lunedì, marzo 29, 2010

Mine extra-vaganti

Attenzione: può contenere spoiler e poi non mi dite che ho raccontato tutta la trama*.

Ieri sera mi sono persa tra le sapienti immagini di Ozpeteck.
Mi sono persa nel senso che sono stata inghiottita da questo racconto di rara bellezza, dove oggetti normali si fanno straordinari, dove la vecchiaia è solo uno stato mentale e la follia un'opinione ottusa. Dove visi di una bellezza extra-ordinaria reggevano primi piani chirurgiamente invasivi. Io l'avrei voluta una nonna mina vagante come quella, un'intensissima e bellissima Ilaria Occhini. Le mine vaganti sono dove nessuno vorrebbe che fossero. La nonna mi ha ricordato il mio caro Florentino Ariza, che non era certo una mina vagante, ma il cui amore per Fermina è durato per sempre. Con incrollabile certezza. Gli amori impossibili sono quelli che durano per sempre. Di per sé sarebbe una cosa triste, ma la nonna ci convive tutta la vita. Ed alla fine il suo sguardo è sereno. E poi vuoi mettere come decide di mettere fine ai suoi giorni? Ingurgitando chili e chili di meravigliosi e gustosissimi pasticcini.
Vorrebbe essere un film sulla difficoltà di comunicare la propria identità sessuale in una tradizionale famiglia pugliese. Invece, secondo me, è un film sulle facce dell'impossibilità di avere l'essere amato. Sul dolore dell'assenza, che diventa insopportabile almeno quanto i ricordi.
Ed è per questo che ci riguarda tutti, in un modo o nell'altro.

Mine Vaganti di Ferzan Ozpeteck

venerdì, marzo 26, 2010

Prove tecniche di cittadinanza

"Odiare mascalzoni è cosa nobile.
E a ben vedere significa onorare gli onesti."

(Quintiliano, citato da Luttazzi a Raiperunanotte).

Trovo che questa frase esprima in maniera molto semplice ed efficace il comportamento delle persone rette.

Questo senso di integrità, di giustizia, di probità, di fiducia che molti dei nostri padri ci hanno trasmesso e che molti figli purtroppo non sono riusciti ad accogliere.

Qualcosa che fa la differenza fra le persone oneste e i mascalzoni.
In qualsiasi città, paese o continente ci si trovi.

Infatti prossimamente toglieranno letteratura latina al liceo.

raiperunanotte al femminile

Raiperunanotte è stato un episodio catartico per il popolo abbandonato della/dalla sinistra.
Catartico quasi quanto una manifestazione.
Ci siamo contati, ci siamo ascoltati, ci siamo amati, ci siamo applauditi. Praticamente un tripudio.
L'unica cosa che secondo me stonava un po', ma anche il mondo del giornalismo è parecchio maschilista, è che, a parte due giornaliste, le persone che erano presenti in studio o nei servizi a rappresentare il tracollo dell'economia lavorativa erano donne di una certa età, intervistate da una giovane donna in carriera: donne licenziate, in cassa integrazione, senza un soldo, senza una prospettiva, disgraziate, immagine di una novella pietas, figure prostrate anche se non rassegnate. Mi sarebbe piaciuto che si intervistassero un maggior numero di donne pubbliche, perché sono convinta che nei momenti di decadenza, la rivoluzione debba partire anche dal pensiero femminile.

Raiperunanotte in chat

Grazie a tutti, di cuore, per aver voluto condividere in chat questa serata così importante per la nostra libertà di parola.
E' stato bello sentirsi in tanti!

giovedì, marzo 25, 2010

Raiperunanotte

SUL BLOG LA MERINGA
QUESTA SERA, ALLE ORE 21H00,
DIRETTA IN STREAMING DI

RAIPERUNANOTTE

CON MICHELE SANTORO.

LIBERA LA TUA PAROLA SULLA CHAT.

mercoledì, marzo 24, 2010

Prendiamoci meno sul serio

Già sono fuori dalla grazia di dio perché ieri sera alla riunione del mio non-condominio stavo per sbroccare in faccia ad uno e m'hanno praticamente dovuto trattenere quelli più diplomatici...in più attualmente sto facendo una ricerca di mercato, il mio mercato, quello dove dovrei comprare frutta uova verdura e mi viene una tristezza inside che manco ce la fo' a descriverla. Avete presenti quelli che si presentano nel proprio blog con due parole: "solo due paroline eh!" e raccontano tutta la vita, i drammi esistenziali, le pippe mentali, quando hanno trombato per l'ultima volta o come vorrebbero che fosse la prima, insomma diciamo tutte cosette che al lettore casuale non gliene frega di per nulla, ma fanno tanto pensatore del web, fanno tanto cesta di frutta offerta all'avventore, tieni ciuccia 'sta banana che ora ci penso io a fartela digerire! Come si nota dal mio stile sconnesso e senza senso, i pochi neuroni si sono sparsi nell'etere a causa di un tale dispendio d'energie. Ed è una palla leggere di pannolini di pappette di paroline dolci di abbracci parti difficili parti facili spesa doglie mariti insulsi mariti stupendi mamme piene d'amiche al parco mamme piene di nemiche al parco mamme che sono meglio delle altre. Ma dico io, ma nella vita normale vi siete mai confrontate con altre mamme? E soprattutto con altre donne? Non so. Io ho cominciato a scrivere questo blog perché stavo diverse ore al giorno davanti al computer, da sola senza parlare con nessuno e mi deprimeva l'idea. Quindi ho cominciato a cercare di comunicare il mio enorme ego on line. Ma le cose, a distanza di quattro anni sono assolutamente modificate. Migliaia di mamme hanno deciso di fare la stessa cosa. Siamo circondati da blog in cui mamme petulanti esprimono i loro insegnamenti dubbi certezze consigli sulla maternità e su ogni forma vivente ad essa collegata ma anche no. E tutte hanno da insegnare qualcosa senza voler apprendere nulla, tutte sono prodighe di consigli, di ricette, salvo poi fare finta di essere macerate dall'incertezza, dal dubbio, dall'inadeguatezza. "Oh vi prego commentatemi voi, che magari avete più esperienza, o magari avete qualche episodio carino on topic da raccontare, scrivete il vostro inderogabile parere!". E infatti nella maggior parte di questi blog (non dico tutti) fioccano commenti tipo: "Bello!", "Che esperienza incredibile", "Quanto sei fortunata", "I primi passi, la prima polpetta, il primo vomito rancido, che gioia!", insomma tutta una serie di empatie insipide che lasciano il tempo che trovano nell'etere e servono solo a lusingare l'ego dello scrivente. Ma a nulla più. A nulla più per l'umanità. E chiedo venia se anch'io, soprattutto in passato mi sono lasciata andare a momenti di simile debolezza, seppur venati da sottile ironia. Rinnego tutto. Non voglio fare mommyblogging. Voglio fare un blog di una persona donna che parla delle cose che le succedono nella vita con distacco, ironia e autoironia, rosicamento, incazzatura, depressione, felicità, abbattimento, gioia, politica, ciccio formaggio e qualsiasi cosa vi venga in mente.
Con la stessa consistenza di una meringa.

lunedì, marzo 22, 2010

Blogging on the web

Riflettiamo su questo fantastico mezzo di comunicazione che è il blogging.
E' lecito commentare un post di qualcuno? In qualsiasi modo si voglia riferendosi ai contenuti del post, intendo?
Questo qualcuno non penserà - magari - che il commentatore sia offensivo, qualora utilizzi termini particolarmente accesi?
Ecco, questo vorrei sapere. Non ci si espone forse alle critiche scrivendo pubblicamente e consentendo ai lettori che non siano d'accordo di commentare liberamente?
Io penso di sì.
Se non si è in grado di assumerne le conseguenze ed eventualmente reagire dialetticamente a commenti avversi, allora, è meglio non pubblicare.
Questo penso io.

venerdì, marzo 19, 2010

Tanta tutta

Ieri guardavo la fantastica giacchetta di mia figlia. Tutto pelo viola chiaro, smanicata con cappuccio altrettanto di pelo. Graziosissima, sebbene vagamente eccentrica.
E mi sono ricordata di quando andavo in giro vestita come un lampione, nel senso che non mi si poteva non notare. Già metti il metro e ottantatre. Poi minigonna di colore sgargiante, calze nere, stivali col tacco, giacca di pelle, a volte anche un boa, anelli enormi, trucco evidente. Avevo deciso che se ero fatta così era meglio evidenziare che far finta di niente. Non ero sicura del mio aspetto. Ero una donna sui generis, una "donna sull'altra" come sono anche stata soprannominata. Tutta troppa. E devo dire che questa sovraesposizione mi è servita parecchio. Ho imparato a convivere con la mia differenza e ad accettarla, accentuandola. Così ho imparato ad accettarmi, ad amarmi. E non ho avuto più bisogno di vestiti sgargianti per affermare la mia fisicità.
Io sono una donnona. Laddove, per "ona", oggi intendo una cosa positiva!
Tutto questo per dire che posso evitare di mettermi in competizione con mia figlia tirando fuori dal soppalco la mia fantastica giacca di pelle rosa!

giovedì, marzo 18, 2010

Ma il colera finirà

"E fino a quando crede che possiamo continuare con questo andirivieni del cazzo?" gli domandò.
Florentino Ariza aveva la risposta pronta da cinquantatre anni sette mesi e undici giorni, notti comprese.
"Per tutta la vita" disse.
[G.G. Marquez, L'amore ai tempi del colera]
A me gli incipit non mi sono mai piaciuti tanto.
Preferisco come una storia va a finire.

lunedì, marzo 15, 2010

I maschi della domenica

Tu c'hai presente il maschio medio italiano?
Quello che a tavola non riesce a fare a meno di guardare la tv, e se per caso si è tanti a tavola - come può capitare la domenica - si ritira in cucina per la sua trasmissione preferita, facendo capolino ogni tanto per consumare qualche brandello di lauto pasto, insieme alle variegate medicine che per diversi problemi di salute ingurgita in quantità industriali ogni giorno?
Di chi è la colpa di questa assenza?
Ieri ho avuto l'illuminazione.
La colpa è di certe mogli compiacenti.
Io, a mio marito, se se ne andava durante un pranzo di quindici persone a vedere la televisione in cucina (sarà per questo che non ho la televisione in cucina?) gli facevo una sonora piazzata davanti a tutti. Altro che fare finta di niente.
Colpa delle donne (di un certo tipo di donna, intendiamoci, mica tutte!) è questa tacita autorizzazione alla nullafacenza e al menefreghismo verso ciò che avviene nella comunità casalinga. E' come se un certo tipo di donna godesse nell'attribuire al suo uomo il potere e l'autorizzazione a fregarsene del gruppo - e proprio in un momento in cui sarebbe invece significativa la sua presenza - e di occuparsi solo delle sue passioni domenicali.
Peccato grave è il lasciar correre. Perché i nostri figli introiettano questi modelli casalinghi, e li ripeteranno nelle loro future famiglie. E se vogliamo un cambiamento della nostra società dobbiamo cominciare dal nostro piccolo mondo quotidiano.

E dopo la mia illuminazione ne ho la certezza.

venerdì, marzo 12, 2010

Sana

Sono sana come un pesce. Non ho praticamente niente se non una discreta anemia.
Ho speso una quantità di soldi e di ansia non indifferente, ma alla fine il risultato è il migliore che si potesse sperare.
Certo noi femmine dobbiamo attrezzarci dopo i quaranta a fare tutta una serie di analisi che ci decretino il buon funzionamento delle nostre protuberanze interne ed esterne, ma questa è poca cosa di fronte alla mia soddisfazione alle parole del mio ginecologo:
"Ecco, guarda, hai un utero perfetto"!

mercoledì, marzo 10, 2010

Donne



Donne. Donne. E ancora donne.
Questo ho visto a Firenze.
Un tripudio di idee, di emozioni, di volontà di fare e di comunicare.
C'era la donna che ci vuole tutte stese sui libri, a dimostrare che non siamo solamente macchine da sesso.
C'era la donna che non ha ritenuto giusto nei propri confronti interrompere la sua carriera a causa della maternità e dopo molti sensi di colpa (ché tanto quelli non ce li toglie nessuno) ha ripreso a lottare, vincendo! - in un pesante mondo di maschi.
C'era la donna che diceva che non avrebbe avuto voce, per l'emozione o per l'asma, ed è stata invece la nostra voce, il nostro collante.
C'era la donna che in dieci minuti ha dipinto con limpidezza assoluta l'idea secondo me fondamentale e fondante la dignità femminile e materna: uscire dal privato.
C'era la donna che era di una calma serafica, seduta in pizzo ad un trespolo, che crede profondamente nella creatività e nell'espressività delle madri.
C'era la donna che aveva il suo progetto in cui credeva profondamente e ce ne ha parlato col cuore in mano.
C'era la donna che la prendeva a ridere, per non piangere, ma il riso a volte fa meglio di mille lacrime.
C'era persino un uomo, coraggiosa mosca bianca, molto meno presuntuoso di altri uomini che cercano di dialogare con le donne.
C'erano tante donne, nel pubblico, con gli occhi puntati sulla novità di vedere ed ascoltare donne che parlano di maternità, con disincanto, gioia, sofferenza e speranza.
Ed oggi, più che mai, mi piace fare mia la frase di Graucho Marx che la mia vicina Cristina non ha smesso di ripetere: "Gli uomini sono donne che non ce l'hanno fatta"!

E parafrasando Lidia Castellani: grazie "donne senza paracadute"!

giovedì, marzo 04, 2010

Mommyblogging a Firenze

L'8 marzo sarò a Firenze, invitata dalla mia amica Panzallaria, ad un fantastico reading e presentazione del libro "Mamma senza paracadute" di Lidia Castellani, cui parteciperò io stessa medesima con alcuni brani del mio blog. E con tutto il mio prorompente corpicione. Da non mancare assolutamente, per chi è a Firenze e dintorni!