martedì, gennaio 30, 2007

Non dovrebbe

Non dovrebbe.
Non dovrebbe essere che un genitore parli del suo pargolo per scaricarsi la coscienza.
Soprattutto non dovrebbe essere che un genitore che tiene un blog (e nella fattispecie io) parli male della sua pargola.
Ecco. Io, in effetti non vorrei farlo.
Lo farò di striscio.
Parlando bene di qualcun altro.
Lui si è svegliato quattro volte stanotte, a consolare la pargola.
A distanza ravvicinata.
Mentre lei ronfava come una mitragliatrice in tempo di guerra.
E si è alzato. E si è alzato. E si è alzato. E si è alzato.
Fino a che il big ben ha detto stop.
Ed è scattata la presa nel letto.
Che non è nulla di erotico, bensì di assolutamente salvaguardante l'integrità mentale e fisica di un uomo lavoratore.
L'ha presa e portata nel loro letto.
E lei si è addormentata.
Come un angioletto, questa volta.
Dopo aver dato anche un umido bacetto alla mamma sonnolenta.
Ma verso le sette del mattino, ora in cui i normali uomini lavoratori sono quasi già tutti all'opra, ella si è pensata che fosse l'ora di giocare, di canticchiare, di smocciolare a destra e a manca.
L'uomo lavoratore questa volta l'ha presa male.
Los marones hanno cominciato a sventagliare freddo secco nella (già gelata) stanza da letto.
Ed è ricorso al tentativo salvifico della tazza di latte.
Miseramente fallito con relativo rovesciamento di liquido bollente su pavimento debitamente pulito la sera prima.
Ma quest'uomo lavoratore non ha ceduto.
L'ha ributtata nel suo lettino. A piangere da sola. Mentre la mamma continuava i suoi sogni.
Si è lavato e vestito.
Poi ha vestito la pargola. Quando, infine, la mamma ha aperto un occhio. Ignara dell'intero accaduto, consapevole forse solo di un po' di rumore in più del solito.
Durante la di loro colazione, la pargola nell'ordine: apre uno yogurth applicando con meticolosità il coperchio sul tavolo, mette con agio le dita nel caffè bollente, mangia diverse manciate di muesli, rovesciando per terra il resto della scatola.
L'uomo lavoratore non aveva nemmeno più un goccio di latte per la sua colazione e ha dovuto mangiare i resti dello yogurth.
Poi è uscito di casa.
Con la pargola in braccio, la sua borsa da lavoro, l'immondizia e la busta del suo pranzo, nel quale però - estrema consolazione - sapeva esserci un buonissimo arancio come fine pasto (oltre all'arrosto molliccio della sera prima, ma questo rovina la poesia).
Quell'uomo lavoratore non è un uomo qualunque.
Quell'uomo è mio marito.
E mia figlia...beh, mia figlia...ora è all'asilo.
Occhio non vede.....

mercoledì, gennaio 24, 2007

Inventiamoci istruzioni per l'uso di un mondo migliore

COMPLETA QUESTI CINQUE PUNTI....E VINCERAI L'ACCESSO AD UN MONDO COL CIELO BLU, E IL SOLE CHE TRAMONTA IN UN TRIPUDIO DI ROSSO:

1) Berlusconi ha spiegato il suo nuovo progetto politico al suo organo di stampa.......

2) Il tg 5 annuncia grave avvenimento politico: un ex segretario di Rifondazione comunista ferrarese ha rubato 2.000.000 di euro ad investitori, tradendone la fiducia e.....

3) Bush vuole una chance sull'Iraq e...........

4) I contributi statali per i decoder sono stati considerati illegali dalla UE

5) Presto i parrucchieri saranno aperti anche di lunedì e alle shampiste potrà essere richiesto di lavorare aggratis

REGOLA n°1: non passare la catena. Potresti ferire inutilmente qualcuno
REGOLA n°2: trova il seguito per ogni sentenza. "'Sti cazzi" non può superare il 50% e come omaggio al tuo talento: nessuna verosimiglianza è obbligatoria
REGOLA n°3: proteggi rigorosamente dai tuoi strali le categorie più deboli
REGOLA n°4: Berlusconi non è una categoria
REGOLA n°5: Bush nemmeno
REGOLA n° 6: il copyright è mio. Che nessuno tenti di fregarmelo

venerdì, gennaio 19, 2007

Post semi-serio

Per una volta vorrei essere seria.
Ieri ho esercitato un mio diritto.
Di avere la disoccupazione, anche se il giorno prima la signorina allo sportello mi aveva trattato come una mezza deficiente. E io non mi ero nemmeno molto ribellata. Avevo giusto sussurrato che ero laureata (e il sottotitolo era che quindi forse qualcosa capivo) al che lei mi replicava che la laurea non serve a niente.
A quel punto io (forse anche non del tutto in disaccordo con il suo pensiero - vista la mia attuale situazione lavorativa, e ovviamente lei partiva anche avvantaggiata, poiché io ero proprio lì per annunciarle il fallimento almeno momentaneo della mia vita professionale - , ma inevitabilmente piccata dal tono farsesco che prendeva la conversazione) mi sarei alzata e le avrei piazzato un destro sui begli occhioni bistrati. Se non fosse stato per la bambina che porto in grembo e che sento agitarsi ad ogni mio sussulto, l'avrei fatto. Lo giuro. Mi ha fatto presentare la domanda incompleta, dicendo che se volevo chiarimenti sarei dovuta andare al patronato e non da lei, che aveva cinque minuti di tempo al massimo per ogni contribuente. E questo, se proprio volevo trovare una responsabilità, era dovuto alle rigide discipline del dirigente di servizio.

I casi della vita meritano una piccola ma utilissima digressione.

Mio padre era un uomo che potremmo definire abbastanza potente all'interno della pubblica amministrazione. E fin dal suo primo incarico utilizzò questa sua influenza per agevolare moltissime persone. Per chi non lo sapesse, un tempo nella pubblica amministrazione non si entrava per concorso (un bene o un male, questo qui non mi interessa capire). E chi lavorava nelle segreterie generali degli enti, come lui, favorì l'assunzione di molte persone. Perlopiù bisognose di un lavoro nell'Italia del dopoguerra o comunque a casa mia si è sempre detto che lui ha aiutato moltissime persone.

Il caso, appunto, vuole che sulla ricevuta della presentazione della domanda ci sia il nome della poco apprezzata dirigente di servizio. E che sia anche il nome di una persona che mio padre fece assumere tanti anni fa.

Io non sono capace a chiedere favori. Quella di redevable*, come dicono i francesi, è una condizione che cerco a tutti i costi di evitare. Allora piuttosto con la mia panza vado venti volte allo sportello dell'Inps facendo tutte e venti le volte la fila. Ma ecco, questa volta avevo un diritto - quello di ricevere il sussidio di disoccupazione - che la sportellista arbitrariamente calpestava, facendomi presentare una domanda incompleta, che lei stessa sapeva che sarebbe stata rifiutata.

Voi penserete: ma sei una deficiente a presentare una domanda incompleta se sai che lo è.
Beh, effettivamente un po' lo sono. Ma scadono i termini e nessuno riesce a capire se ho diritto o meno a questa indennità, sempre per quella stupida settimana di contributi che nessuno sa dirmi se ho maturato.

A
llora ho pensato a mio padre. Ho pensato che forse era venuto il momento di approfittare della dirigente del servizio per capire se veramente avevo diritto alla disoccupazione. Dopo le venti versioni diverse dei venti sportellisti, dopo che alcuni mi avevano consigliato di mettermi falsamente sotto ispettorato, di cambiare arbitrariamente le date dell'assunzione etc.
Io sapevo di aver maturato altri due giorni contributivi, gli ultimi due della mia prima gravidanza, che danno diritto ad una settimana contributiva, ma nessun impiegato e nessun software di nessun impiegato mi dava ragione. O comunque mostrava interesse a risolvere questa controversa questione.
La dirgente è stata molto gentile. Direi che, delle due, quella ossequiosa era lei....
Ha messo un'assistente sul pezzo. Che è andata a scartabellarsi tutte le circolari e a tirarne fuori una che diceva che io avevo il diritto. Poi ha fatto anche un test su uno dei centomila software che usano all'Inps che, per quei due giorni del 2004, mi attribuiva la mancante settimana.

I've got it.
E, come dicevo a mia madre che sosteneva che io avessi avuto una gran fortuna, io ho solo fatto di tutto per far valere un mio diritto e non millantato un diritto che non avevo.
Per questo mi sento bene.


*redevable esprime in francese un concetto simile a riconoscenza per un debito e rende bene il sussiego della posizione.

martedì, gennaio 16, 2007

Sensi

Vi ho mai parlato del mio periodo bionico?
La mia vista era potente.
Molto più potente di quella di qualunque essere umano e soprattutto di quanto la mia elevatissima miopia mi consentisse di sperare.
Vedevo animaletti dovunque.
Minuscoli puntini che popolavano il mio mondo.
Ma non piccoli scoiattoli o falene o puzzole.
No. Piccoli punti di nero che, se li fissavo intensamente, si muovevano.
Soprattutto nel lavandino del bagno. Più piccoli di ogni infinitesimale particella.
La ceramica bianca, più di qualsiasi altro materiale, si prestava ad accogliere i puntini.
A volte erano anche nel letto.
Quando mi imbacuccavo nelle coltri, in quel particolare momento in cui si accostano le palpebre per entrare nell'oblìo, si cambia fuoco oculare e si fissano ristrettissimi spazi davanti a noi, ecco, proprio in quel momento li vedevo. Dovevano essere sempre lì. Ma anche una donna bionica ha momenti di distrazione. Accorgermene nel momento di maggiore abbandono faceva però di me una bionica monca.
Come quando facevo il giro di tutte le finestre di casa per controllare che vi fosse uno spiffero.
Avevo bisogno che l'aria passasse. Semplicemente per respirare. Ed il mio bionico udito mi consentiva di sentire quando qualcuno chiudeva il passaggio dell'aria.
Ma, nonostante questo, mi sorprendevano sempre. Approfittavano del mio sonno per chiudere tutto. E soprattutto in pieno inverno. Ed io proprio non me ne accorgevo.
Essere bionica a dieci anni non è mai stato facile. E soprattutto bionica monca.
La strada non è mai stata spianata.
E certo adesso è anche difficile crederlo.
Ma i miei poteri sono stati veramente forti.
Anche se nessuno l'ha mai saputo.
Tranne me.

lunedì, gennaio 15, 2007

Perennitudine

Non so cosa intendete voi per discussione animata in pubblico tra membri di coppia in disaccordo sull'acquisto di un elettrodomestico di incomprensibile utilità quale il televisore.
A me evoca qualcosa tipo voce più alta della media, improperi misti a ssh zitto/a, indubitabili ammissioni di ragione, incrollabili punti di vista baluardo di innegabile razionalità, paroline dolci miste a pugnalate. E sguardi, sguardi di tutte le mila persone che vi passano accanto, stupite come se a loro non fosse mai successa una cosa del genere. Come se non avessero mai sfranciulato il proprio partner in pubblico o almeno in uno di quei non-luoghi tipo centro commerciale la romanina alle 17h30 di sabato pomeriggio.

Qual è il meccanismo che induce "la folla" a estraniarsi da quest'umana disputa, a non sentirsi partecipe almeno della fatica espositiva di un membro del genere umano affannato ad affermare le sue fondatissime ragioni, quelle stesse che proprio quei mila cervelletti hanno fatto valere enne mila volte in enne mila identiche situazioni?

Passano tutti fissandoci come fossimo eccessivi (effettivamente manca solo che ci tiriamo i capelli, per il resto l'inventario è stato fatto), come se non fosse quello il posto per tali dimostrazioni di affetto. Non stiamo mica copulando, però!

Stiamo semplicemente decidendo del destino del nostro salotto, che è come dire della nostra (peraltro già non eccessiva) vita sociale: se comprare o meno l'elettrodomestico catalizzatore più grande che ci sia, oppure accontentarci di una versione media, più discreta all'occhio e al tatto.

Lascio a voi indovinare chi di noi due propenda per l'una e chi per l'altra versione. E - badate bene! - la banale idea della casalinga incollata al mega schermo sarebbe stata irrimediabilmente compromessa se i vostri occhioni si fossero trovati a soffermarsi sulla sudescritta scenetta.
E lascio a voi indovinare chi poi abbia vinto. Ed anche qui sareste rimasti irrimediabilmente sorpresi a cogliere la sequenza degli eventi. Mancava solo l'applauso finale della "folla", ormai commossa ed inaspettatamente coinvolta.

Resta il casermone al centro del nostro salotto.

Un totem e un mònito perenne (perché si spera duri come la perennitudine, dopo quello che c'è costato!).

giovedì, gennaio 11, 2007

Post sul-reale

Lei sta urlando.
Ha già sfasciato il calendario 2007.
Pensavo dovesse servire per i suoi 365 giorni di bambina.
Il padre tenta di avere ragione delle sue intemperanze.
Da quando sono disoccupata mi rendo conto che il mio stile è molto meno fluido.
Stasera ho dato in escandescenze a casa di mia sorella. Sebbene satolla di soave pizza fatta in casa, me la sono presa con mio marito perché la mia simpatica ex società mi ha mandato i documenti da me richiesti senza timbrarli. E lui che c'entra! - direte voi.
Perché uso tutti questi aggettivucoli insignificanti quando scrivo? - aggiungo io.
Insignificanti nel senso che non significano assolutamente nulla e soprattutto non aggiungono nulla alla migliore comprensione del (già delirante) discorso. Non so, sarà una posa, la mia. Un atteggiamento tipo quanto fa fico appellare "simpatica" la propria ex-società invece che vattelappescamaledettimiavetelasciatoinmezzoadunastrada oppure "soave" una pizza per quanto buona e genuina sia. Ho cancellato una cosa.
Cochi e Renato. Il surrealismo l'avevamo già vissuto. Come movimento artistico-letterario e comicostrettamenteprovenientedaiteatrioffmilanesi. L'altra sera in televisione ho capito che il surrealismo non può esistere più. E che è difficile dire qualcosa di nuovo quando si è passata la sessantina. D'altronde diciamo sempre che i nostri genitori non possono cambiare. Perché mai dovrebbe farlo un artista teatral-televisivo, per quanto in auge sia stato in gioventù?
La novità di oggi è che all'Inps mi hanno consigliato di mettermi sotto ispettorato del lavoro, millantando una gravidanza a rischio. Non avevo con me la telecamera nascosta. Ma l'impiegata mi ha apertamente suggerito di farmi fare un falso certificato dal ginecologo. Non è mille volte più surreale questo episodio che la gallina non è un animale intelligente? Che tra l'altro è una delle prime cose che imparano i bambini, e non servivano mica cochi e renato a ricordarcelo....
Ah, tra le altre cose, l'avvocato scassamaroni ha tirato fuori una storia, durante la cena, che potrebbe riguardare la coscienza di ognuno di voi, bravi cittadini ed automobilisti integerrimi. Sappiate che da oggi in poi le super multe che avete preso a pacchi durante gli ultimi anni per non aver apposto il parcometro sul vostro nobile cruscotto (?) sono illeggittime se non esistono negli immediati dintorni altrettanti parcheggi gratuiti. In pratica, l'illustre cittadino (sì, proprio tu, e dì la verità che è la prima volta che ti chiamano così) ha diritto a parcheggiare la propria autovettuta gratuitamente. Poi, quando sono finiti quei (quattro?) parcheggi gratuiti, deve pagare nei restanti 850. Ma se non ci sono nemmeno quei 4, ah, allora è tutta un'altra storia. Io non pago. Unitevi a me. Uniamoci all'avvocato scassamaroni e tutti insieme andiamo al P.R.A. a cantare insieme braccobalsdosciooooooo!

mercoledì, gennaio 10, 2007

Obbligati a scegliere

Oggi sono andata e fare la preiscrizione alla scuola materna per mia figlia.
Anche lì c'è una graduatoria.
Qualcuno dirà che non è scuola dell'obbligo.
Non sono obbligati a scolarizzare marmocchi.
Sul modulo, c'erano inoltre alcune simpatiche caselline da barrare, tra cui:
1) Desidera che a sua figlia sia impartita l'ora di religione?
2) Desidera che a sua figlia NON sia impartita l'ora di religione?
Ma a seconda di come sbarro, salgo o scendo in graduatoria?
Il disprezzo dell'impiegata al mio sbarramento della seconda opzione mi ha fatto capire che l'agognato ingresso sarà ancor più difficile da ottenere....

martedì, gennaio 09, 2007

E tutto questo è già 2007

Avete mai desiderato sopra ogni altra cosa di passare un pomeriggio al cinema con l'uomo/la donna che amate, al riparo da ogni sguardo indiscreto, da bambini urlanti e parentame ciarlante e tutto questo dopo un mucchio di giorni di festa passati a mangiare qualsiasi cosa si presentasse al vostro desco come un'oca ingozzata in un'aia del sud della Francia , e precisamente nei pressi di Perpignan?
Che Atahualpa sia con voi.
Vi siete mai trovati senza un goccio di latte in frigo e con una bambina di due anni e mezzo e un marito di 40 che il giorno dopo devono fare colazione e tutto questo due giorni dopo la "sacra" festività della befana?
Che Atahualpa sia con voi.
Vi siete già trovati a chiedere il sussidio di disoccupazione e che ve lo rifiutano poiché manca una sola fetosissima settimana rispetto alle 52 richieste, e tutto questo dopo aver girato decine di uffici e interpellato impiegati che suggeriscono anche di falsare le date di assunzione?
Che Atahualpa sia con voi.
Io, ho già dato.

giovedì, gennaio 04, 2007

Panta lone



Mentre cucino il mio ragù della befana penso alla panza.
Possiedo attualmente due paia di pantaloni e un vestito.
Indossabili da qui alla fine di aprile.
Mio marito mi incolpa di occupare arbitrariamente i due terzi dell'armadio.
Ma non immagina la mia pena nel vedere che lui porta sempre lo stesso paio di gins pur avendo una quantità di abbigliamenti pari solo al nuovo guardaroba del papa firmato prada.
Io vorrei potermi cambiare ogni giorno e non dover restare almeno tre giorni con lo stesso paio di pantaloni mentre l'altro è a lavare. E in uno dei due sembro un sacco.
E puntualizzo che non ho speso una lira perché entrambi mi sono stati prestati, e sottolineo prestati, da mia sorella che visibilmente -durante la sua gravidanza - era grassa come un sacco.
Io faccio economie e mio marito se ne approfitta.
Lui disdegna la sua camicia "moschino" e io mi arrabatto tra panta e lone.
Queste sono le ingiustizie della vita, per noi, povere mortali che lottiamo con la panza che avanza!

martedì, gennaio 02, 2007

Panta rei

La questione si fa spinosa.
L'agenda non l'ho ancora comprata.
Le dita della mia mano sono ancora tutte sane dopo i botti di capodanno.
Mia figlia ha imparato a dire "botti" in maniera comprensibile.
Continua, altresì, a riferirsi a babbo natale e all'albero di natale nello stesso modo: "tale". Come per dire "un tale". Oppure ha già imparato l'inglese e desidera che io le narri un bel raccontino.
Però ha indotto un bimbo che non mangia dolci ad affondare a piene mani nel pandoro.
Penso fosse la prima buona azione dell'anno. E sono sicura che ne compirà molte altre.

Mia madre compirà 70 anni.
Mio marito 40.
La nonna di mio marito 90.
Ditemi poi che non sarà un anno a tutto tondo.

Le lenticchie di Castelluccio sono le più buone che ci siano. Il pensiero che costino così tanto perché un solo essere umano le ha spillate tutte ad una ad una e nominate e coccolate perché noi le possiamo pagare una fortuna mi fa dormire tranquilla.
Il cotechino, però, mi fa sempre impressione. Soprattutto perché ogni volta ripenso al famoso ristorante parigino "Le pied de cochon", dove ero usa andare a mangiare una deliziosa (ed inimitabile) zuppa di cipolla in crosta, ma dove la suprema specialità era il viscido piede di porco. E le maniglie del locale, comprese quelle delle toilettes, erano a forma di piede di porco. Non so se rendo l'idea.

Ma guardiamo al futuro in questo sfavillante inizio.
Abbiamo avuto diritto a dormire fino alle 9h30 e fare colazione a letto con ottimi cornetti dichiaratamente senza grassi idrogenati.
Abbiamo avuto una tovaglia nuova e ospiti che si sono alzati per portare i piatti in cucina.
Mia madre ha dormito davanti a "Lassie" e parlato nel sonno giustificandosi del suo russare.
Abbiamo due, e sottolineo due, calendari in casa.
Ma sempre nessuno specchio lungo.
Dalla finestra della nostra camera da letto entrano spifferi che potrebbero sollevare un rinoceronte addormentato, ma noi resistiamo.
C'è da pagare la rata dell'asilo e mia figlia ieri ha bucato le sue calzette nuove.
Ma è tutto già storia nella mia odierna eraclitea accezione dell'umana essenza.