giovedì, agosto 31, 2006

Fase di stallo

Sono in ritardo. Anzi, in ritardissimo. Oggi è già il trentuno agosto (lo scrivo in lettere, dovesse passare più lentamente). E tutto deve essere pronto per il cinque (stesso meccanismo) di settembre a mattina. Vivo in un vortice di cose da fare e da pensare. Immersa nei pianti di mia figlia che fanno come da ovatta. Forse dovrei anche andare dall'otorino. E se mi scoppiassero i timpani sull'aereo? Come reagirei di fronte a tutti quegli estranei? Ma quando scoppiano i timpani, scoppia anche il cervello? Con gli schizzi? Sarebbe piuttosto pulp, seduta sull'aereo accanto a mia figlia e mio marito. E se invece scoppiassero alla piccolina i timpani? Non c'è mai stata su un aereo. Pare però che i bambini abbiano reazioni meno condizionate di noi adulti. Per cui mi agito più per me che per lei. Devo ancora decidere cosa mettere al matrimonio cui andrò a Parigi. Non riesco a trovare nulla senza spendere altri soldi. Devo andare a ravanare nei cassetti di casa di mia madre per vedere se è rimasto ancora qualcosa delle feste di diciott'anni, quando i nostri genitori ci compravano vestiti eleganti nuovi! Mai più messi da allora (né mai più comprati, ma questo è un altro discorso). Certo la moda fine anni '80 non è proprio la mia preferita. Non mi hanno mai donato le spalline. Magari prendo ago e filo e creo qualcosa di nuovo! Devo trovare un piano B. Se avessi quello A sarebbe già un buon inizio. E intanto il tempo passa e non ci sono scuse che tengano. Mi resta da comprare qualche pezzo di parmigiano da portare agli amici. E poi non avrò più scuse! Trovatemi un tooooppppp per il mio tailleur di shantung color bronzo. Faccio qui ufficialmente un appello a tutte le anime pie che mi leggono (gigio a parte, ché eventualmente un top di sua moglie mi starebbe sull'unghia del mignolo).
Sono bella, alta, mora, formosa, stacco di gambe fenomenale (circa 92 cm) ...... magari non proprio prosperosa di seno, porto la 43 di piedi, penso di entrare a malapena in una 46, dopo mangiato la pancia mi cresce in maniera esponenziale, mi prendono in giro per la mia parrucca di capelli ricci (al concerto degli Stadio ormai una ventina di anni fa, mi gridarono senza pietà: "a Brandua', abbassa quella testa!"), credo di non avere le gambre completamente dritte, forse un po' a x, ho un inizio di varici, mi crescono spesso i peli delle gambe e dovrò sicuramente depilarmeli prima di partire per Parigi. Insomma praticamente un catorcio. Vi prego aiutatemiiiiiiiiiiiiiiiiii!.

martedì, agosto 29, 2006

Parigi

La mattina, a Parigi, era una fatica incredibile tirarsi su dal letto. Ma era il mio primo letto. Il primo che mi ero comprata. Sono sempre stata una dormigliona, ma lo ero diventata ancora di più con un po' di alcool nello stomaco. Sempre diligente sono stata. La secchiona, ma quella che passava i compiti a tutti. Quella che pagava per tutti, se c'era da pagare. Quella che ha vissuto di rendita. Quella cui non è mai servito l'aiuto di nessuno. Quella che ancora oggi detesta dire grazie. E questo è un po' il riassunto. Quello che c'è da sapere, insomma. Ho omesso volontariamente i momenti felici, quelli tristi, quelli così così. Gli incontri che hanno cambiato la mia vita. Quelli che l'hanno buttata via. Quelli che l'hanno resa unica. E poi gli odori. I luoghi. Le emozioni che mi hanno stordito. La prima volta che ho conosciuto il re del Profumo e la Francia. I colpi di scena e le attese infinite che quel maledetto telefono suonasse. A Parigi ci torno tra una settimana. Sarà un punto di vista diverso da quello del mio primo letto.

lunedì, agosto 28, 2006

Deduzioni

Vorrei riuscire a capire cosa mulina nella testolina di mia figlia quando urla "Paaaapppppaaa" come un'ossessa e poi non mangia.
Ecco mi basterebbe una visitina dentro quell'adorabile capoccetta riccia per accontentarmi.
Le madri dovrebbero avere diritto alla lettura del pensiero, visto che sono loro che contengono 9 mesi e partoriscono (anche se col cesareo, va bé, è uguale!).
Invece ci dobbiamo accontentare delle nostre miserrime deduzioni, con le quali non riusciamo comunque a cavare un ragno dal buco.

venerdì, agosto 25, 2006

Contestualmente

Ieri sera la scena si presentava così: io e mio marito in mutande.
Non è questione di sesso, state tranquilli.
Ci misuriamo vestiti da cerimonia. E si sa che anche la mutanda conta.
La cosiddetta "mutanda da cerimonia". Io, per il mio matrimonio, ne comprai quasi una decina. Ognuna in un negozio diverso. E in ogni negozio una commessa diversa con la stessa faccia inorridita: "Davvero si sposa in rosso?".
Sì davvero e vorrei una mutanda nera che non faccia vedere la sua esistenza sulle mie chiappone, bella commessa di negozio di lingerie carissimo che non sei altro! Alla fine ne ho messa una sola. E ancora ogni tanto spuntano fuori dai cassetti queste super sexi mutande.
Divagazioni a parte, entrambi ci mostriamo molto seri e compiti nel nostro ruolo di giudici dell'altro.
La cravatta spara, questa camicia è molto bella, aspetta che ti allaccio il corpetto, mi sa che dovrai trovare altre scarpe. Tutto molto correct tra di noi, sfilate intervallate da nudità mutandesche completamente ignorate dall'altro quando in altro contesto sarebbero state piuttosto considerate.
Quando si dice che l'abito non fa il monaco.

giovedì, agosto 24, 2006

Mi scappano

Mi scappano fuori queste tre cosette da raccontare:

1) Mia figlia è concentrata sulla sabbia. Conta i granelli, senza dimenticarne nessuno.
Quatto quatto arriva il cuginetto da dietro e le rovescia sui biondi riccioli una palettata di sabbia.
Lei non si accorge di nulla. Nemmeno quando lo zio le scompiglia i capelli per togliere la sabbia. English fair play?

2) L'uomo dell'ufficio tributi non mi piacque la prima volta che andai, ma certo oggi ha superato il limite. Aspetto venti minuti ad uno sportello (nel paese in cui abito 20 minuti è come dire un'eternità) e quando è il mio turno la simpatica signora mi dice che l'ufficio tributi è stato trasferito al primo piano. Scena fantozziana poi la mia, perché arrivo alla porta dell'ufficio trafelata, non so mi manca il fiato anche per interagire e mi dico - chissà - forse in pieno agosto il mostro è andato in vacanza. Eh no, busso e me lo trovo davanti, probabilmente intento a fare il solitario sul suo computer o a fumarsi una canna, non so. Quando entro (anche dopo aver bussato e atteso, da brava borghesuccia) si vede come colto in flagrante, che ficca qualcosa nel cassetto, boh forse un porno. Mi guarda con evidente superiorità. Io ho il fiatone e mi scuso pure. Lui non ride nemmeno. Il suo senso dell'umorismo mi lascia atterrita e non riesco ad annientarlo nemmeno con la forza delle mie idee. Mi stende. Devo pagare entrambe le cartelle. Piccola pezzente che non sei altro. Mi circoletta persino la data sull'ultima cartella di pagamento, come a dire non lo vedi brutta scema che è di quest'anno. Me ne vado con la coda tra le gambe. Non ho più il fiatone. Ma la certezza di non saper leggere una cartella esattoriale.

3) Toma toma, calma calma, oggi apro il mio pc. Con la rilassatezza tipica di chi rientra dalle vacanze. Controllo l'incredibile quantità di mail durante la mia assenza da parte del mio datore di lavoro americano. Ma non ero in vacanza? Leggo meglio. Praticamente mi si chiedeva di rientrare dalle ferie per l'imponente ed urgente flusso di lavoro. No ma sogno o son desta? Una cosa così non s'è mai intesa! Poi come se niente fosse ricomincio a lavorare come prima. E mi sento di aver fatto una conquista: con il telelavoro non ci si sente più colpevoli di inadempienza. No internet no party.

Questioni di restyling

Il rientro mi si presenta già faticoso per un restyling del mio caro blog, cui per ora io non parteciperò, dovendo pensare al mio, di stile.
Sole e mare, oltre a rendere il colore della mia pelle più tendente alle fette biscottate (che alcuni potrebbero non considerare di per sé un difetto, ma che invece io vorrei più simile al cioccolato fondente che piace tanto a mio marito ma nonostante penose esposizioni non assomiglio nemmeno lontanamente al suo cibo preferito), hanno sicuramente stressato i miei già fragili lineamenti. Quelli mentali, intendo.
Anzitutto tenderei a comunicare le notizie più consistenti riguardanti mia figlia:
1) La marmocchia cammina sulla sabbia. Corre sulla sabbia, fa bomba nell'acqua. Anzi "bumma" come dice lei.
2) Ieri ho stoltamente deciso di cominciare a toglierle il pannolino, quando avrei potuto cominciare il primo giorno di vacanza. Improba impresa.
3) Questa notte dormirà per la prima volta senza papà e mamma. Ho preferito lasciarla al mare (non a mollo s'intende) con mia sorella per due giorni e ritornare a prenderla domani pomeriggio per finire il week end in bellezza. Sarò egoista a voler passare con mio marito una folle notte d'amore? O magari mi addormenterò di sasso appena poggiata la testa sul cuscino pensando alle dolci gote rosse della mia piccina?

So che molti di voi avranno voglia di avere dettagli succulenti sulle mie vacanze, ma credetemi vi risparmio volentieri racconti sui vari sfottò che ho ricevuto per la mia rigorosa dieta (conditi da varia invidia per i chili persi), sui soldi spesi in sempre più ridotti copacabana, su mia madre speedy gonzales al primo pianto notturno della pupa (e miei annessi - provocati - sensi di colpa per non aver sentito i pianti a squarciagola della pupa), su sonnolente passeggiate notturne per buttare sacchi e sacchi di immondizia (le località marittime non conoscono ancora il riciclaggio dei rifiuti), sulla mia spasmodica ricerca di un top per il taglierino di cui vi ho raccontato (le commesse mi trattano ancora come una mezza obesa, non considerando minimamente il mio stacco di coscia - devo trovare un modo per farla pagare a qualcuna!). Questo e tanto altro è stato iscritto inevitabilmente nel mio DNA, per cui verrà fuori un giorno o l'altro. Non disperate.

venerdì, agosto 11, 2006

Delirio

“Prima di partire, devo innaffiare quelle mie quattro piante mortaccine”.

Questo è tutto quello rimane di uno splendido post che avevo partorito alle 7 di questa mattina. Tutto cancellato da Firefox.
Volevo farvi uno splendido regalo prima delle mie vacanze.
Partivo per una località lontanissima, unica regina di un’isola dove caccia e pesca avrebbero procurato cibo a me, ai miei cinquanta figli e numerosi mariti. Ed io sarei rimasta per sempre giovane e magra dopo aver fatto il bagno nel filtro dell’eterna giovinezza di Rambaldi (ossesssione televisiva da Alias). Il problema però sarebbe sorto quando tutti avrebbero cominciato a morire, vinti dall’ineluttabile trascorrere del tempo. Ed io sempre giovane e bella. Avevo fatto bere il filtro anche alle mie piante. Così nessuno avrebbe dovuto più annaffiarle perché anch’esse sarebbero rimaste per sempre giovani e belle (e anche magre, perché no).

E comunque io ho sempre avuto una memoria nozionistica corta, alla faccia del filtro dell’eterna giovinezza e al contrario del mio amico L. Che riesce a ricordare tutti gli attori dei film e tutte le ricette di cocktails, tutti i titoli e le trame dei libri. Cose che io ho sempre desiderato. Mentre la mia memoria si ferma solo a ricordare gli eventi e le sensazioni provate che si confondono in un enorme calderone fumoso e io mescolo con un vecchio grembiule indosso. Per cui, quando lui dispiega le sue innumerevoli nozioni, io non posso far altro che assentire, memore - da qualche parte del mio cervello - che quel film devo averlo visto, quel cocktail bevuto e quel libro letto, visto che il mio grembiule è pieno di macchie e che nessun detersivo le manda via. Ma non riesco a mettere a fuoco nessun viso, a separare nessun sapore, a ricordare nessuna trama di avvenimenti letterari.
Mi piace immaginare cosa sarebbe stato, della mia memoria, sull’isola dell’eterna giovinezza e quanto sarebbe stato sporco il mio grembiule…e che regina sarei stata col mio lercio grembiule indosso.
Sfumano le luci. Sipario.


mercoledì, agosto 09, 2006

Se telefonando....

Ero quasi in lacrime appresso a quell'inappetente della mia marmocchia, quando suona il telefono. Lancio maledizioni strali, parolacce a go-go e dopo almeno sei squilli rispondo con un filo di voce, temendo l'ennesimo attacco di qualche operatore telefonico kamikaze.
Era solo mia sorella. Che aveva voglia di sfogarsi. Di raccontarmi del di lei marmocchio che le aveva gettato il cellulare nel camioncino pieno d'acqua. Per cinque interi minuti. E' restato nell'acqua. Morto. Come la mia voglia di starla a sentire. E poi non ha dormito. E poi mi fa impazzire.
Io veramente avrei fretta - provo a dirle. Ah ma io ti telefonavo per dirti un'altra cosa. E giù ancora un profluvio di simpatiche notiziole vacanziere.
Vabbè, posso dirlo: ecchissene!
Io che non ce la faccio nemmeno a portare su la spesa perché nel bel mezzo dei due piani di scale mia figlia mi chiede di prenderla in braccio e per tre sacchi di spesa devo fare ALMENO due viaggi; che mi devo inventare ogni giorno (anzi ogni pasto!) un nuovo minuetto perché la gioia dei miei occhi ingurgiti qualche elemento nutritivo; che per farla entrare nel seggiolino dell'auto devo estrarre mille cose dalla mia borsa che la possano distrarre e farla smettere di piangere perché possa infine allacciarle le cinture. Io, insomma, che in ognuna delle 24 ore (comprese le poche che dormo) mi faccio il cosiddetto e non ho un attimo di pausa che come diavolo si fa anche solo a pensare di fare un SECONDO figlio (ah, ma tu non sei organizzata - direbbe qualche madre modello, magari tipo quella che il figlio parla ad un anno e lo capisce solo lei), Io, dicevo, non avevo alcuna voglia di stare a sentire le lamentele di mia sorella, nel mentre in cui mi beccò. E' proprio scortese, me ne rendo conto, ma non ho potuto fare altrimenti che praticamente sbatterle il telefono in faccia. Tanto sabato ci ricongiungeremo. E avrò tante altre succose storie da raccontarvi!

lunedì, agosto 07, 2006

Avvelenata

Il mio amico P. ripete in continuazione che sua figlia è la bambina più bella del mondo. Mio marito fa la stessa cosa con la sua (nostra). Cosa vorrà dire?
Conosco anche uomini che intuiscono le bellezze della propria prole dall'ecografia. Che ne hanno fatto anche un calendario fotografico. Creazioni d'autore.
A me fa un po' impressione, a dire la verità.
Comunque non volevo parlare di questo.
Ma più semplicemente della crostata al peperoncino, che io ho assaggiato per prima credendo poi di morire. Ho anche pensato che mia madre l'avesse fatto apposta a dare a me la prima fetta.
O parlare di mia figlia che cammina nelle acque salate e posiziona i piedini su granelli duri di sabbia prima di tuffarsi nel mare ondoso.
Oppure del vento che si è portato via la mia voce, così, tutto d'un tratto. Mia figlia non mi riconosce più. Pensa che io sia il clone di sua madre.
Parlare delle nuove vite che si affacciano sul mondo.
Parlare del culetto arrossato di mio nipote che si è meritato un bagnetto in piscina.
Parlare del fatto che ancora non ho avuto tempo da stamattina di scaricare le valigie dalla macchina.
Ma me ne frego. Perché ho avuto in dono 10 giorni di vacanza.
E li sfrutterò fino all'ultimo!
Se sopravvivo alle crostate di mia madre!