venerdì, settembre 15, 2006

La cura

Preparare un evento con cura. Scegliere il vestito, gli accessori, persino la biancheria intima adatta, anche se già si sa che non ci sono dubbi sul destinatario. Decidere di non andare dal parrucchiere perché il capello sciolto e selvaggio ti sta meglio (e anche perché non hai voglia di lasciargli tutto lo stipendio, al parrucchiere francese). Essere, insomma, (o almeno tentare di essere) perfetta.
Poi tuo marito te lo fa credere, ti dice che sei la più bella del mondo, o comunque almeno la più bella della festa (ha passato la settimana a guardare le tettine delle signorine parigine che le sventolano come fusciacche), e tu ci credi perché comunque lusinga il tuo ego di mamma-casalinga-lavoratrice-frustrata.
Poi, a forza di prepararvi arrivate in ritardo alla cerimonia. Ma tu sei una virago oltre che una mamma-casalinga-lavoratrice-frustrata. Non ci stai ad essere tagliata fuori. E' mai possibile che un matrimonio cominci addirittura in anticipo? Ma la sposa non si faceva aspettare un tempo? Che fretta c'è se poi bisogna passare insieme il resto della vita, sentire l'odore dei piedi sporchi, delle ascelle puzzolenti per non parlare del resto? E invece no, questi c'avevano fretta di sposarsi. Allora la nostra eroina arriva trafelata, come se non bastasse un trattore si era messo sulla strada a duellare con un autobus di linea. Ma che chance può avere un comune mortale di arrivare puntuale ad un matrimonio per il quale è già sopravvissuto ad un viaggio su un aereo low-cost con relativo atterraggio di fortuna e vendita a bordo di ricchi premi e cotillons, che la fortuna sia con te (mio marito ha anche calcolato che su 18 persone che avevano comperato il biglietto della lotteria, se ci fossimo stati anche noi avremmo avuto un diciottesimo di possibilità di vincere un biglietto aereo, con lo stesso atterraggio di fortuna incluso), se gli si mettono di traverso due bestioni simili? Infatti arriviamo in ritardo. Salgo le scale a quattro a quattro (più tardi mi accorgerò di aver sgarrato la gonna proprio ad altezza mutanda) per essere partecipe almeno di qualche battuta. Non c'è nessuno. Silenzio irreale. Vedo una porta, mi chiedo: "la apro o non la apro?". La apro, sono venuta da Roma fin qui nel fondo della campagna normanda e certo non posso più tirarmi indietro. La apro senza esitazione, dunque, e mi rendo protagonista di una delle più grosse figuracce di tutta la vita mia: di schiena c'è il sindaco ad un centimetro uno dalla porta (tipo sai che magari in un momento di pausa si dondolava e aprendo la porta avrei anche potuto farlo cadere), tavolo e di fronte i due sposi che mi guardano diciamo con aria interdetta, e ancora dietro gli sposi duecento occhi misti di sorpresa e pena per me. Io accenno a un gesto di scuse, abbasso lo sguardo e cerco di sgattaiolare via chiudendo la porta alle spalle del sindaco. Sono riuscita a perdere interamente il matrimonio della mia amica, a squartare la mia gonna nuova e a rendermi ridicola di fronte a duecento persone. E non mi potrò nemmeno ubriacare per dimenticare. E presto saprete il perché.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

spero che qualcuno abbia filmato il tuo intervento! sarei proprio curiosa di vederlo! faccio anche io di queste figure molto spesso .........
Aspetto altri resoconti
Elena

Annachiara ha detto...

Ah, carissima, l'unica documentazione dell'evento è una foto scattata da my husband dopo essere riuscito a trovare l'entrata giusta. Ma era già tutto finito e c'era solo una gran puzza di sudore (quello tipico stantìo dei vestiti tirati fuori per l'occasione senza averli prima portati in tintoria). Ma dalla foto questo dettaglio non appare. E non c'è nemmeno la mia faccia contrita...quindi è tutto sommato inutile mostrarla!

Anonimo ha detto...

Sai com'è? Qualcuno molto autorevole tempo fa disse "Parigi val bene una messa".
Ma dato che quello era un matrimonio civile.... ecco spiegato l'arcano!