La mia questione di oggi è questa: come fa un medico (che si presume persona competente in materia delle cure di prossimità ad un neonato, e se non lui, chi?) a consigliare ad una puerpera, che ha partorito da quattro giorni - solo perché ha la febbre, i capezzoli doloranti, il seno gonfio ed è sotto antibiotici (dati da lui, ovviamente) - di tirarsi il latte e buttarlo? Oltre, ovviamente, a cominciare a dare alla figlia latte artificiale.
Il latte materno è preziosissimo! Con quale coscienza e fedeltà al giuramento d'Ippocrate si può scientemente invitare una donna a buttarlo?
E comincio a pensare che sia un complotto che inizia dall'ospedale. Nessuno ti insegna ad allattare o a cambiare un pannolino o a non far scambiare al bimbo il giorno con la notte (e ci sono le puericultrici all'uopo in ogni ospedale, in grado di dare consigli che spesso per pigrizia, per mancanza di tempo o di strutture adatte, non vengono dati). E allora, finché sei in ospedale, se hai la fortuna di aver scelto il rooming in, puoi sperare che tuo/a figlio/a si attacchi al seno come meglio crede e nella maniera giusta, prendendoti tutto il tempo per sperimentare, senza che il neonato sia nutrito nella nursery a glucosio o latte in polvere. Poi, quando torni a casa e vai dal pediatra, spesso, alla prima difficoltà (e di difficoltà ce ne sono, questo è certo: perdita di peso, inappetenza soprattutto) ti viene suggerita l'aggiunta di latte in polvere. E poi, dopo l'aggiunta di latte, ti viene consigliato di smettere e cominciare lo svezzamento a tre mesi. E se una madre si oppone, è durissimo andare avanti. Allora devi avere delle certezze incrollabili. Una grossa fiducia in te stessa e nella tua missione in quel momento. Perché - poche storie! - allattare un figlio è una missione, spesso accidentata. Diventa una cosa piacevole dopo che tutto è rientrato nella norma, si sono creati dei ritmi e fisicamente ci si è riprese dal parto. Ma per i ritmi c'è bisogno di tempo e pazienza. Tantissime sono le cose da imparare quando nasce un figlio. Ma poche sono le persone disposte ad insegnare, pur avendone tutte le qualifiche. E allora, in questo limbo che è il primo periodo di vita di un bimbo, le scelte di una madre e dell'ambiente circostante che la supporta sono importantissime per il benessere del bambino. Non dimentichiamolo. Uno scatto di palle si può avere di fronte ad un medico che ci chiede di smettere di allattare perché prendiamo antibiotici. E soprattutto ci consiglia di buttarlo, quel latte.
Il latte materno è preziosissimo! Con quale coscienza e fedeltà al giuramento d'Ippocrate si può scientemente invitare una donna a buttarlo?
E comincio a pensare che sia un complotto che inizia dall'ospedale. Nessuno ti insegna ad allattare o a cambiare un pannolino o a non far scambiare al bimbo il giorno con la notte (e ci sono le puericultrici all'uopo in ogni ospedale, in grado di dare consigli che spesso per pigrizia, per mancanza di tempo o di strutture adatte, non vengono dati). E allora, finché sei in ospedale, se hai la fortuna di aver scelto il rooming in, puoi sperare che tuo/a figlio/a si attacchi al seno come meglio crede e nella maniera giusta, prendendoti tutto il tempo per sperimentare, senza che il neonato sia nutrito nella nursery a glucosio o latte in polvere. Poi, quando torni a casa e vai dal pediatra, spesso, alla prima difficoltà (e di difficoltà ce ne sono, questo è certo: perdita di peso, inappetenza soprattutto) ti viene suggerita l'aggiunta di latte in polvere. E poi, dopo l'aggiunta di latte, ti viene consigliato di smettere e cominciare lo svezzamento a tre mesi. E se una madre si oppone, è durissimo andare avanti. Allora devi avere delle certezze incrollabili. Una grossa fiducia in te stessa e nella tua missione in quel momento. Perché - poche storie! - allattare un figlio è una missione, spesso accidentata. Diventa una cosa piacevole dopo che tutto è rientrato nella norma, si sono creati dei ritmi e fisicamente ci si è riprese dal parto. Ma per i ritmi c'è bisogno di tempo e pazienza. Tantissime sono le cose da imparare quando nasce un figlio. Ma poche sono le persone disposte ad insegnare, pur avendone tutte le qualifiche. E allora, in questo limbo che è il primo periodo di vita di un bimbo, le scelte di una madre e dell'ambiente circostante che la supporta sono importantissime per il benessere del bambino. Non dimentichiamolo. Uno scatto di palle si può avere di fronte ad un medico che ci chiede di smettere di allattare perché prendiamo antibiotici. E soprattutto ci consiglia di buttarlo, quel latte.