lunedì, febbraio 25, 2008
Scende lieve lieve
Saluti a tutti e arrisentirci.
P.S. Ovviamente non sono diventata ricca tutto d'un tratto. Ho solo sfruttato bene le mie conoscenze....non ho mai messo i piedi sulla neve prima d'ora e non comincerò certo a lanciarmi sulle piste nere, ma nemmeno sulle piste in genere. Diciamo che anelo a stare un po' al sole in panciolle, sperando che mia figlia non si sfracelli sul bob.
giovedì, febbraio 21, 2008
Brigitte
Nei corsi di formazione manageriale si parla di bisogni piramidali, laddove il piu' infimo e basico da soddisfare è il bisogno alimentare e quello piu' nobile è la realizzazione personale nella professione, passando per il bisogno di sicurezza e di considerazione. Questo significa, in poche parole, che finché i bisogni alimentari non sono soddisfatti, il collaboratore non potrà dare di piu'. Sarà sempre impegnato a pensare a cosa potrà comprare per cena, a cosa dovrà rinunciare. Una volta sicuro da questo punto di vista, dovrà trovare un alloggio dove ospitare lui e la sua famiglia, la possibilità di un contratto a durata indeterminata, vacanze dignitose. E via cosi, laddove l'essenza stessa del lavoro, quella che sembrerebbe delinearsi attraverso i corsi manageriali, verrà sempre piu' a coincidere non tanto con i beni da esso prodotti ma piuttosto con il grado di realizzazione della persona che lo produce. In poche parole, piu' si sale nella scala gerarchica e meno materiali saranno i bisogni. Al Top non c'è spazio per i crampi di fame allo stomaco.
Altro dettagli importantissimo che appare (non si capisce bene da dove: statistiche, inchieste di soddisfazione o altri sistemi inquisitori?) ben chiaro è che i soldi non sono un fattore di motivazione per i dipendenti. Piu' si ha e piu' si desidera. Detto in soldoni, si parte dal principio che non si è comunque mai soddisfatti del proprio stipendio. Per cui, voi, ô Managers, non pensate di cedere a richieste di aumento di salario, ché - tanto - non migliora la produttività dell'impresa.
Interessanti i seminari di management. Si esce pensando di essere persino fortunati a fare un lavoro di soddisfazione ed essere pagati una miseria.
Davanti ad Annachiara c'era una donna un po' austera, caschetto biondo, giovane e di poche parole.
Brigitte sa delegare, questa è la sua nomèa, di quel tipo di delega che non implica il controllo sul lavoro fatto. Ha sempre la soluzione, che Annachiara applicherà, e sempre la risposta giustamente acida, che Annachiara ingoierà.
Diciamo che il rapporto tra le due è buono. Annachiara lavora tanto, forse all'inizio non sempre benissimo, vista la sua inesperienza, ma cerca di palliare a cio' con tanta, tanta buona volontà. Potremmo parlare qui di zelo. Non eccessivo, perché rimane sempre vigile la capacità critica, ma senza dubbio la nostra eroina si abnega niente male nel lavoro. Il problema è, pero', che Annachiara lavora troppo. Troppe sono le domande che fa. Troppe volte richiede l'intervento della sua capa, per risolvere problemi. E questo è mal visto. Bisognerebbe piuttosto fare finta di niente. Far finta che va tutto bene. Il problema è pero' che nella Società tutto funziona gerarchicamente. Si rompe una lampadina, il tuo capo domanderà al suo capo che domanderà al suo capo e cosi via. Una volta, l'amministratore delegato ispeziono' le toilettes per verificare se veramente non ci fosse la carta igienica (il personale si era lamentato di non avere da parecchio tempo di che servirsi). Dopo questa visita, l'amministratore delegato in persona informo' Annachiara, interessatasi del fastidioso affare, che il contratto con la ditta di manutenzione era, da tanti anni, per soli 40 rotoli al mese, e che, sebbene l'organico della Società fosse ultimamente aumentato, nessuno aveva mai pensato ad aumentare la quantità prevista. La prosperità beffata dal bisogno primordiale.
Diciamo che questi interventi di Annachiara, oltre a perorare cause perse, tipo abbassare il livello di riscaldamento in estate, erano indirizzati spesso a questioni di fondo, come la formazione sul servizio reclami per persone prive di esperienza che si trovavano a trattare reclami telefonici, il corretto direzionamento delle chiamate entranti, il problema spinoso dell'assenteismo. Tutte questioncine che si risolvono da sole se ignorate completamente.
Ma che dire del rapporto tra le due? Brigitte teme la sagacia della nostra eroina, tenta di fermarla, soprattutto quando riceve dall'alto rimproveri del tipo che ognuno deve fare il suo lavoro. Allora si scatenano tempeste: tu devi rimandare il Cliente verso di me e non trattarlo tu, non devi prendere decisioni, non devi fare il mio lavoro. Ecco lo sbaglio: l'assenza di Brigitte nella produzione, provoca pericolose ingerenze. Che ognuno si occupi del suo lavoro. Se sa.
Il principio che regge l'impegno della nostra eroina è che le cose devono essere fatte, ad ogni costo. Ma l'eterno dilemma è se chi deve fare le cose non c'è, o non è capace, o non sa di doverle fare, a chi tocca? Certo, se si parte dal principio che la capacità principale del manager è quella di saper delegare, tocca sempre a qualcun altro. Per Brigitte, delegare significa delegare non solo i compiti, ma anche le responsabilità. Per cui tutto diventa responsabilità di qualcun altro. E questo principio funziona di fronte a qualsiasi interlocutore, che sia la contabilità, il dipartimento di qualità, il Cliente (!), i collaboratori. Molto spesso, tutto diventa responsabilità di Annachiara. Onori e gloria, polvere e umiliazione.
Ma Brigitte sa essere una capa giusta. Dà a Cesare quel che è di Cesare e ad Annachiara quel che si merita. Piu' volte le propone anticipati avanzamenti di carriera, succulente proposte di posti che si libereranno o che, con un po' di fortuna, non saranno soppressi, o che prevedono persino un distaccamento nella ridente periferia parigina. Annachiara a volte declina la preziosa offerta (per ovvi motivi), a volte si trova in altri modi beffata.
L'ultimo dialogo con la sua capa - e tralasciamo qui i complimenti ricevuti nel corso degli anni, i numerosi colloqui di valutazione personale superati con ottimi risultati, le speranze di carriera alimentate a torto o a ragione - data di ieri. La capa desidera sapere quali sono le sue intenzioni, visto che non esiste attualmente nulla di possibile per un'evoluzione di carriera.
Quali vuoi che siano, B., le mie intenzioni. Cosa vuoi che faccia? Che deponga sul tuo tavolo la mia purulenta lettera di dimissioni? Che la riempia di tutti i piu' orribili insulti e esempi di incapacità che si possano immaginare? Oppure preferisci che tutto avvenga in maniera indolore. Che io scivoli via senza dare fastidio? Sciolta come una meringa bagnata di saliva?
mercoledì, febbraio 20, 2008
Sdentata
Una pipì scappa a tutti la notte.
A me scappa la pipì col botto.
Nel senso che stramazzo a terra facendo il botto sul parquet.
Il botto con l'incisivo destro.
Il dente più bello. Più prezioso.
Spezzettato sul parquet.
Io una vecchia di ottant'anni. Tutto d'un colpo.
Arranco fino allo specchio.
Non una goccia di sangue.
Solo l'irrimediabile danno al frutto dei miei sette anni di apparecchio.
Tre giorni di vergogna in ufficio.
Io, sempre loquace, ridotta ad una mummia silente.
Poi, un dentista fa il miracolo.
Riattacca il moncone che però si ristacca, ovviamente, dopo qualche giorno.
Allora comincia la trafila della ricerca del miglior dentista all'uopo.
Compreso uno che mi ficca le mani in bocca senza nemmeno i guanti dopo avermi stretto calorosamente la mano che veniva da almeno tre cambi di metro parigino.
Quisquilie.
Sappiate che questa donna sdentata ha conosciuto il suo attuale marito in quelle condizioni di menomazione, ché nessuno si sarebbe nemmeno fermato a rimirarla. Il resto, quindi, non deve essere tanto male!
Ed ora, a distanza di sei anni, dopo diverse protesi e rappezzamenti vari, sta per arrivare il dentone definitivo, quello che non si staccherà mai più. Quello che mi porterò fino alla tomba.
Vi prometto un accurato primo piano della parte ad attaccamento avvenuto.
lunedì, febbraio 18, 2008
Come nessun'altra. Mai.
Un medico che le aveva predetto che si stava sbagliando.
Lei non volle seguire i suoi consigli.
E ora stava morendo.
Io amavo molto questa donna speciale.
Era la mia a volte prima mamma.
E' grazie a lei se io sono come sono.
Grazie a lei se ho letto tutto quello che ho letto, se ho conosciuto il cinema, le manifestazioni, la politica, la razionalità e il sentimento, la rabbia per le ingiustizie, l'amore per l'arte e per la scrittura.
Grazie a lei se ho sempre voluto fare tutto di testa mia.
Non è nessuna ricorrenza oggi.
E' solo che febbraio è il suo mese.
Il mese della donna che ho amato più smisuratamente nella mia vita.
Che mi ha lasciato orfana senza essere mia madre.
Che mi ha amato come una figlia senza avermi partorito.
Che mi ha insegnato tanto senza averlo preteso.
Retta, solare, incrollabile, solitaria, cocciuta, amara, triste, acida e ironica come nessun'altra mai.
mercoledì, febbraio 13, 2008
La viretica della meringa
ma quello fuori dai luoghi comuni, quello costruito nelle piccole cose, quello della semplicità che fa grandezza, quello dell'ironia che fa vita, quello della valorizzazione per se stesse piuttosto che il disprezzo degli altri, quello del coraggio della diversità, quello della partecipazione come arma, quello della condivisione suprema: la vita.
Chi non avesse capito niente, continuerà a non farlo, quindi è inutile che legga il seguito [ho fatto una battuta].
Sono stata accusata di essere troppo ironica e che, per troppa ironia, quando si parla sul serio si rischia di non essere creduti.
Bene. Io sono fiera di questo e vorrei servirmene per mostrare che la realtà può e deve sempre essere demistificata. E ognuno ha la sua arma per farlo.
La mia è l'ironia.
Ma nessuno mi chieda di farla sul serio.
martedì, febbraio 12, 2008
Diffidate gente
il Matriarcato non è mai esistito.
In nessuna delle società al mondo.
Diffidate delle imitazioni.
lunedì, febbraio 11, 2008
Patemi d'animo
Non scombussolatemi l'ordine mentale, ecco.
Ché poi è peggio.
venerdì, febbraio 08, 2008
L'ultimo bacio
proveniente dalla cucina.
Non gli abbiamo dato peso.
A torto.
Era il frigo.
Era il suo modo di dirci addio.
L'Araba Fenice
Di quelli da convincere, insomma.
Di quelli di cui i politici hanno paura.
Di quelli che i sondaggi li fanno campare.
Non è che io sia indecisa per vocazione. Tutt'altro.
Sono indecisa perché delusa, annoiata e senza prospettive.
Diciamo, quindi, che alla mia indecisione c'è rimedio.
Ora io non mi aspetto di pranzare con Veltroni, come invece vuole fare mio cugino, ché Veltroni gli ha pure risposto "vedremo, perché no!" anche se mi sembra che tutto dipenda da quanta gente c'è e soprattutto da chi cucina.
Non mi da' nemmeno particolare affidamento lui, come persona.
Ma il politico deve scindersi dalla persona, mi rendo conto.
Sono indecisa.
Ma una cosa l'ho ben chiara: vorrei che il boomerang del proporzionale tornasse al collo di chi l'ha voluto. Che tranciasse partitini che aspirano solo al compromesso e alla rissa. Che fosse rispettato il volere degli italiani che approvarono il maggioritario anni orsono sebbene una vil legge dannata l'abbia rubato.
E Veltroni sembra reagire a questa impasse.
Sono d'accordo che non è il meglio che ci poteva capitare.
Ma sarebbe veramente la vittoria fenomenale, il riscatto di quella parte di sinistra riformista che si è dovuta attaccare alle promesse prodiane senza purtroppo cavarne un ragno dal buco a causa del vociare indistinto, ma contro, durante tutte le sedute di Camera e Senato.
Persino Caronte avrebbe dovuto cambiar mestiere, in quelle condizioni.
E lui ha avuto l'idea geniale, quella che tutti noi avevamo sulla punta della lingua.
L'ha espressa. E adesso sembra tutto più possibile.
Chissà che attaccandoci alle ceneri dell'Araba Fenice non riusciamo a risorgere per sempre...
mercoledì, febbraio 06, 2008
Il piatto è sempre caldo
Nel senso che proprio non mangia.
Io ho deciso che non mi ci arrabbierò.
E che, se vuole, il piatto è caldo in tavola.
Altrimenti mi viene l'ulcera e siccome ho già le vene varicose, sarebbe troppo.
martedì, febbraio 05, 2008
Carnevale
E questa cinesina è per tutti voi!
Questa è la foto del capolavoro di maschera che io ho fatto a mia figlia. Tenetevelo per detto!
lunedì, febbraio 04, 2008
Cose da supermercato
Il matto: "Ma quanto mi diverto a giocare al computer tutto il pomeriggio! A lei non piace?".
Io: "Sa, io il pomeriggio sono parecchio impegnata, con due bambine...".
Il matto, parlando con la mia neonata: "E tu, come ti chiami?"
Io: "Sofia".
Il matto, con una strana luce negli occi: "Che bel nome!".
Io, sorriso di circostanza.
Il matto: "E poi, ad un certo punto, dai videogiochi saltano fuori le donnine nude, e bingo!"
Io: [...]
Il matto: "Ma a lei non piace proprio giocare al computer? Io non lo conoscevo, me l'hanno regalato a Natale e ora ci passo tutti i pomeriggi. Come fa lei a non passare tutti i pomeriggi al computer?".
E intanto mi frega il turno alla bilancia pesatrice.
venerdì, febbraio 01, 2008
Caramel
Ogni donna ama a modo suo.
E ci sono incredibilmente tante donne per dimostrarlo.
Tra tradimenti, speranze deluse, amori agognati si svolge una delizia di film che ti avvolge nell'atmosfera mediorientale della sconquassata città di Beirut.
Volti di una bellezza abbagliante su corpi tonici e vogliosi.
Quella bellezza curata da antichi rimedi, che nella società orientale sono coltivati e mantenuti con talento e grazia innati.
Quella bellezza pura che noi, con i nostri orpelli, abbiamo dimenticato.
E poi, il calore dell'amicizia e della famiglia chiudono la cornice, in cui situazioni al limite del grottesco, ma forse per questo assolutamente possibili, ritmano la danza dell'amore.
La bellezza mi ha invaso. Quella che è tale agli occhi di chi la guarda.
E che fa miracoli perché non sa che è tale.