giovedì, maggio 25, 2006

Il grande giorno

Sai quando aspetti con ansia che un certo giorno arrivi, lo carichi di aspettative e speranze, ti prepari psicologicamente non tralasciando nessun dettaglio perché il più piccolo particolare sarà fondamentale, ti immagini come si svolgerà l'incontro (nel caso mio tra due amiche che non si vedono da tempo), guardandoti dall'esterno un po' come farebbe una telecamera? Fino ad accorgerti che questa mania di precisione ti porta ad moltiplicare ed in un certo senso allungare gli eventi in maniera esponenziale, per allontanarti sempre più da quell'atteso momento. Non si sa se è il fato, il destino o la tua cassandra personale, ma quell'agognato istante deve essere sudato e conquistato come la cima più alta, altrimenti non vale la pena. Diciamo che una giornata tipo di attesa di grande giorno a casa mia può articolarsi più o meno così: mi alzo prestissimo perché sia tutto sotto controllo, va via l'acqua causa lavori di cui non sono mai stata informata, non mi posso lavare, comincia l'estate fa un caldo boia mi sveglio sudatissima ché non ho ancora tolto il piumone; raduno le mie quattro carabattole ed esco di casa non senza aver preparato la colazione per tutti rifatto i letti messo un po' a posto casa vestita io e la bambina; mio marito guida, ha deciso che mi accompagna alla stazione, si cambia almeno due volte strada per il traffico e in quella tutta piena di curve sentiamo un gorgoglìo sempre più forte: mia figlia vomita tutta la colazione, ma di quel vomito che assale l'odorato, il tatto e con essi le viscere, quello che invade ogni spazio per capirci; siamo bloccati nel traffico, non arriveremo mai in tempo alla stazione. La mia amica chiama e con accento francese mi dice: "sono quasi arrivata, sono a Firenze!". Firenzeee? Ma ci vogliono ancora almeno due ore - dico io. Ma lei che ne sa delle distanze italiane. Insomma, mi metto l'anima in pace, la macchina al parcheggio, ché alla fine siamo arrivati alla stazione. Devo fare pipì. Dopo dieci minuti di marcia arrivo alle prestigiose toilettes della stazione Termini. Servono 70 cts. Nella stupida tasca del mio stupidissimo portafoglio ve ne sono ovviamente solo 60. Ritorno trafelata da mio marito che mi aspetta nella macchina col vomito, tendo la manina e gli faccio cacciare 70 cts. Perché non solo 10?Ma è chiaro perché non si sa mai mi strappano via la borsa almeno questi 70 mi consentiranno di espletare correttamente. Ve la faccio breve, ma sappiate che quel breve è comunque pregno di altri mille piccoli e forse per voi insignificanti eventi che messi insieme fanno l'enormità della faticosa giornata tipo, insomma si riesce ad arrivare a casa e si chiude la porta dietro le spalle. Resta solo, a ricordarci i nostri sforzi, quel profumino nella macchina....

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