mercoledì, marzo 22, 2006
Giornata di fuoco
Giornata da incubo. Lavoro la mattina al computer con la pupa molto insofferente. Pisolino (suo), doccia (mia) e dopo un leggerissimo pranzo (lo giuro solo un pezzetto di parmigiano e un'insalata!) volo dalla simpatica dietologa. Nonostante qualche stravizio, dimagrisco ancora. Sono attualmente a meno dieci. E dopo un appassionato elenco di centimetri persi, riesco a liberarmi dalla sua morsa e correre con passeggino, merenda e cambio pannolino a prendere mia madre per accompagnarla in palestra. Certo, ovviamente mia madre, vicina ai settanta, fa palestra, cosa che io non mi sogno nemmeno di fare! Però deve fare tappa al supermercato. Poi si torna a casa sua a mettere la spesa nel frigo (chi lo farà?). E poi di corsa di nuovo in macchina per arrivare già in forma in palestra. Nell'attesa che la genitrice finisca le sue circonduzioni, io e la mia pargola ci rechiamo a fare un pò di shopping. Diciamo che lo shopping in questo momento mi sarebbe interdetto, visto l'intenso calo di peso, dovrei aspettare di essere molto magra per rifarmi una volta per tutte il guardaroba e non una volta al mese, come è invece lo stramaledetto caso attualmente. Mentre scarico pupa e passeggino dalla macchina ho anche un intenso incontro che mi turba non poco. Mi sento chiamare: "signora, signora!". Mi guardo intorno e vedo nella macchina accanto alla mia, seduta sul sedile posteriore col finestrino semiabbassato una vecchina brutta, ma così brutta che più brutta non si può, tipo senza denti in vestaglia capelli dritti, che mi fa: "Mi può aprire lo sportello della macchina?" Io, un pò stupita, provo ad aprire lo sportello, che è invece evidentemente chiuso da dentro. E non trovo di meglio da dire che: "E' chiuso!". E la vecchina abbassa gli occhi. Che tristezza. L'avevano chiusa in macchina, come un cane che aspetta il padrone! Ho pensato per un attimo di chiamare la polizia, poi sono stata risucchiata dagli urli di mia figlia e sono ritornata mesta alla mia vita. Entro in un grande magazzino e decido di provarmi due paia di pantaloni: due taglie dello stesso modello, non si sa mai che io entri in quella più piccola. Esco più incavolata di prima. Mi si vedono le mutande. Non è bella questa mostra obbligatoria di indumenti intimi, seppure da didietro splendidamente dimagriti come il mio! Torno a prendere la genitrice che conduco, ormai sfranta, verso la magna abitazione. Incredibile parcheggio. Vado a casa sua, cambio la pupa, mi do una guardata nel malefico specchio prendo borsa e giacca e scendo giù che mio marito è arrivato per la nostra splendida serata. Ampiamente meritata.
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