giovedì, gennaio 23, 2014

Metaforicamente parlando, forse è tutto lì dove dovrebbe essere

Oggi ho perso l'anello di mia madre col rubino, quello con la fascia in maglia d'oro, quello che più che essere prezioso mi ricordava lei, che lo portava al mignolo e allora il sangue mi ha dato alla testa non c'ho capito più niente perché è vero che sono solo cose ma certe volte le cose evocano molto più del bene che sono e ho cominciato a cercare, a frugare dovunque a mettere a soqquadro tutte le mie cose, a cercare di ricordare dove diavolo potessi averlo messo con questa testa piena di pensieri vorticosi su tutto e su tutte le cose che mi stanno accadendo talmente piena che vedo un segno in ogni avvenimento che avrei strangolato a mani nude l'usciere del comune quando stamattina non mi ha fatto entrare a fare la dichiarazione che non avevo ricevuto la tarsu da pagare che scadrebbe domani e che siccome ho una coscienza civica voglio pagare prima che scada ma qui gli uffici pubblici quando sono aperti il pomeriggio non lo sono la mattina e intanto il pensiero dell'anello mi tagliava il respiro e ho inveito contro tutta la gerarchia comunale per quegli stupidi turni e volevo fare come fece mio padre quando gli impedirono di parlare col direttore della banca, mio padre - un metro e 90 stazza parecchio robusta - si sedette su una sedia all'ora di chiusura dicendo che non si spostava fino a che non gli avessero fatto arrivare davanti il direttore in persona e nessun altro e veramente non  si spostò e questo episodio diventò mitologico nella fenomenologia di casa mia, mio padre e la sua epica occupazione assursero a paradigma di come si fanno rispettare i propri diritti pur non essendo certo mio padre un rivoluzionario ma giusto un onesto borghese di origine contadina, ecco io volevo imitarlo occupando il comune del mio stupido paese fino a che non mi si fosse presentato davanti il sindaco in persona che in realtà non sono certa sia ancora a piede libero quindi l'azione non avrebbe sicuramente avuto il giusto rilievo indi per cui ho rapidamente calcolato di uscire semplicemente sbattendo la porta sulla faccia dell'usciere, che vita grama e soprattutto quanto umore condizionato tutto sommato da una stupidaggine come perdere un anello ma in quel momento quell'anello era tutta la mia vita, quella che ho smarrito quella che non riesco a ritrovare quel bandolo che mi sfugge via senza che io possa fare niente per recuperarla se non cercare di sviscerarne le ragioni cercare di mettere su un piatto quello che c'è, quello che non va, i pezzi che si possono mettere insieme e quelli irrecuperabili, l'anello è diventato per un paio d'ore il simbolo di tutte le mie frustrazioni del mio sangue che ribolle del mio umore fumino delle mie speranze deluse e poi tutto d'un tratto ricompare come se avesse voluto mettermi alla prova come se avesse voluto farmi uno scherzo quegli stessi scherzi che io faccio alle mie figlie ma dove avrete messo le figurine cui tenete tanto? oddio mamma le abbiamo perse ecco la disperazione nei loro occhi proprio come la mia, durante la frenetica ricerca, lo sproloquio, l'imprecazione assoluta...ho ritrovato l'anello e ho avuto un guizzo al cuore, era dove doveva essere forse metafora di tutto il resto.