venerdì, febbraio 02, 2007

Dissolvenze

Ieri sono stata riportata indietro nel tempo. Alle mie letture universitarie. Quelle che ti regalano la sensazione di conoscere tutto. Che ti danno le chiavi per aprire porte, anche se solo molto dopo scoprirai che non portano molto lontano. Quelle che conservano un posticino dentro, tutto per loro. Per sempre.

Gli americani pagarono per conoscere le abitudini culturali dei giapponesi. Diciamo che fu in qualche modo il prodromo allo sganciamento delle bombe atomiche. Con buona pace dell'antropologa Ruth Benedict, che scrisse su commissione "Il crisantemo e la spada" (1944), probabilmente ignara dello scopo finale.
Ella rappresenterà, anche se con un punto di vista inevitabilmente americano, la cultura giapponese del dono e i modelli di educazione cui erano sottoposti i giovani giapponesi, disvelando attraverso di essi la profondità delle radici comportamentali di un intero popolo. Per la prima volta lo sguardo democratizzatore americano penetrava l'inafferrabile cultura giapponese. Distruggendola, non solo simbolicamente, quel 6 agosto del 1945.

"Memorie di una geisha", film americano del 2005, vorrebbe mostrarci la cultura giapponese fatta di non-detti, di riservatezza mista a perfezione estetica. Parlo del film perché non ho letto il romanzo omonimo, da cui presumo sia tratta la storia.
Al di là dell'opulenza di costumi e della bellezza degli attori (fattore che supera la soggettività in alcuni sublimi momenti) manca, secondo me, il travaglio spirituale proprio del ruolo della geisha, ridotto in alcuni momenti a mera narrazione di accadimenti. Manca un'appropriata contestualizzazione all'interno di una società dalle abitudini millenarie e per questo non riducibile agli esigui schemi della molto più giovane cultura americana.
Ad esempio, una giovane e poco talentuosa geisha si trasforma in pochissimo tempo in una prostituta per soldati americani. Inconcepibile deriva per una donna che per lunghi anni è stata formata alla disciplina dell'okiya (la dimora dove alloggiavano ed erano istruite le maiko per diventare geishe).
La visione americana riduce tutto ad una questione di soldi.
Non conta la bellezza, la disciplina della cortesia, del dono.
Contano solo i soldi.
Chi c'è c'è.
I giapponesi sanno che i soldi sono importantissimi, ma non sono la dote che nobilita l'uomo nel suo passaggio terreno.
Questo per gli americani è inconcepibile. Inconcepibile che un uomo possa giovarsi della presenza di una donna e deliziarsi dalle sue grazie e non per fare sesso con lei.
Io non sono una profonda conoscitrice della cultura giapponese, ma certo la magnificenza di panneggi e paesaggi in questo film viene oscurata dalla profonda manipolazione del senso ultimo di una cultura millenaria. Dissolvendone il valore.
Come per tutte le cose cui si toglie il nome.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

E tutto molto chiaro. Probabilmente in questo bellissimo resoconto ci deve essere la ragione per la quale stamattina ti ho trovata a dormire sul divano.
;-)

Erik, il Vikingo ha detto...

Come dico in un mio post, non conosco il Giappone, ma qualche film da lì penso che debba rimanere nella storia del cinema: penso a Lanterne Rosse, Kagemusha, e qualche altro.
Cmq, bene Meringa, scoperta e linkata. Tornerò ancora. Ciao.

Anonimo ha detto...

ho visto dolls di kitano takeshi, nonostante quello che si dica a proposito di film di questo genere è davvero un capolavoro per me. PS. mi viene il dubbio di fare una gaffe, è giapponese spero?!

copyman ha detto...

La cultura del Sol Levante mi ha sempre affascinato, ma allo stesso tempo mi trasmette un senso di irriducibile alienità.
Un bel post, complimenti Annachiara.

Giuliana ha detto...

ho letto il libro ma non ho visto il film. dal libro non hai la sgradevole sensazione che riporti in questo bellissimo post, evidentemente c'è lo spazio per un'osservazione più profonda dei protagonisti. così il percorso che porta la giovane geisha a diventare una prostituta non ha nulla di automatico né di segnato da una questione di soldi; semmai, è una strada fatta di ineluttabilità assai poco comprensibile per noi occidentali, ma che davvero con i soldi ha poco a che fare.
complimenti

Annachiara ha detto...

x seamus: vorrei fosse chiaro a tutti, però, che non mi ci hai spedito tu a dormire sul divano...che nessuno pensasse che il nostro matrimonio comincia a vacillare! Concentriamoci piuttosto sul sonnambulismo!

x red chef: Pienamente d'accordo con te. E sono contenta di aver scoperto il tuo blog. Una bella boccata d'ossigeno!

x lafea: con un cognome così....viene per forza da laggiù!

x copyman: è vero, alienità...ma non ce la trasmettono anche un francese o un norvegese?

x giuliana: i libri si prestano molto più dei film a stimolare i nostri cinque sensi...

lemoni ha detto...

Sei mooolto saggia...sei forse del 69? =)))
Bacioni dalla cariatide del '67

Anonimo ha detto...

Pensa in quanti modi un'opera può essere fruita: io non ho letto il libro né visto il film, ma ne ascolto la colonna sonora e forse un giorno la ballerò insieme alla mia maestra di danza, che ne ha tratto una coreografia. (Ben prima che Carolina Kostner la usasse per vincere gli Europei ;-))
Un saluto
Chiara

Annachiara ha detto...

x lemoni: saggezza, saggezza....magari!

x chiara: benvenuta tra noi!!