martedì, giugno 25, 2013

Gli scoppiati

Avevo poco meno di trent'anni. Rientrai a casa dei miei nel cuore della notte, dopo aver lasciato il mio fidanzato storico. Pandemonio dentro casa. Talmente pandemonio che si svegliò perfino mio padre. Arrivò nella mia stanza e mi chiese cosa era successo. Io gli risposi che non ero più innamorata. Lui mi guardò un attimo e poi disse: "Ah beh. Se non c'è più l'amore!". Si girò e tornò nel suo letto a dormire. 
Oggi la donna Letizia che è in me desidera approfondire un argomento assai interessante e gettonato, prendendo spunto da un post di qualche giorno fa su un blog molto seguito, La 27a ora, a proposito delle coppie che scoppiano (necessario leggerlo, anche se ciò che segue è chiaramente spoiler!).
Sebbene l'autrice lasci parecchi interrogativi aperti, sul canovaccio che traccia ognuno di noi può sicuramente aggiungere il proprio pezzo di vita vissuta.
Il nodo della questione è: che si fa quando finisce l'amore nella coppia?
Alcuni saranno portati a dire - magari a ragione - che l'amore, se l'hai scelto una volta, non finisce.
Altri diranno invece che - come tutte le cose - ci si può stancare, si può averne fin sopra i capelli, si può semplicemente desiderare di dormire a fianco ad un altro uomo/un'altra donna perché ci sono delle cose che non vanno, che non si sopportano più o ancor più semplicemente queste cose che non vanno o non si sopportano sono la spia del fatto che nella coppia non c'è più amore. Io, in linea di massima, come idea, apparterrei a questa seconda categoria. O almeno tutte le volte che mi sono accorta che era finito l'amore era perché c'erano un sacco di cose dell'altro che non sopportavo più. In realtà erano cose che in genere nessun umano avrebbe sopportato di un altro (tipo la puzza di topo morto la mattina appena sveglio, il russare incessante tutta la notte, il tappo del dentifricio sbavato sul lavandino, e in generale tutta una serie di cose relative agli umani umori, dei quali l'amore accecante nasconde o cela perfettamente l'orrore), e che però - dopo essere state ignorate durante l'apice del rapporto amoroso-, rifacevano insistentemente capolino durante il suo declino.
Quindi rappresenterei l'amore come una maschera. Una maschera di bellezza. Una maschera di novità. In cui ognuno si costruisce la sua personalità. Ma che come tutti i trucchi, quando vengono smascherati, non sono più credibili.
E qui s'innesta l'interrogativo principe della nostra autrice: "E noi? Qual è la lezione che vogliamo trasmettere ai figli?".
Ma che c'entrano i figli in tutto ciò? - diranno i più attenti lettori.
Ecco. C'entrano come il cacio sui maccheroni.
La nostra autrice parla di "malinteso bene dei figli". E non avrei saputo dirlo meglio.
I figli - non sembra! -, ma vedono tutto. Capiscono anche quando tra i genitori non c'è più amore, spesso non c'è più stima e quando non c'è più amore e non c'è più stima è il peggio del peggio che possa accadere, perché la maschera va giù che è una bellezza e si vedono tutte le rughe, tutte le smagliature, tutta la buccia d'arancia che rovina forme perfette. E non c'è niente da fare. Foss'anche in controluce, coi prosciutti sugli occhi e con i tappi nelle orecchie, si vede e si sente quando due genitori non si amano più.
Ma certo questa - questo amore scemato tra i due componenti della coppia - sarebbe la situazione migliore, quella più desiderabile, nel caso di un futuro scoppiamento.
Purtroppo non è quella più frequente.
Poiché molto più spesso - e lasciatevelo dire da chi ha ricevuto le confidenze di svariate e variegate coppie scoppiantesi -, è solo uno dei due che smette di ammantare di rosa confetto gli effluvi che fuoriescono dall'umana essenza dell'altro componente della coppia, di cui parlavo sopra. E qui sopraggiunge il problema. Qui casca l'asino. Casca dal pero, come la maggior parte di coloro che non si rendono conto che l'altro ha smesso di vederli attraverso una maschera e ha scoperto il vero volto della loro umana essenza. Loro continuano imperterriti, come asini - appunto - a tirare e tirare senza vedere. E quindi la strada finisce e cascano giù dal burrone per non aver voluto vedere. Se toglievano un attimino prima i paraocchi, magari avrebbero evitato lo sprofondo. Quindi a nulla serve piangere sul latte d'asina versato.
Ma tutto ciò vi sembrerà vagamente cinico.
Di fatto è così. Facciamocene una ragione.
Ma io ho avuto un'ottima scuola, e nulla mi spaventa. Nemmeno la fine. Nemmeno quella annunciata. Nemmeno quella sommessa e strisciante dei non detti.
Perché se non c'è più l'amore, come diceva mio padre...