lunedì, aprile 18, 2011

Umani uomini

Lui ha una certa età, forse sui sessanta, si aggira silenzioso per il campo dove mi alleno, i suoi capelli bianchi sono lunghi e arrotolati su un collo un po' torto e di carnagione scura, indiano forse, non parla bene l'italiano, tiene in ordine il campo, tiene tutto sott'occhio, ogni tanto beve una birra e raccoglie le bottiglie vuote dal campo, ci tiene lontani dalla parte in cui le giovani promesse si allenano, ci guarda, forse non ci vede veramente, sembra un cane da guardia, commovente per la sua fedeltà ad un padrone a volte ingrato.

Lui ha quarant'anni, imbolsito rispetto alla giovane bellezza che era, affaticato e sofferente nello sguardo e nel cuore, crede ancora nel suo amore ma non lo può più avere, crede ancora nella vita anche se gli sfugge tra le dita, avrebbe mille cose da dire ma non gli esce niente di più sensato, avrebbe mille cose di cui scusarsi anche se ora è troppo tardi, avrebbe tanto amore da dare anche se adesso non si vede, è triste come i suoi occhi, incurvato nella sua giacca troppo pesante e nel suo mondo crollato.

Lui è bello anche se non sa di esserlo, lavora sempre troppo, fa fioretti perché crede nei miracoli, è delicato come un fiore raro, è semplice e lineare come un pensiero, è chiuso in un mondo scelto forse senza troppo valutare le conseguenze, aggrappato ad un pensiero lontano, che oggi fa sembrare tutto più bello.

Lui è felice, sa che l'avrà per sempre, sa che lei è l'unica la sola l'imprescindibile donna della sua vita, sa che dall'attimo esatto in cui le loro labbra si sono fuse in un umido bacio non avrebbe mai più desiderato nient'altro, è certo del suo amore e che niente potrà ostacolarlo perché così è scritto nel libro della vita e del suo cuore.

Lui non sa fare altro che annegare, nell'alcol tutte le sere, con gli occhi vacui e pieni di dolore annegato anch'esso per sempre in quel liquido amarognolo, il cuore scoppia di questa fatica di vivere scoppia di non riuscire ad aggrapparsi a niente scoppia e nessuno se ne accorge fino ad un freddo mattino d'inverno in cui crolla inesorabile sotto il peso dell'acqua.

Lui è più che bello è un adone un fotomodello uno degli uomini più belli ch'io abbia mai visto e il suo cuore è gonfio di rimpianti è gonfio di se di perché di obiezioni e di paure, è un uomo che sa che capisce che pesa le parole che al limite non le dice ma parla lo stesso sono i suoi occhi che parlano che dicono di quel dolore antico che porta il suo cuore di quando la sorella gli è morta accanto e lui bambino ha gridato perché non io e perché non io ha continuato a gridare fino a quella notte in cui è stato più lieve ingollare pasticche una dietro l'altra e lasciarsi morire sul divano di casa di fronte ad una madre assente troppo impegnata a rispettare le convenienze per chiamare ancora una volta un'ambulanza che forse lo avrebbe tenuto ancora qui e un altro libro un altro amore un'altra casa lo avrebbero magari ancora affascinato. Ancora. Qui. Ancora un po'.


"Io e quelli come me aspettiamo miracoli" (Ivano Fossati)

domenica, aprile 10, 2011

Simpaticamente glamour

La mia amica D. fa sempre cose molto glamour l'ultima in ordine di tempo è stata stasera che sono andata con lei a casa di un'amica obiettivo baratto di vestiti con altre donne si presupponeva più o meno della stessa stazza che io e la mia amica D. più o meno condividiamo dico più o meno perché io comunque batto tutte e allora mi aspettavo di avere davanti un tappeto di vestiti ma non vestiti qualunque vestiti molto glamour perché la mia amica D. è sempre molto glamour stasera aveva una camicia verde pistacchio di Bronte e un paio di ballerine senza calze che le mettevano in rilievo una graziosissima caviglia allora arrivo leggermente in ritardo dopo aver passato la domenica pomeriggio a scofanarmi di pasticcini e golosità varie alla solita festa di bambini quindi diciamo ancora più rotonda del solito se possibile e mi ritrovo in un consesso in cui il totale del volume delle donne presenti era uguale se non minore alla somma del mio, di quello della mia amica D. e della sua amica M. erano tutte magre esponevano vestiti magri cose che nemmeno se avessi trattenuto il fiato all'infinito mi sarebbero entrate anche solo su una coscia io che ero andata lì piena di belle speranze di potermi rifare il guardaroba e avevo preso due o tre cosette dal mio armadio le prime che mi erano capitate sottomano per la precisione un boa di struzzo rosa, una camicia da notte di seta rossa completa di vestaglia rossa da tenutaria di bordello, un reggicalze ghepardato e un grazioso paio di mutandine che mi salcicciavano i fianchi in maniera orrenda beh queste cosette hanno avuto un successone sono andate a ruba l'amica M. si è anche fatta fotografare in posa discinta per pochi intimi essendo lei supremamente dotata in paraurti anteriori con vestaglia da tenutaria e boa insomma però io nel baratto mi son beccata vestito golf e camicia invernali e però niente spazio per microgonne e micropull che la padrona di casa provava e barattava a tutto andare eh certo che lei non ha pancia fa palestra hanno detto tutti alla mia obiezione che le stava bene tutto e pure io faccio palestra e corro tre volte a settimana cazzo ho urlato eppure non fa lo stesso effetto allora si sono girati tutti verso di me e ho avuto la certezza che la simpatia ti ripaga di tutte le sofferenze di tutti i centimetri non persi di tutti i pasticcini ingollati in un pomeriggio di quasi estate.

lunedì, aprile 04, 2011

Sempre più io

Inizio di canzone di Ligabue: Ci sono giorni come questi, in cui non va bene un cazzo, in cui comincia male, si svolge male e finisce pure male. Ci sono giorni in cui correre per quattro chilometri ti stronca e ti fa vedere tutto nero, perché di certo avresti avuto meno fiatone cominciando a fare sport a vent'anni invece che a quaranta. Ci sono giorni in cui il pianto di un bambino è insopportabile. In cui chiunque ti si avvicina è insopportabile.
Ci sono giorni in cui vorresti stare da sola a leccarti le ferite, ché il sangue potrebbe avere un sapore meno amaro della tua giornata. Ci sono giorni in cui nessuno ti capisce e nemmeno tu.
Certo che potresti almeno fare uno sforzo.