mercoledì, dicembre 30, 2009

zero dieci

E poi un giorno ti svegli e devi cominciare da zero.
Costretta a citare Bennato. E' tutto dire.
Sai quel giorno, quello della resa dei conti, quello che in qualche modo in fondo al tuo cuore hai sempre sperato arrivasse perché la sospensione del giudizio non è di questo mondo e chi di caldarrostate in faccia ferisce di caldarrostate in faccia perisce, quel giorno che hai anche sperato non arrivasse mai perché meglio che il fuoco resti sotto la sua cenere, quel giorno che avevi cancellato dal calendario con la certezza che nessuno l'avrebbe stampato mai più.
Tutto torna, siore e siori.
Tutti i nodi vengono al pettine e tutti i parquet hanno bisogno delle loro pattine.
Ed il mio augurio per questo 2010 che arranca è che i capelli siano ben spicciati. I miei capelli sono ricci. I capelli delle mie figlie sono ricci. E ogni riccio è un capriccio, ma anche un nodo.
Io nel 2010 snodo.
E tu?

mercoledì, dicembre 16, 2009

Questioni di stilettate, ma sempre con classe.

E' stato terribile accorgersi di aver messo il sale invece dello zucchero sulla torta di compleanno di my husband.
Ma io non mi butto mica giù. Mercoledì vado in una SPA (per chi non sapesse cos'è, ha perso un'occasione). Perché ho un'urgenza.
La mia consuocera (la mamma del fidanzato di mia figlia) è troppo perfetta. Lei ha sempre lo smalto rosso. E non è mai sbeccato. Lei è sempre fresca di trucco e parrucco. Sempre con scarpe vestiti borse all'ultima moda. Lei corre quattro chilometri al giorno per potersi mangiare un godurioso tramezzino da almeno mille calorie. Lei non si può non notarla. Certo anche a me non si può non notarmi. Infatti la mamma di un compagnuccio che ci aveva invitato al suo compleanno sabato pomeriggio mi ha fatto notare come la mia splendida collana nuova dei quarant'anni oggettino esclusivo niente male da me indossato con completo di vestitino nero e stivalone con la non chalance di una gattina in calore, quella collana - insomma - non l'avrebbe mai vista su di me. Ma come caxxo ti permetti IO che sono la statuarietà fatta persona un metro e ottantatre di morbidezza solo perché non mi trucco per andare fuori scuola a prendere mia figlia non significa che non sappia come rendere il mio corpicione allettante seppure ad una festicciola della scuola materna! Certo mai al pari della mia consuocera, ma ad ognuno i suoi talenti.
E per vendicarmi dirò: mamma del festeggiato, si vedeva la panciera sotto il tuo vestito attillato!

giovedì, dicembre 10, 2009

Qui babbo natale, rispondete terra.

Sono indubitabilmente presa da mille cosette natalizie. Nonostante la mia idiosincrasia per codesta festa.
Ma con due figlie non scampi.
Alle 2 recite.
Al mercatino di natale.
Alle letterine per babbo natale.
Al panico di inadeguatezza a far fronte a tutte le richieste che possono venire da una testolina di bimba.
Cioè secondo loro babbo natale porta tutto.
E l'altro danno che il digitale ha fatto è stato presentare al popolo infantile il mondo della pubblicità. Dal quale ero riuscita finora a tenere lontane le mie figlie e che ora, sotto strenne natalizie, esce fuori in tutta la sua virulenza.
E' vero che i bambini hanno sicuramente più neuroni di noi e tutta la vita davanti. Ma perché sprecarli a ricordare tutti i testi delle pubblicità?
E' solo colpa TUA, direte voi.
In parte sarà sicuramente così.
Ma credo che il processo di (AN)alfabetizzazione pubblicitaria sia, nel mondo contemporaneo, praticamente inarrestabile.
Io mi posso pure opporrre a tante cose, come all'uso del computer, come all'esposizione eccessiva alla televisione, ma presto io stessa (come pure le mie figlie) sarò sommersa da quintali di materiali "tossici" per cui la mia lotta attuale non sarà servita a nulla. E andare a vendere giochi usati nella piazza del paese in cui vivo sarà ritenuto un lavoro da vecchi babbioni. Se esisterà ancora il mercato. Semplicemente i giocattoli usati saranno risucchiati da un tubo nero o non ci saranno proprio più giocattoli, ma solo la loro idea. E non "platonicamente" parlando.

Mi sono riletta.
Non si capisce una mazza. Ne convengo.