lunedì, marzo 31, 2008

Domenica al mare

Già, va bè, c'era l'ora legale.
I cui effetti hanno gravato su di noi tutta la giornata.
A svegliarsi presto, ieri, manco con le bombe.
E partiamo, come ogni famiglia brambilla che si rispetti, con due ore di ritardo sulla tabella di marcia, aggravate dal fatto che son dovuta tornare su a casa a prendere le chiavi della casa al mare.
Nessuna delle due pupe ha chiuso occhio in un'ora di macchina.
Per il resto la giornata è scorsa senza niente di incredibile da segnalare.
E questo perché il meglio doveva ancora arrivare.
Mai hiusband decide, in uno slancio di signorilità di andare a mangiare il pesce al ristorante.
Dio, penso, come sono fortunata oggi.
Per farla breve: alle sette di sera nemmeno un ristorante era aperto. Ripieghiamo su una squallida pizzeria i cui cessi erano impraticabili. Non so come, e non lo voglio sapere, mio marito ha fatto fare pipì alla bimba grande. Io non ho coraggio nemmeno di metterci piede, al bagno.
Allora dopo mangiato andiamo a prendere il caffè in un bar lussuoso, quello avrà sicuramente un cesso praticabile. Ma una signora esce urlando, giusto prima che fosse il mio turno e il cameriere comincia a pulire il bagno. Nessuna speranza che finisca ad un'ora decente. Sto per mettermi a piangere. La piccola ha fatto la cacca e sarà pure per questo che ha mangiato solo tre cucchiai di pappa. La possiamo cambiare solo in macchina. Io devo assolutamente fare pipì. Mi abbasso tra due macchine mentre mio marito si spezza le reni a cambiare la piccola. Proprio mentre mi rialzo, dopo ovviamente essermi bagnata tutti i pantaloni giustamente e all'uopo a zampa d'elefante, mi accorgo che sta passando, probabilmente ignaro, un signore. Grandi sorrisi.
La grande, nel frattempo si è addormentata sul passeggino; si fa trasportare faticosamete in macchina, legare le cinture del seggiolino e appena seduti tutti finalmente, ognuno al posto suo, si risveglia e non si riaddormenta più per tutto il viaggio. L'arrivo a casa è dei più catastrofici perché non c'è verso di addormentare nessuna delle due.
Quando la missione è compiuta, io e mai hiusband, mervellus hiusband, ci guardiamo in faccia ed entrambi, con la stessa foga ci diciamo: "Stasera non c'è trippa per gatti. A letto. Senza fare domande".

giovedì, marzo 27, 2008

Videocommunity

Molti di voi avranno notato che mi piace parlare delle mie dis-avventure familiari, soprattutto delle mie figlie.
Qualcuno l'ha sicuramente notato.
E si tratta di una community, nata di recente, che si occupa di molti aspetti della maternità, aggregando le mamme più disparate, con leloro storie.
E lo fa richiedendo ai suoi iscritti un tipo di collaborazione definita user-generated. Cioè fatta in casa, per capirci, con telecamerina o macchinetta digitale o telefonino.
Io faccio un video, te lo consegno a te community e chiunque può guardarlo, apprezzarlo, criticarlo, sganasciarsi dalle risate o anche piangerci sopra, perché no.

Come molti di voi avranno notato, non è certo la timidezza che contraddistingue il mio carattere.
Allora, qualcuno della community di mammenellarete mi ha contattato e mi ha chiesto di cavar fuori qualche pillola di saggezza sulla mia concezione di maternità. Io sono per natura scettica agli assembramenti, sono un cane sciolto. Ma la tentazione è stata forte. Diciamo che ho detto sì perché in palio c'era la partecipazione ad un programma televisivo sulla maternità. E sono stata tentata soprattutto dal poter diffondere il mio verbo sul disincantamento che deve essere proprio di questo mestiere, la maternità, perché altrimenti non se ne viene fuori.

Ma io ci ho provato, arrangiando il tutto con primi piani mostruosamente ravvicinati e testi imbevuti di ironia e - sono sicura non abbiate difficoltà a crederlo - di modestia. E sembra che i risultati delle mie fatiche si potranno vedere addirittura su Discovery Real Time ogni sabato alle 22, a partire dal 12 aprile.
Venite a trovarci numerose/i, se non altro per divertirvi un po' o - perché no - per dire la vostra!
Annetto qui una mia pillolina inedita di saggezza. Tanto per farvi un idea!


lunedì, marzo 24, 2008

Sbagli

La ragazza è arrivata a lavorare a casa mia con un dente di meno.
Il classico incisivo superiore.
Poi, piano piano si è aperta con me e mi ha detto, con occhi tristi e in un italiano che definire stentato sarebbe un complimento, che il marito la sera prima le aveva detto che l'anno prossimo avrebbero dovuto riportare la figlia di quattro anni in Romania, dalla nonna. Perché lei avrebbe dovuto lavorare di più. Non bastavano le mattine e i pomeriggi, sabato compreso, a servizio. La figlia era un impedimento.
Io le ho detto che secondo me era uno sbaglio.
"Capisci sbaglio?" - le ho detto.
"No, no capire".
"Sbaglio significa errore, fare una cosa sbagliata. Difficile tornare indietro. Secondo me fai uno sbaglio se accetti. Perché gli anni passati lontano da un figlio piccolo nessuno glieli ridà. Nessuno te li ridà.".
Mi ha guardato che sembrava un cane bastonato.
E nessuno mi toglie dalla mente che quell'incisivo non sia saltato da solo.

lunedì, marzo 17, 2008

Pulp-eggiamenti



Parlare di un film* pulp è come sparare sulla Croce Rossa.
Non c'è storia.
Allora vi dirò che
Javier Bardem non mi ha fatto rimpiangere Steve Buscemi e che Josh Brolin mi ha fatto tenerezza quasi come John Goodman.
Sopra tutti, ovviamente, staglia il buon
Tommy Lee Jones , ormai attore maturo che non ha necessità di muovere nemmeno un muscolo della mascella per entrare nella parte. Lui è la parte.
A dispetto delle sparate, delle bombole, dei vagolanti proiettili ad aria compressa, l'ho trovato un film statico, nella sua ineluttabile tragicità.
Non è bastata l'autoreferenzialità di
Woody Harrelson : "Io non sono come lui", riferito ovviamente all'incredibile "Natural Born Killers", primo di una lunghissima serie di film sull'indecifrabile violenza dell'assassino seriale, di cui fu indimenticabile serial killer protagonista.
Però i Cohen sono splatter più che mai e mio marito ha osato dire che prendono molto da Tarantino.
I Cohen l'hanno creato a Tarantino.
Che ora se ne gode i frutti.

*
Non è un paese per vecchi di Ethan e Joel Cohen

sabato, marzo 15, 2008

Il terrore corre sul filo della parannanza

Dio, voglio morire.
Io sono una persona coraggiosa ne ho passate tante nella vita sempre a testa alta soprattutto nei momenti difficili sono una che non si tira indietro davanti alle difficoltà una lavoratrice indefessa quando c'è da fare e negli ultimi anni mi risulta anche difficile stare con le mani in mano forse ho la sindrome della casalinga sai di quelle che ti tolgono da sotto il piatto appena hai finito di mangiare e che stirano anche le mutande no! non voglio finire così ma insomma dicevo sono una che non si lascia menare facilmente per il naso una con le palle insomma.

Ma allora perché quando ho trovato la cucina infestata dagli animaletti dei carciofi marci mi si è raggelato il sangue e irrigiditi completamente gli arti per non parlare del cuore che per un nanosecondo ha trascurato di battere?

venerdì, marzo 14, 2008

Elogio notturno


Dio come adoro la notte.
Mio marito stravaccato sul divano con le bolle al naso, che non lo svegliano nemmeno le donnine nude.
Le mie figlie che russano entrambe nella stessa stanza al calduccio delle loro trapunte.
Ed io, qui, alle prese con una traduzione dal francese del verbo di un fisico epistemologo (ritratto nel disegno qui accanto, non da me, ovviamente e mi saluta pure, forse è anche l'ora delle allucinazioni!) che cerca di spiegare al mondo che la fisica e l'epistemologia hanno molto in comune.
Per me, a quest'ora, l'unica cosa che hanno in comune fisica ed epistemologia è il significato della posizione orizzontale.
I love you all.
Da domani si cambia vita.

giovedì, marzo 13, 2008

Requiem

Non è bastato.
Mio marito sembra peggiorare ogni momento che passa.
La poppante ha vomitato la pappa tipo poltergeist.
E io son qui, all'una di notte, ancora a lavorare dopo aver messo tutti a letto, lavato i piatti e sistemato i giochi. E tralascio i restanti 61200 secondi della mia lunghissima giornata.
E' andata nettamente peggio di quanto pensassi.

mercoledì, marzo 12, 2008

Sopravvivere

Lo so, lo sento, che sopravviverò a mio marito malato che lavora a casa, alla mia poppante urlante, ad un lavoro che mi è capitato tra capo e collo e che doveva essere fatto già ieri, alla nuova donna delle pulizie (unico lusso concesso alla mia modesta vita) che non capisce una parola d'italiano e che mi ha asciugato a mano tutto il pavimento del bagno mentre le avevo detto di asciugare i sanitari, a mia madre che vorrebbe che oggi pomeriggio io andassi alla presentazione - nel pieno centro di Roma - del nuovo libro di poesie del marito della mia insegnante d'italiano delle medie, quella che mi disse che prima di parlare dovevo pensarci tre volte, alla mia macchina che si sta per perdere la marmitta, alla mia figlia maggiore che tornerà da scuola festante perché il padre è a casa e non darà requie né a me né a lui e forse per oggi basta.

martedì, marzo 11, 2008

Loffe da loft

Sempre nel loft da sogno, ho fatto la mia bella figuraccia post-brunch. Di quelle che fai con le amiche un po' riservate. Di quelle che faccio io perché non mi so tenere il cecio in bocca.

IO: "Ma senti, ma quel tuo amico lì, quello sbruffone che si fa bello con tutti? A me quelli così mi stanno antipatici, quelli che devono per forza dissertare su tutto."
LEI: " Mmh..."
IO: "Oddio, ma che state insieme?"
LEI: "Mmh..."

lunedì, marzo 10, 2008

Bocca mia fatti capanna!


Vi ho anticipato la mia recensione culinaria.
Parto dalla fine.

Sono tornata a casa con due strudel di mezzo metro ciascuno.
E con l'equivalente in più sulle cosce (ma questi son fatti tuoii - direte voi...).

A parte la foto che Maurice mi ha costretto a fare [quella sua risatina è lo sforzo di tenermi la pistola puntata contro, e la mia faccia da ebete è la mia faccia da ebete] l'incontro è stato folgorante: io a telefono con lui e lui che parlava con me da dietro le mie spalle.

Avrei voluto essere sola per godermelo tutto, ma avevo le pupe a carico. Una per fortuna dormiva come anestetizzata dall'arietta di montagna, e l'altra, degna figlia della madre pacco postale, era venuta senza nemeno un giochino e sarebbe presto divenuta insopportabile. Sicché la nostra birra è stata fugace e ho dovuto pure ingurgitarmi il gelato di mia figlia che si sbafava la ia pastarella. Ma son quisquilie.

Rispetto all'accoglienza che Maurice ha riservato nel suo ristorante a me e al mio gruppone con bambini urlanti al seguito.
Io ho fatto la parte della scassamaroni e istigato tutti a ordinare alla carta.
Banale dire che ne è valsa la pena. Vero dire che persino la palla di gelato finale dei pupi era succulenta.
Mi profonderò in lodi sui ravioli di castagne al sugo di lepre e broccoli romani. Finché campo ne conserverò l'aroma.
E come secondo abbiamo puntato un tenerissimo spezzatino con polenta, ché poteva fondere in bocca come un burro.
E poi, siccome lo chef mi aveva personalmente omaggiato dei due strudel di cui sopra - realizzati dalla di lui signora -, mi sono gettata a capofitto nella degustazione della sua mousse di nutella e cioccolato bianco, che non è stata per nulla consolante, perché mi ha lasciato in bocca il desiderio di sorbettarmene altre venti. Ma insomma, bisogna accontentarsi.
E a cena: strudel!

venerdì, marzo 07, 2008

Pacco postale

Io viaggio come un pacco postale.

Senza sapere dove mi portano.

Ma arrivo sempre ad una meta di una bellezza insospettabile.

Perché mi lascio trasportare.

Certo lasciarsi trasportare guidando per sette ore con due bimbe al seguito, panni invaligiati buoni per ogni stagione, pannolini, ricambi vari, cibi più o meno proteici, creme, passeggini, fazzoletti di carta che chissà perché scompaiono quando servono anche se sai che ne hai venti pacchetti, bagnoschiuma shampo per varie età, asciugamani e lenzuola, lasciarsi trasportare - dicevo - è una boutade.

Ma io sono pacco postale
inside. E me ne vanto.

Penso che le mie figlie saranno come me.

E passare un pomeriggio a chiacchierare con il mio amico Maurice, nel bar più squallido del paese, è la cosa più bella che ci sia in quel paese, se di fronte hai cime innevate e una fredda birra in mano.

Scarpinarsi su per la neve con un passeggino e una bimba urlante non è poi così male se a fare la discesa col bob è tuo cognato che si carica la prole in vece tua.

Seguire le indicazioni dell'ufficio del turismo per trovarsi in un parco divertimenti per bimbi, completamente deserto di bimbi e di divertimenti, ha il suo risvolto positivo se nel rifugio trovi una strabordante fetta di torta della foresta nera, anche se tua figlia se ne pappa la metà.

Caricarsi sul treno tre bambini urlanti più la poppante nel passeggino per andare a fare una gita, ma soprattutto per farli contenti, anche se tu trasudi fatica da tutti i pori, può tramutarsi in felicità pura quando addenti, anche maldestramente - ma che fa! - un raviolo di castagne con sugo di lepre e broccoli cucinato dall'amico Maurice (recensirò, a tempo debito, per la rabbia di molti di voi, la sua culinaria abilità).

Non dormire la notte per almeno tre notti perché l'urlante figlio della proprietaria di casa non si degna di prender sonno, fa senz'altro vedere con occhio ammirato la bontà delle proprie figlie che fin dalla prima notte non hanno esitato a prendere sonno.

Il pacco postale non sa dove va.
Ma dove va, va bene!