faccia.
Oggi ho guardato bene da vicino le mie mani.
Si stanno decomponendo.
Devo assolutamente fare qualcosa.
Ma non andrò mai fino a rifarmi gli zigomi solo perché le mie mani stanno cadendo a pezzi.
Detesto le finte discussioni nella sala d'aspetto della pediatra.
Detesto le finte discussioni che imbastisco dalla pediatra per non essere costretta ad ascoltare il rumore del ciuccio di mia figlia che dorme.
Detesto il casino della mia capoccia.
Che non mi consente nemmeno un attimo di stare in pace con i quattro neuroni che mi restano.
giovedì, aprile 03, 2008
Gad-dami tutta
Questa la frase clou, urlata dal nostro infedele ad un gruppo di ospiti donne, perlopiù parlamentari:
"Vi ho già pregate prima di evitare il cicaleccio".
Cioè ma come ti permetti?
mercoledì, aprile 02, 2008
Blogaction day
Questa lettera nasce da uno sforzo collettivo di cittadini italiani della Rete, che si sono confrontati in maniera concreta e proficua usando i mezzi offerti dal social network e partendo da un approccio comune e condiviso, al di là dell’appartenenza politica di ciascuno, per agire attivamente nell’attuale contesto politico e socioculturale.Vogliamo richiamare l’attenzione di chi ci governa, degli organi d’informazione e delle istituzioni verso quelli che dovrebbero essere i principali obiettivi di una politica civile, etica e basata sul bene comune.
La tutela dei valori costituzionali del nostro Paese: laicità dello Stato; diritto al lavoro e alla sicurezza sul lavoro; diritto di scelta per la propria salute e tutela della stessa, per tutti; informazione libera, pluralista e basata sulle interazioni.
L’adempimento del mandato elettorale per il quale si viene eletti e del quale i cittadini elettori sono costantemente giudici. Tale adempimento dovrebbe rappresentare una condizione minima, senza la quale “fare politica” diventa semplicemente un modo per raggiungere obiettivi personali e di potere.
La risoluzione di emergenze sociali, tra cui (ne citiamo solo alcune): impatto ambientale dei rifiuti; sistema della Sanità; aiuti alle famiglie e tutela della maternità, attraverso sussidi e asili nido in numero sufficiente; sistema dell’Istruzione e della scuola e scollamento tra questo e il mondo del lavoro; precarietà diffusa e formalizzazione del salario minimo legale.
L’attuazione di riforme politiche non più procrastinabili, quali: l’immediata risoluzione del conflitto d’interessi; una seria riforma del sistema elettorale che impedisca le nomine dall’alto dei parlamentari attraverso l’indicazione della propria preferenza sulla scheda; la decisione sulla non eleggibilità di cittadini, se condannati in via definitiva, o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale.
Crediamo che fare politica, nel senso etimologico e più nobile del termine, comporti soprattutto fornire un esempio etico, culturale e di serietà ai cittadini che si governano, e che costituisca un ruolo da non sperperare in inutili e volgari liti, dichiarazioni razziste, aggressioni fisiche; questi comportamenti impoveriscono tutti, sia in un contesto interno alla nazione, sia rispetto all’immagine che essa deve offrire al resto del mondo.
Dal momento che Voi siete chiamati a rappresentarci, dovreste porvi come portavoce di coloro che vivono la realtà quotidiana e trasmettono le sue problematiche concrete.
Pretendiamo che la politica torni a essere un servizio alla collettività e che nel fare questo rispetti alcuni precisi standard di correttezza, buona educazione civica, coerenza e chiarezza.
Noi non siamo solo numeri.
Non vogliamo assistere impotenti alla banalizzazione delle parole che non si trasformano in fatti coerenti e responsabili.
Noi siamo quelli che votano. Quelli che scelgono. Quelli che criticano. Quelli che domandano. Quelli che giudicano.
Noi siamo coloro a cui dovete rispondere del Vostro operato, ogni giorno, in qualsiasi momento.
Attueremo un controllo serrato sulle azioni della prossima legislatura e daremo ampio risalto sui nostri blog di ciò che di buono e di cattivo verrà fatto.
Siamo in grado di criticare l’informazione, di valutare l’attuazione del programma elettorale, di giudicare sui fatti e non sulle promesse e sulle favole.
lunedì, marzo 31, 2008
Domenica al mare
I cui effetti hanno gravato su di noi tutta la giornata.
A svegliarsi presto, ieri, manco con le bombe.
E partiamo, come ogni famiglia brambilla che si rispetti, con due ore di ritardo sulla tabella di marcia, aggravate dal fatto che son dovuta tornare su a casa a prendere le chiavi della casa al mare.
Nessuna delle due pupe ha chiuso occhio in un'ora di macchina.
Per il resto la giornata è scorsa senza niente di incredibile da segnalare.
E questo perché il meglio doveva ancora arrivare.
Mai hiusband decide, in uno slancio di signorilità di andare a mangiare il pesce al ristorante.
Dio, penso, come sono fortunata oggi.
Per farla breve: alle sette di sera nemmeno un ristorante era aperto. Ripieghiamo su una squallida pizzeria i cui cessi erano impraticabili. Non so come, e non lo voglio sapere, mio marito ha fatto fare pipì alla bimba grande. Io non ho coraggio nemmeno di metterci piede, al bagno.
Allora dopo mangiato andiamo a prendere il caffè in un bar lussuoso, quello avrà sicuramente un cesso praticabile. Ma una signora esce urlando, giusto prima che fosse il mio turno e il cameriere comincia a pulire il bagno. Nessuna speranza che finisca ad un'ora decente. Sto per mettermi a piangere. La piccola ha fatto la cacca e sarà pure per questo che ha mangiato solo tre cucchiai di pappa. La possiamo cambiare solo in macchina. Io devo assolutamente fare pipì. Mi abbasso tra due macchine mentre mio marito si spezza le reni a cambiare la piccola. Proprio mentre mi rialzo, dopo ovviamente essermi bagnata tutti i pantaloni giustamente e all'uopo a zampa d'elefante, mi accorgo che sta passando, probabilmente ignaro, un signore. Grandi sorrisi.
La grande, nel frattempo si è addormentata sul passeggino; si fa trasportare faticosamete in macchina, legare le cinture del seggiolino e appena seduti tutti finalmente, ognuno al posto suo, si risveglia e non si riaddormenta più per tutto il viaggio. L'arrivo a casa è dei più catastrofici perché non c'è verso di addormentare nessuna delle due.
Quando la missione è compiuta, io e mai hiusband, mervellus hiusband, ci guardiamo in faccia ed entrambi, con la stessa foga ci diciamo: "Stasera non c'è trippa per gatti. A letto. Senza fare domande".
giovedì, marzo 27, 2008
Videocommunity
Qualcuno l'ha sicuramente notato.
E si tratta di una community, nata di recente, che si occupa di molti aspetti della maternità, aggregando le mamme più disparate, con leloro storie.
E lo fa richiedendo ai suoi iscritti un tipo di collaborazione definita user-generated. Cioè fatta in casa, per capirci, con telecamerina o macchinetta digitale o telefonino.
Io faccio un video, te lo consegno a te community e chiunque può guardarlo, apprezzarlo, criticarlo, sganasciarsi dalle risate o anche piangerci sopra, perché no.
Come molti di voi avranno notato, non è certo la timidezza che contraddistingue il mio carattere.
Allora, qualcuno della community di mammenellarete mi ha contattato e mi ha chiesto di cavar fuori qualche pillola di saggezza sulla mia concezione di maternità. Io sono per natura scettica agli assembramenti, sono un cane sciolto. Ma la tentazione è stata forte. Diciamo che ho detto sì perché in palio c'era la partecipazione ad un programma televisivo sulla maternità. E sono stata tentata soprattutto dal poter diffondere il mio verbo sul disincantamento che deve essere proprio di questo mestiere, la maternità, perché altrimenti non se ne viene fuori.
Ma io ci ho provato, arrangiando il tutto con primi piani mostruosamente ravvicinati e testi imbevuti di ironia e - sono sicura non abbiate difficoltà a crederlo - di modestia. E sembra che i risultati delle mie fatiche si potranno vedere addirittura su Discovery Real Time ogni sabato alle 22, a partire dal 12 aprile.
Venite a trovarci numerose/i, se non altro per divertirvi un po' o - perché no - per dire la vostra!
Annetto qui una mia pillolina inedita di saggezza. Tanto per farvi un idea!
lunedì, marzo 24, 2008
Sbagli
Il classico incisivo superiore.
Poi, piano piano si è aperta con me e mi ha detto, con occhi tristi e in un italiano che definire stentato sarebbe un complimento, che il marito la sera prima le aveva detto che l'anno prossimo avrebbero dovuto riportare la figlia di quattro anni in Romania, dalla nonna. Perché lei avrebbe dovuto lavorare di più. Non bastavano le mattine e i pomeriggi, sabato compreso, a servizio. La figlia era un impedimento.
Io le ho detto che secondo me era uno sbaglio.
"Capisci sbaglio?" - le ho detto.
"No, no capire".
"Sbaglio significa errore, fare una cosa sbagliata. Difficile tornare indietro. Secondo me fai uno sbaglio se accetti. Perché gli anni passati lontano da un figlio piccolo nessuno glieli ridà. Nessuno te li ridà.".
Mi ha guardato che sembrava un cane bastonato.
E nessuno mi toglie dalla mente che quell'incisivo non sia saltato da solo.
lunedì, marzo 17, 2008
Pulp-eggiamenti
Parlare di un film* pulp è come sparare sulla Croce Rossa.
Non c'è storia.
Allora vi dirò che Javier Bardem non mi ha fatto rimpiangere Steve Buscemi e che Josh Brolin mi ha fatto tenerezza quasi come John Goodman.
Sopra tutti, ovviamente, staglia il buon Tommy Lee Jones , ormai attore maturo che non ha necessità di muovere nemmeno un muscolo della mascella per entrare nella parte. Lui è la parte.
A dispetto delle sparate, delle bombole, dei vagolanti proiettili ad aria compressa, l'ho trovato un film statico, nella sua ineluttabile tragicità.
Non è bastata l'autoreferenzialità di Woody Harrelson : "Io non sono come lui", riferito ovviamente all'incredibile "Natural Born Killers", primo di una lunghissima serie di film sull'indecifrabile violenza dell'assassino seriale, di cui fu indimenticabile serial killer protagonista.
Però i Cohen sono splatter più che mai e mio marito ha osato dire che prendono molto da Tarantino.
I Cohen l'hanno creato a Tarantino.
Che ora se ne gode i frutti.
* Non è un paese per vecchi di Ethan e Joel Cohen
sabato, marzo 15, 2008
Il terrore corre sul filo della parannanza
Io sono una persona coraggiosa ne ho passate tante nella vita sempre a testa alta soprattutto nei momenti difficili sono una che non si tira indietro davanti alle difficoltà una lavoratrice indefessa quando c'è da fare e negli ultimi anni mi risulta anche difficile stare con le mani in mano forse ho la sindrome della casalinga sai di quelle che ti tolgono da sotto il piatto appena hai finito di mangiare e che stirano anche le mutande no! non voglio finire così ma insomma dicevo sono una che non si lascia menare facilmente per il naso una con le palle insomma.
Ma allora perché quando ho trovato la cucina infestata dagli animaletti dei carciofi marci mi si è raggelato il sangue e irrigiditi completamente gli arti per non parlare del cuore che per un nanosecondo ha trascurato di battere?
venerdì, marzo 14, 2008
Elogio notturno
Dio come adoro la notte.
Mio marito stravaccato sul divano con le bolle al naso, che non lo svegliano nemmeno le donnine nude.
Le mie figlie che russano entrambe nella stessa stanza al calduccio delle loro trapunte.
Ed io, qui, alle prese con una traduzione dal francese del verbo di un fisico epistemologo (ritratto nel disegno qui accanto, non da me, ovviamente e mi saluta pure, forse è anche l'ora delle allucinazioni!) che cerca di spiegare al mondo che la fisica e l'epistemologia hanno molto in comune.
Per me, a quest'ora, l'unica cosa che hanno in comune fisica ed epistemologia è il significato della posizione orizzontale.
I love you all.
Da domani si cambia vita.
giovedì, marzo 13, 2008
Requiem
Mio marito sembra peggiorare ogni momento che passa.
La poppante ha vomitato la pappa tipo poltergeist.
E io son qui, all'una di notte, ancora a lavorare dopo aver messo tutti a letto, lavato i piatti e sistemato i giochi. E tralascio i restanti 61200 secondi della mia lunghissima giornata.
E' andata nettamente peggio di quanto pensassi.
mercoledì, marzo 12, 2008
Sopravvivere
martedì, marzo 11, 2008
Loffe da loft
IO: "Ma senti, ma quel tuo amico lì, quello sbruffone che si fa bello con tutti? A me quelli così mi stanno antipatici, quelli che devono per forza dissertare su tutto."
LEI: " Mmh..."
IO: "Oddio, ma che state insieme?"
LEI: "Mmh..."