martedì, maggio 30, 2006

Oriana

Avevo quindici anni quando ho letto per la prima volta un suo libro, IL libro: "Un uomo". Ho pianto mi sono commossa, mi sono sentita unita a lei e a tutte le persone che come lei avevano vissuto esperienze così dolorose. Panagulis era diventato il mio idolo. Come poteva non esserlo anche la donna che lui aveva amato? Poi ho letto praticamente tutto di lei: le sue magistrali interviste, i suoi romanzi. Libri indimenticabili. Non so, la mia mente si era fermata a quel ricordo di lei. Ora leggo, interdetta, che per lei resta solo la distruzione, che non riconosce più quella libertà dei popoli e degli individui per la quale aveva lottato...o per cui io ho creduto che avesse lottato. Panagulis non avrebbe permesso questa deriva di odio.

giovedì, maggio 25, 2006

Il grande giorno

Sai quando aspetti con ansia che un certo giorno arrivi, lo carichi di aspettative e speranze, ti prepari psicologicamente non tralasciando nessun dettaglio perché il più piccolo particolare sarà fondamentale, ti immagini come si svolgerà l'incontro (nel caso mio tra due amiche che non si vedono da tempo), guardandoti dall'esterno un po' come farebbe una telecamera? Fino ad accorgerti che questa mania di precisione ti porta ad moltiplicare ed in un certo senso allungare gli eventi in maniera esponenziale, per allontanarti sempre più da quell'atteso momento. Non si sa se è il fato, il destino o la tua cassandra personale, ma quell'agognato istante deve essere sudato e conquistato come la cima più alta, altrimenti non vale la pena. Diciamo che una giornata tipo di attesa di grande giorno a casa mia può articolarsi più o meno così: mi alzo prestissimo perché sia tutto sotto controllo, va via l'acqua causa lavori di cui non sono mai stata informata, non mi posso lavare, comincia l'estate fa un caldo boia mi sveglio sudatissima ché non ho ancora tolto il piumone; raduno le mie quattro carabattole ed esco di casa non senza aver preparato la colazione per tutti rifatto i letti messo un po' a posto casa vestita io e la bambina; mio marito guida, ha deciso che mi accompagna alla stazione, si cambia almeno due volte strada per il traffico e in quella tutta piena di curve sentiamo un gorgoglìo sempre più forte: mia figlia vomita tutta la colazione, ma di quel vomito che assale l'odorato, il tatto e con essi le viscere, quello che invade ogni spazio per capirci; siamo bloccati nel traffico, non arriveremo mai in tempo alla stazione. La mia amica chiama e con accento francese mi dice: "sono quasi arrivata, sono a Firenze!". Firenzeee? Ma ci vogliono ancora almeno due ore - dico io. Ma lei che ne sa delle distanze italiane. Insomma, mi metto l'anima in pace, la macchina al parcheggio, ché alla fine siamo arrivati alla stazione. Devo fare pipì. Dopo dieci minuti di marcia arrivo alle prestigiose toilettes della stazione Termini. Servono 70 cts. Nella stupida tasca del mio stupidissimo portafoglio ve ne sono ovviamente solo 60. Ritorno trafelata da mio marito che mi aspetta nella macchina col vomito, tendo la manina e gli faccio cacciare 70 cts. Perché non solo 10?Ma è chiaro perché non si sa mai mi strappano via la borsa almeno questi 70 mi consentiranno di espletare correttamente. Ve la faccio breve, ma sappiate che quel breve è comunque pregno di altri mille piccoli e forse per voi insignificanti eventi che messi insieme fanno l'enormità della faticosa giornata tipo, insomma si riesce ad arrivare a casa e si chiude la porta dietro le spalle. Resta solo, a ricordarci i nostri sforzi, quel profumino nella macchina....

lunedì, maggio 22, 2006

Ha fatto stock

L'ha detto mio marito. Che il braccino ha fatto stock. Il braccino di nostra figlia infortunato alla Villa Gregoriana di Tivoli. Vola vola bella bimba. Vola qua vola là. In Francia esiste l'associazione bambini sballonzolati troppo dai genitori. Forse dovremmo imparare qualcosa. Al pronto soccorso il braccino ha fatto stock, sotto le mani pulp del giovane medico. Io non me ne sono neppure accorta, impegnata com'ero a tener ferma la pupa. Omaggio: un guanto chirurgico gonfiato a palloncino con una simpatica faccina disegnata sopra, a penna direttamente dal medico. E una manciata di lacrimoni a fare da cornice al suo spaventato visino.

venerdì, maggio 19, 2006

Non voglio sapere più

Non ho potuto fare niente per te. Te ne sei andato senza una parola. Senza che le nostre vite potessero incrociarsi ancora. Volevi tornare al tuo paesello. Avevi paura di ritrovare la tua infanzia perduta per sempre il giorno di quell'incidente. Il giorno in cui la tristezza ti è entrata negli occhi. Mi ricordo il vestito chiaro che portavi il primo giorno che ti ho incontrato. La faccia spaurita con i tuoi prematuri capelli bianchi, le mani un po' tremanti. L'aria insicura di chi si rimette in gioco dopo tanti anni. Il destino ci ha fatto incontrare quel giorno. E mi ha chiesto di darti fiducia. Di accettarti nella squadra, perché i vecchi campioni hanno sempre molto da dare. E tu non mi hai mai deluso. Era come vedere me stessa in uno specchio. Anticipavi i miei pensieri e le mie azioni, in un'ansia continua di fare bene. Sapevo che mi stimavi. La tua devozione era incommensurata. Imbarazzante quasi. Ti ho difeso. Davanti alla gente invidiosa delle tue capacità, del tuo talento. A spada tratta, sempre. E molto ho avuto in cambio. In termini di stima, affetto, sincerità. Fino al giorno in cui sei andato a lavorare lontano. Un premio, per te che avevi lavorato sodo. Io perdevo il mio più valido collaboratore e tu guadagnavi una sorella. Come mi hai definito nel tuo messaggio di addio. Non credo di aver meritato particolarmente quell'onore. Io sono sempre stata io, senza forzature o sforzi. Ma si vede che era giusto così. E poi forse è stato tutto un errore. La depressione ti ha guadagnato, ti ha eroso, completamente conquistato. L'ultima volta che ti ho visto eri bellissimo: brizzolato, col tuo splendido cappotto e il baschetto alla francese. Con quella classe innata, giusto mix tra l'Italia e la Francia, eredità dei tuoi geni. Ma triste, i tuoi occhi azzurri erano opachi. Non brillavano più come un tempo. E quel giorno non sapevo che era solo l'inizio della fine. Mi sento in colpa, tanto, per non aver saputo starti vicino. Per non aver saputo capire che dovevo dare retta al mio istinto, che sentiva che la tua era vera rassegnazione. Ora che non ci sei più, ora che non hai voluto più esserci, io non voglio sapere perché. Non mi importa più. Vorrei che riposassi in pace. Ché mi resterà per sempre il tuo sorriso. Vaciazzi.

mercoledì, maggio 17, 2006

Sull'orlo di una crisi di nervi.

Prodi ce l'ha quasi fatta a presentare il suo governo.
Mia figlia ha quasi ripreso un ritmo normale per mangiare.
Io ce l'ho quasi fatta a capire che la devo mandare all'asilo.
Mia madre ha quasi finito la lista di medicine omeopatiche che la mia amica francese le porterà da Parigi.
Il mio nuovo contratto di lavoro è quasi pronto.
Sono dimagrita quasi13 chili.
Mio marito è uscito quasi alle 11 per andare in ufficio.
E' quasi inutile ricordare che devo preparare il pranzo.
Le polpette sono quasi pronte.

venerdì, maggio 12, 2006

La Rosa

La Rosa Anna è la cronista di punta della televisione italiana. E' lei che parte lancia in resta ad intervistare i nostri più prolissi politici, i nostri futuri presidenti, le nostre deputate in gonnella. E' lei che viene inviata nel posto più alla moda in questo momento: il fumoir del parlamento, il cortile adibito a fumeria, dove i politici più trendy si ritrovano a spettegolare con lei. Questo ci riempie di gioia e sadismo, almeno quanto vedere l'inviato delle iene che si volta dall'altra parte mentre il politico rilascia importantissime dichiarazioni. E' lei, La Rosa, il futuro della cronaca televisiva della televisione italiana. I suoi adepti si sbracceranno tutti verso insipienti e impotenti cameraman, o verso cronisti inesperti che non sanno fare la domanda più giusta o sorprendere un politico mentre si accende la sigaretta. Il passo successivo sarà la canna indiretta. Farà sicuramente chic.

giovedì, maggio 11, 2006

Confini

Mia figlia è un diavoletto mascherato. Mi devo trattenere un sacco di volte dal farmi prendere dal panico. Quando sale in piedi sul bordo esterno del divano...dicono che non bisogna mai accorrere con foga perché poi i bambini si spaventano e fanno peggio, magari fanno uno scatto e cascano - chessò - spaccandosi la testa! Ma dico, come si fa a non farsi prendere dal panico quando la carne della tua carne sta per spiaccicarsi? Tu lo sai che lei è lì, in bilico, che non ti sta chiedendo aiuto, ma che guarda il mondo con occhi probabilmente diversi dai tuoi, che ciò che per te è obliquo per lei è drittissimo, che il piano ha per lei infinite accezioni millesimali. Per te il bianco è bianco, così come il baratro è baratro. Invece per loro tutto è fluido, non ci sono confini insormontabili. Le barriere sono solo degli adulti. Le trasmettono loro. E' l'eredità umana che fa perdere l'ingenuità infantile per trasformarci in paurosi adulti confinati. Io vorrei tanto essere come lei, o farla restare com'è. Ma non so se potrò sempre trattenermi dal correre da lei quando si chiude il dito nelle gambe del carrello o quando sbatte contro gli stipiti delle porte.....

lunedì, maggio 08, 2006

Giardinaggio

Non faccio sport da più di quindici anni. Sfido chiunque mi conosca a definirmi come una persona sportiva. Inoltre dopo la drastica dieta dimagrante devo essermi ulteriormente inflaccidita... Tutto questo per dire che il pomeriggio di oggi è stato epico: mi sono dedicata al giardinaggio. Ieri avevo comprato un bel paio di guanti. E oggi me li sono infilati. E me li sono infilati con la voglia matta di sfogare i miei istinti più brutali. Ho cominciato a strappare erbacce, sterpi, cardi, ortiche. A mazzi, senza sosta per due ore. Facendo fascine ordinate come una brava giardiniera e dando una forma più dignitosa al mio giardino. E sapete che vi dico: mi sono sentita bene! Stravolta sudata appiccicosa sporca. Ma bene, diamine! E la mia simpatica vicina, che mi è passata davanti mentre vangavo, al mio dire che pensavo di aver fatto un buon lavoro, ha risposto con sufficienza: "Abbastanza." Abbastanza??????????? Ma se ho ripulito tutto il giardino e i suoi operai mi hanno pure bucato il muro del salotto. Hi hi, che risate, il buco dà direttamente sulla loro camera da letto! Ora le faccio un bello scherzetto...

sabato, maggio 06, 2006

Io sono così

Sono così, che mi emoziono quando i ricordi raffiorano. Le occasioni sprecate che ogni tanto, ma solo ogni tanto, si ripresentano. Il brivido dietro la schiena che ho provato la prima volta che ho visto mio marito. Le lacrime che mi sono scese la prima volta che ho visto aprirsi le piccole ciglia di mia figlia. Il pianto ininterrotto sull'aereo tornando da Parigi per il funerale di mio padre. Il senso di frustrazione per il fallimento di un'amicizia. Il fallimento degli amori, tutti: quelli veri, quelli improvvisati, quelli di una notte, quelli giurati per sempre, quelli promessi e non onorati, quelli che restano per sempre nel cuore come un pungiglione acuminato, quelli che non si ricordano, quelli di cui ti resta solo un cerchio alla testa e qualche ferita sul corpo. Ogni tanto mi emoziono ancora. E allora penso che sono viva.

mercoledì, maggio 03, 2006

Discorso di Bertinotti

Per chi non avesse avuto occasione di ascoltarlo, posto il discorso d'insediamento di Bertinotti alla Presidenza della Camera dei Deputati del 29 aprile 2006:

"Signore deputate, signori deputati, mi rivolgo a voi direttamente senza la
lettura di un testo scritto per sottolineare con un piccolissimo gesto il
senso di apertura, di confronto e di dialogo che vorrei prevalesse in questo
Parlamento. Ringrazio allo stesso modo chi ha voluto votarmi e chi,
altrettanto comprensibilmente, mi ha negato il suo voto. Vorrei così
richiamare alla pari dignità politica di ognuna e di ognuno in quest’aula,
del Governo come dell’opposizione, della maggioranza come della minoranza.
Vorrei che ognuno di voi e ogni parte politica potesse contare sul mio
assoluto rispetto di questo principio.

Saluto le donne e gli uomini del nostro paese. Saluto il Presidente della
Repubblica, Carlo Aurelio... Carlo Azeglio Ciampi - chiedo scusa al
Presidente ed a voi - anche per il modo autorevole e popolare con cui
rappresenta il paese. Attendo l’elezione del Presidente del Senato, al quale
fin da ora assicuro la mia collaborazione.

Saluto il presidente della Corte costituzionale. A Pier Ferdinando Casini, che
mi ha preceduto in questo importante incarico con una capacità e con un senso
delle istituzioni che spero di potere imitare, va il sincero ringraziamento
mio e di tutta l'Assemblea. Auguro a tutte le deputate ed a tutti i deputati,
all'insieme dell'Assemblea buon lavoro. Ne ha bisogno il Paese, ne hanno
bisogno le nostre istituzioni democratiche. Credo che il primo compito che
tocchi a tutti noi è di lavorare ad una forte valorizzazione del ruolo del
Parlamento della Repubblica italiana.

Si tratta, credo, di una necessità storica in questi nostri tempi difficili.
Tempi di un passaggio impegnativo per la democrazia in Italia e in Europa.
Viviamo ogni giorno il rischio di un distacco del paese reale dalle
istituzioni, il rischio di una separazione della quotidianita' della vita delle donne e degli uomini dalla politica, il rischio che in questo quadro
una parte della società - quella più debole, quella più spogliata - venga
trascinata fuori dal quadro della politica. La politica tutta vive una sua
crisi, eppure dal nostro paese viene alta e grande una domanda di politica,
come si è visto anche alle recenti partecipazioni alle elezioni, una domanda
esigente e, a volte, aspra. Il Parlamento non potrà da solo risolvere questi
grandi problemi, affrontare questa dura crisi, ma può concorrere alla
rinascita e allo sviluppo di tutte le forze democratiche, di partecipazione e
di politica; concorrere con l'insieme delle istituzioni democratiche e
attraverso la partecipazione delle donne e degli uomini del nostro paese, con
cui penso possiamo lavorare alla riqualificazione dello spazio pubblico, che
ognuna e ognuno possa vivere come propria comunità.

Credo che dovremmo guardare con attenzione e cura a tutti i corpi, le
amministrazioni, da cui dipende la vita dello Stato repubblicano. Rivolgo da
qui un’attenzione a tutti i dipendenti pubblici, ai corpi dello Stato, alle
sue amministrazioni centrali e locali, centrali e territoriali, affinché
possano dispiegare tutta la loro potenzialità. Vorremmo concorrere a
valorizzare la loro autonomia, le loro autonomie, che sono una grande
ricchezza per il paese - tutte le autonomie, da quella della magistratura a
quella del servizio pubblico di comunicazione e di informazione -, per far sì
che tutti noi possiamo sentirci cittadini di uno Stato di diritto e cittadini
conosciuti e riconosciuti. Più in generale, di fronte a questo Parlamento sta
il compito di un rapporto positivo tra il paese reale e le istituzioni. Il
popolo deve poter investire tutta la sua fiducia sulle istituzioni
democratiche per nuove conquiste di libertà, di diritti alle persone, anche
liberandoli in tanta parte del paese dai gioghi che subiscono, a partire da
quello intollerabile di ogni mafia, per una nuova frontiera da costruire di
giustizia sociale e di sicurezza delle cittadine e dei cittadini, sicurezza
nel senso più alto di diritto all'accesso al futuro, quello cioè di poter
contare sulla possibilità di costruire i propri destini.

Per questo noi vogliamo contare sulla scuola come una parte fondamentale nella
costruzione di una nuova convivenza e vorrei qui ricordare il lavoro prezioso
delle insegnanti e degli insegnanti che costituiscono un patrimonio per il
futuro del nostro paese. Un patrimonio con cui lavorare e sconfiggere la
peggiore delle selezioni di classe, quella che può colpire in giovane età
ragazze e ragazzi, spingendoli all’esclusione. Vorrei ricordare da questa
tribuna la lezione, in cui vorrei tutti ci riconoscessimo, di una grande
coscienza civile e di un riformatore del nostro paese che di questo tanto ci
ha insegnato: don Lorenzo Milani. Ma le istituzioni democratiche sono vitali
se cresce con esse la società civile. Questa relazione sociale e umana, che
fa la cultura grande di un paese, può essere oggi il fondamento anche di una
nuova economia, non solo di una civiltà: l'Italia ha qui la sua risorsa più
grande. Perciò, vorrei che potessimo vivere insieme - insieme -, pur nella
diversità delle posizioni politiche, un allarme: il rischio della crisi della
coesione sociale, che può vivere l'Italia come tutta l'Europa, minacciata in
questo periodo, come ci dicono i fatti di cronaca di episodi barbarici ancor
più che impegni saggistici. Interroga la politica questa crisi.

C'è una fatica di vivere, un'incertezza, qualche volta una perdita di senso,
in parti della società che vengono spogliate di futuro. Vivono, queste realtà
drammatiche, insieme a tante esperienze di speranza, di innovazione, di
investimento sul futuro. Per battere le prime, il Parlamento può inscrivere
la sua iniziativa nell'impegno - comune - a costruire popolo, appartenenza,
comunità. Sono un uomo di parte: un uomo di parte che, perciò, non teme il
conflitto; che sa che la politica chiede scelte, confronto tra tesi diverse,
anche opposizioni e persino contrapposizioni. Ma una cosa vorrei che fosse
bandita dal nostro futuro politico: quella di lasciare scivolare la politica
nella coppia amico-nemico, in cui c'è la negazione di quello che pensa
diversamente da te.

Abbiamo bisogno, insieme alle differenze, e persino ai contrasti, di costruire
un concorso per realizzare un'Assemblea, questa, che parli a tutto il paese
il linguaggio della convivenza, della convivenza anche oltre la politica,
della convivenza come valorizzazione delle differenze, delle diversità da non
negare ma, anzi, da nominare e da riconoscere: differenza di genere,
attraverso le quali si manifestano due punti di vista diversi nel mondo;
differenze etniche, tra nativi e migranti; differenze generazionali;
differenze tra credenti e non credenti e tra le molte fedi. La laicità non è
solo un’eredità del passato; e non è neppure solo la più necessaria e
condivisibile difesa dell’autonomia del legislatore. La laicità chiede, in
Italia come in Europa, una sua rielaborazione, per farne l'orizzonte di una
nuova convivenza, della costruzione di una cittadinanza universale in cui
progettare il nostro futuro, un futuro che sta sospeso tra rischi terribili e
grandi speranze. Progettare il futuro: si può! Lo sapremo fare, quale che sia
anche la radicalità del nostro dissenso, se sapremo riandare alle radici più
profonde del nostro popolo e delle sue grandi culture. Questa legislatura si
apre tra il 25 aprile ed il Primo maggio, due date importanti della nostra
storia. Il Primo maggio, la festa del lavoro, ci ricorda il mondo e ci
raccorda ad una questione fondamentale: il rapporto tra il lavoro e la vita,
che decide, spesso, il livello di società e di civiltà. Per anni, non solo
questi ultimi, si è vissuto un oscuramento nel mondo del lavoro: un lavoro
che ha subito spesso una svalutazione sociale, alla fine della quale è
spuntata drammaticamente la precarietà come il male più terribile del nostro
tempo. Io penso che sia intollerabile. Perciò, dobbiamo riprendere il filo di
un diverso discorso, per restituire il futuro alle nuove generazioni, che ce
lo chiedono in molti modi, ma che ce lo chiedono così intensamente.

Il 25 aprile è la radice della nostra Repubblica. Vorrei che questa Assemblea
potesse idealmente svolgersi a Marzabotto, in quel cimitero sopra una collina
annegata nel verde, in un silenzio che esalta il ricordo del genocidio, degli
orrori della guerra.

Anche lì, signore deputate, signori deputati, è nata la nostra Costituzione,
la sua irriducibile scelta di pace, riassunta nell'articolo 11 della
Costituzione. C'è lì la ragione prima della nostra irriducibile lotta contro
la guerra e contro il terrorismo. Noi piangiamo anche oggi le vite di soldati
italiani uccisi a Nassiriya; anche oggi portiamo la nostra umana solidarietà
alle famiglie di questi cittadini. L'una e l'altra cosa ci fanno intendere il
dolore per ogni vittima della guerra e del terrorismo. Perciò, vorrei che
facessimo insieme nell'avvio di questi nostri lavori un pellegrinaggio, il
pellegrinaggio che Piero Calamandrei indicava ai giovani. Ha scritto un Piero
Calamandrei: "Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la
nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle
carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è
morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità.. Andate lì, o
giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione". Lì c'é
l'origine della nostra Repubblica! Vorrei che questo pellegrinaggio fosse il
viatico per il lavoro di questa Assemblea, in cui ognuno possa riconoscersi
per trovare nelle radici le ragioni e la forza per progettare il futuro
dell'Italia, dell'Europa e del mondo. "

ndr: i neretti sono miei

martedì, maggio 02, 2006

Sentimenti

Ho pianto. Quando ho sentito il discorso di Bertinotti alla Camera ho pensato a Nanni ed ho pianto. Finalmente qualcuno ha detto qualcosa di sinistra!
Poi sono andata con mio marito e mia figlia a giocare al parco e ho scoperto che i modelli comportamentali della società degli adulti si riflettono sui modelli comportamentali della società dei bambini. Alle giostre cominciano l'oppressione, il ricatto, la violenza, ma anche l'appartenenza, la difesa, l'amicizia e il perdono. C'è una farandola di sentimenti che si costruiscono, provandoli per la prima volta, imitandoli e sviluppandoli, che contribuiscono a costruire delle piccole personalità, ancora imprecise ma a loro modo complete. E noi genitori stiamo a guardare.....