martedì, novembre 03, 2015

Leggera-mente

Solo chi ha conosciuto l'inferno riconosce il diavolo. Foss'anche in paradiso.

Non ti ci ritrovi anche tu in questa frase?
Tu, che per sbarcare il lunario, ti alzi alle 5 tutte le mattine?
Tu, che hai preso un mutuo trentennale a 50 anni?
Tu, che ti svegli tutte le mattine accanto ad una donna che vorresti fosse un'altra?
Tu, che hai firmato delle carte di cui poi ti sei pentito?
Tu, che porti un anello al dito, l'anello del diavolo, che brucia come fuoco?
Ti ci riconosci in queste parole?

Volevo scrivere di leggerezza, ché mi fa bene.
Ma ho questa frase impressa nel cuore, che leggera non è.
Forse un po' di sana pesantezza ci può rendere più consapevoli delle nostre potenzialità.
In fondo riconoscere il diavolo ci può rendere immuni al suo fascino.

Ho appena scritto una cazzata.
E' che ho ascoltato Afterhours tutta la mattina.
Shame on me.

lunedì, ottobre 12, 2015

Il cesso della Meringa

Dal parrucchiere siamo tutte capiscione. 
Poi torniamo a casa e ci troviamo con una cofana in testa.
Non sono convinta di averla decisa io quella cofana.
Nei prossimi giorni mi dovrò ingegnare su come fare per tirarmi i capelli troppo corti che, su una riccia, sembrano ancora più corti.
Ma più di tutto mi dice lo sguardo delle mie figlie, che equivale a dire "mamma stai un cesso".
Non lo dicono chiaramente, ma sfuggono.
E questa fuga la dice tutta, come quando non hai coraggio di dire una scomoda verità in faccia ad una persona cui vuoi bene, tipo hai uno sfincione tra i denti, ma ti sei guardata il culone allo specchio etc etc.
Ecco. Le mie figlie ieri erano proprio così.
Ed è una sofferenza massima, poiché anch'io penso esattamente la stessa cosa: Meringa sei un cesso.
Quindi vabbè, sono diversa dalle altre donne anche in questo: a me il parrucchiere non mi fa per nulla bene all'umore.
Mentre sono lì seduta che aspetto, per giunta, comincio ad odiare sistematicamente tutte le donne presenti. Soprattutto quelle che hanno tanti capelli, lisci, domabilissimi e per le quali la messa in piega dura 150 ore, e sono 150 ore di goduria per loro. Io quelle le odio. odio quelle che vanno dal parrucchiere ed in cambio hanno un orgasmo assicurato.
Io, invece, esco fuori scontenta, imbruttita e sicuramente più povera.
Per quello sono sempre più convinta che almeno dalla psicanalista mi sfogo, senza pensare di aver perso un orgasmo.

venerdì, ottobre 02, 2015

Ho un vitello nel freezer

Manco da molto. Sono mancata anche a me stessa. Mi sono mancate un sacco di persone.

Ebbene, ho pensato, in questo lungo periodo. Ho pensato alle tracce che si lasciano in una vita. Forse ne racchiudono il senso. Ho iniziato un percorso di psicanalisi, cosa che la Meringa aveva sempre rifuggito, probabilmente a causa dei suoi studi, che le hanno insegnato a porsi sempre al di fuori, per analizzare e interpretare le dinamiche sociali. Tutta questa interpretazione ha fatto sì che la Meringa non sapesse più vedere dentro di sé. A volte le sembrava di intravedere qualcosa, ma di fatto non focalizzava su niente di preciso.

La psicanalista mi ha detto che ho un vitello nel freezer. E lo tengo lì, senza coraggio/voglia/forza di scongelarlo. Potrei eventualmente decidere di buttarlo nel secchio, visto da quanto tempo si trova lì.

E allora il vitello impersonificherebbe una cosa bellissima, gustosa, che ti dà l'acquolina; rappresenta il meglio del meglio che hai avuto nella vita. E sta lì nel freezer. Per poterne di nuovo approfittare appieno, o lo scongeli e lo mangi, o lo getti nella spazzatura e investi su qualcos'altro che ti possa dare la stessa gioia, gusto, acquolina.

Quindi sono alcuni mesi che ho questo vitello in testa e devo decidere cosa farci.

E' una bestia pesante. Forse proprio perché leggera di dolci ricordi e teneri rimpianti, grandi soddisfazioni ed esperienze importanti. Pesante di leggerezza, di investimenti emotivi, di realizzazione di obiettivi, di amici vissuti, di amori amati, di una personalità forte e decisa, di vita piena e soddisfacente.

E' una bestia densa. Perché lascia poco spazio all'incomprensione. C'è tanta roba giusta dentro, tanto vissuto percepito come fecondo, fertile. Un seminato particolarmente rigoglioso. Che rende lo spazio denso, pregno.

E' una bestia leggiadra, simboleggia l'affacciarsi alla vita, le speranze, i progetti, gli investimenti dell'animo.

E' insomma tante bestie insieme.

Ora sono allo stadio che comincio ad accettare di avere un vitello nel freezer, ché prima non lo sapevo nemmeno e ci vuole un po' di tempo a comprendere una metafora del genere. Sto costruendo un rapporto con lui, sto cercando di penetrare dentro il suo cervello, per capire esattamente cos'è che mi affascina in lui, che me lo fa tenere in una teca, congelato. Lo devo avvicinare meglio. Un vitello, lo sai come è fatto. Ma questo è congelato, non lo puoi azzannare e assaporarne la carne, pur avendone il ricordo.

Il cervello mi ribolle di robe strane.
Questo vitello mi ha aperto un mondo.


mercoledì, aprile 29, 2015

Choke

Diversi livelli di vita. Quello in cui vivi, la banalità dei giorni che passano, uno dietro l'altro, fatti di appigli impossibili da agguantare, ore che rotolano via, minuscole missioni da compiere, piccoli gesti che vorresti fossero consolatori per coloro che incroci sul cammino, enormi responsabilità da soddisfare attraverso una monotona routine, che contiene tutte le possibili contraddizioni e tutte le anima. E soffocare. Quello in cui guardi tutto questo, ti guardi vivere, guardi le scene susseguirsi, impossibili da distinguersi, ogni momento uguale a quello successivo, lo stesso colore ovunque, capisci che nulla si distingue, che nel livello in cui vivi tutti sono indispensabili, mentre in quello da cui guardi nessuno è necessario. E soffocare.

venerdì, febbraio 06, 2015

L'incontro tra inguini

Ho cominciato a scrivere questo blog che la mia prima figlia aveva un anno e mezzo.
Parecchia acqua è passata sotto i ponti. Ho discusso con tante persone, anche qui, su questioni di educazione, di nutrizione, di genitorialità. Ho anche smesso volutamente da parecchio tempo di parlare di bambini perché non volevo più che il mio blog venisse identificato come un blog di mamme. Anche se sono consapevole di avere sempre avuto un approccio più che demistificatorio.

Bene. Questa era la premessa per dire che ora veniamo alle cose serie.
Ora che mia figlia viaggia a gran velocità verso gli undici anni, io mi trovo a dover affrontare con lei i famigerati discorsi riguardanti la sua sessualità. E sebbene la scuola non aiuti, visto che il libro di scienze riporta semplicemente gli apparati riproduttori maschile e femminile, ed insegna a chiamare le cose col loro nome, tipo pene e vagina (invece che pisellino e patatina, cosa a cui da oggi in poi mia figlia si attiene rigorosamente quasi fossero le tabelline, tipo mamma mi fa male la vagina), senza tuttavia spiegare come avvenga la loro "fusione" e passi direttamente al capitolo "incinta" (e siamo nel 2015!), sebbene mia figlia comunque manifesti ancora una certa repulsione nei confronti della sessualità così come abbiamo tentato di spiegargliela (cioè che ad un certo punto il pene entrava dentro la vagina), sebbene dia ancora più retta alle sue smaliziate compagne di quinta elementare che a me, 

ritengo sia maturo il momento 

per trattare con lei certi argomenti in maniera meno vaga di quello che i miei genitori fecero con me (che era, di fatto, equivalente allo zero, quindi sarà facile superarlo...). 
Allora ho chiamato le ovaie col loro nome, mentre lei insisteva a chiamarle inguini.
Le compagne le hanno detto che quando viene il primo ciclo le inguini (proprio così!) faranno male.
Io ho rincarato la dose dicendo che le continueranno a fare male per tutti i cicli della sua vita fertile. Forse il dolore si attenuerà un poco dopo eventuali parti. Le ho spiegato che non c'è fretta a voler avere il ciclo, ché poi dura per un sacco di anni e io certe volte, da ragazza, ero così debole che mi capitava anche di svenire per strada e una volta - mi ricordo ancora - mi capitò alla fermata del 26 a Piazza delle Cinque Lune di cadere lunga per strada senza che nemmeno nessuno mi aiutasse a rialzarmi. Non c'è fretta, ma quando arriva vuol dire che sei diventata una donna e che puoi fare figli coadiuvata da quel semino che ha l'uomo. Ma bada bene, tesoro, che il ciclo indica proprio che quel semino non ha fecondato l'uovo e che quindi la donna espelle l'uovo non fecondato. E questo, tesoro, avviene la stragrandissima parte delle volte. Ricordatelo bene. Quindi cerca di recepire che quando il semino va a segno, da lì non si torna più indietro. 
La prossima lezione sarà su come fare ad impedire al semino di andare a segno senza impedire al pene di incontrare la vagina.

mercoledì, dicembre 03, 2014

La tua cifra


Il tuo modo è la rabbia.
La rabbia di una vita che non va come vorresti.
La rabbia di non riuscire a spiegarti nemmeno con le persone che ti sono vicine.
La rabbia di apparire diverso da quello che pensi di essere.
La rabbia di non farcela.
La rabbia di volere ma anche la rabbia di non volere.
La rabbia di non trovare il modo di uscirne.
La rabbia di sapere che hai tanta rabbia dentro e non riesci a incanalarla.
Ferisci le persone.
Ferisci le persone che ti vogliono bene.
E non hai più nessuno cui affidare il tuo cuore.
Perché il cuore di un cane rabbioso non lo vuole  nessuno.


mercoledì, ottobre 29, 2014

Ciò che so dell'amore

Ho letto un libro d'amore, perché d'amore abbiamo tutti bisogno, perfino io che tutti mi dicono che sono una donna forte indipendente sicura di me, questo libro d'amore ha un titolo un po' pretestuoso per i miei gusti nonostante questo mi sono fidata dell'autrice e me lo sono letto: "L'amore è tutto (titolo): è tutto ciò che so dell'amore (sottotitolo, presumibilmente perché non è specificato e di fatto dopo i due punti il titolo continua)", già il titolo la dice lunga su ciò che sarà sviluppato all'interno, cioè il nulla, perché seppure sostiene che l'amore è tutto, non specificando nulla di quel tutto, il tutto rimane nulla, no? nel libro si parla in generale dell'amore, con pretese a tratti di esercizio filosofico, ma più che dell'amore provato, di quello che l'altro dovrebbe provare nei nostri confronti, come lo dovrebbe provare, quanto ci può dare in autostima il fatto che un altro ci ami, quanti quintali di solitudine ci sono da mettere in un rapporto di coppia di due che non hanno figli, quanta pazienza ci vuole ad amare noi donne con un carattere stratosfericamente cazzuto, rompipalle e anche egotico...ecco, quanta pazienza ci vuole? quanto la pazienza ha a che fare con l'amore? io mi rendo conto che ho sviluppato una dose di pazienza infinita dopo l'arrivo dei figli e che però non sempre sono disposta/disponibile a metterla anche nel rapporto di coppia, magari nel rapporto di coppia ci va qualcos'altro, ci va progettualità, interessi comuni, sesso, passione...in tutto questo per la pazienza e la sopportazione c'è poco spazio a mio parere, ora tutti diranno invece che perché un amore duri ci vuole pazienza e sopportazione ma io credo che se c'è sopportazione non c'è più scambio non c'è mutualità non c'è comunanza c'è solo fatica e la fatica mina alla base il rapporto se non è supportata da soddisfazione...ecco in breve questo è ciò che io so dell'amore e poi c'è una cosa che proprio non mi va giù e che presta adito a diverse contraddizioni nel libro - secondo me - ed è che da un lato l'autrice sostiene che quando si ama non si capisce, il cuore batte forte forte le farfalle sono nello stomaco etc, e poi teorizza che la scelta dell'oggetto amoroso avviene nella direzione di una corrispondenza di ciò che abbiamo perso da bambini, cioè cerchiamo tutto quello che abbiamo perso troppo presto e vorremmo ritrovare, ma io non ci sto e credo che l'amore non sia tutto, che l'amore sia un pezzo sicuramente importante ma non tutto e mi spingo a dire che l'amore che diventa tutto diventa malato ed esclusivo, come una cosa che si guarda da vicino senza occhiali (i miopi mi capiranno) e che sembra enorme mentre invece è minuscola... l'amore secondo me è un pezzo del tutto ed è mutevole fragile e da coltivare e poco ha a che fare con l'oggetto amato dell'infanzia e soprattutto non è solo uno e per concludere sulla falsa riga di Michela Marzano, l'amore è tutto ciò che ci separa dall'infanzia è ciò che ci fa adulti ciò che ci fa da lente per guardare e interpretare il mondo ma non può essere definito sulla base negativa della ricerca di una perdita.