giovedì, gennaio 15, 2009

L'entropia è un isola. E nessuno lo sa.

Il percorso per arrivare a teatro non è stato dei più facili.
Ho cambiato tre volte strada e sono arrivata facendo quella più lunga nel più breve tempo che un essere umano possa concepire.
Il mio amico Murphy mi fa un baffo.
Il teatro mi ha accolto in platea con l'altoparlante che gracchiava "Comincia lo spettacolo".
E la figuraccia di entrare per ultimi al teatro Argentina con tutte le luci accese e Paolini* già in scena ve la lascio immaginare.
Mi son seduta senza fiatare, imbacuccata ancora nel mio cappotto delle feste e con la sciarpa fru fru attaccata al collo a dare un tono alla mia umiliazione.
E arriva una valanga di parole a sommergere qualsiasi spiraglio di ottimismo che poteva ancora essermi rimasto dopo la traversata tiberina.
Paolini è in gran forma.
Bislacco assai nel suo modo di sgambare su un palco anche troppo piccolo.
Accompagnato da una band molto acustica e assai intonata.
Lui pure canta.
Molto atteggione.
Ha detto tanto, troppo forse.
Troppe teorie, informazioni, dettagli che alla mente di una donna stanca della sua giornata sono sfuggiti per la maggior parte.
Tre su tutti restano nella mia mente a sancire l'importanza dell'evento.
Il 1979 è l'anno dell'inizio ufficiale delle lotta tra Oriente e Occidente. Anche se nessuno di noi lo sa.
Khomeini e la Thatcher ne sono i responsabili. Sono loro che ci hanno portato allo scatafascio in cui viviamo.
Dovrò approfondire. Io i danni della Thatcher li avevo subodorati solo dai film di Ken Loach, visto che nel '79 ero poco più che una bambina.
A noi resta un paese di miserabili. Un quadretto poco idilliaco della nostra condizione postmoderna. L'unica soluzione è partecipare, accorgerci dell'altro, degli altri piuttosto che rimanere arroccati nel nostro castello.
E il terzo punto, fondamentale per comprendere il paese in cui viviamo, è che nessuno tra i presenti in teatro aveva idea di quale fosse il secondo principio della termodinamica. E, pace all'anima sua, il mio professore di fisica si sarebbe vergognato anche di me, che ho fatto tabula rasa dei suoi insegnamenti. Finché qualcuno del pubblico si mette a biascicare "entropia" a bassissima voce. E in ultimo, un tizio dalla più infima balconata del loggione si permette di alzarsi in piedi e dire che forse lui ha qualche reminiscenza degli insegnamenti universitari e si lancia in una spiegazione del secondo principio della termodinamica ovviamente incomprensibile ai più e forse anche a lui stesso. Per dirla in altre parole, nessuno ha capito una cippa. Paolini incluso, che gli ha anche fatto capire come il metodo del professore fosse alquanto astruso. E poi il Paolini ha tirato fuori l'asso dalla manica, una chicca che quel fisicaccio di mio marito quando gliel'ho raccontata ha fatto spallucce perché lui sa tutto e non gli era affatto nuova che se fosse stato con me ieri sera a teatro gli avrebbe fatto un culo così a quello spocchioso del Paolini, e questa chicca era la seguente:
Se hai un acquario e vuoi una frittura mista (di pesce s'intende!) non è detto che poi tu riesca ad avere indietro l'acquario.
E certo che, spiegato così, il secondo principio della termodinamica sembra avere un certo senso.

E poi finisce a Gaber.
Nel senso che Paolini prende "La libertà" di Gaber, e la fa a modo suo e del suo gruppo.
E io, che Gaber l'ho visto tante volte dal vivo, per un attimo, ho immaginato che fosse lì tra noi.
Sicuramente anche lui avrebbe avuto dei dubbi sulla termodinamica.
Ma si sarebbe divertito con quel fondo di ruvida amarezza. Almeno quanto noi.


*Marco Paolini. Miserabili. Io e Margareth Thatcher.

8 commenti:

takajiro ha detto...

che bello paolini! e che bello i miserabili! l'ho visto tempo fa dal vivo anche io!
ti riporto anche io una sensazione amara a fine spettacolo...quella di aver colto un decimo (stando alto) della folgorante loquacità del paolini...
però pendo sempre dalle sue labbra!

Sabatino Di Giuliano ha detto...

Due grandi consigli in un post: andare a vedere, o meglio, ascoltare Paolini e andare in platea.
Tematiche interessantissime e autore coinvolgente. Quella del Vajont è superlativa.
PS: buon non compleanno a te, a me e a tutti i nostri lettori

Anonimo ha detto...

Paolini ha un solo difetto: è veneto.
Sto scherzando, ovviamente.
Mi piace da matti: siamo in tanti a volergli bene, proprio un affetto.
Credo che questo sia ancora più importante che riconoscergli una bravura attoriale fuori dal comune.
Tu stai bene?
Stanca?
:-DD
Daniele (Macca)

Annachiara ha detto...

@ spiderfedix: non c'è storia con uno avanti come te!

@ sabatino: per il secondo consiglio bisogna avere una botta di culo come la mia e trovare un biglietto a 20 euro, altrimenti la platea è proibitiva! ;-)

Annachiara ha detto...

@ daniele: io son morta. ieri sera ero a letto alle 22h30. Assolutamente fuori dal normale per me!

Anonimo ha detto...

... continua a preoccuparmi il tuo istinto di autodistruzione, anzi che non sei inciampata nella sciarpa fru fru :PPP

copyman ha detto...

Ancora mi rammarico di non essere riuscito ad assistere a "Vajont" neanche in videocassetta. "ITIGI, Canto per Ustica" mi mise i brividi sin dalla prima volta che l'ascoltai alla radio.
Spero di essere più fortunato con questo nuovo lavoro.

movida69 ha detto...

Wow, Paolini...

invidia invidia invidia invidia :-D