lunedì, giugno 23, 2008
Au revoir
Bene, signore e signori.
Qualcosa è cominciato qui e MOLTO finisce qui.
Qualcuno mi ha ricordato che ho una vita da vivere.
Forse altre mentite spoglie faranno bene alla mia MENTE.
CERTAMENTE ognuno di voi mi ha regalato attimi di felicità indimenticabili.
CALA IL SIPARIO SULL'ETICA DELLA MERINGA.
venerdì, giugno 20, 2008
Folgorazione
C'è un momento nella vita in cui capisci chi sei e da dove vieni.
E' come un lampo.
Una folgorazione.
Ha però un piccolissimo difetto.
Non contiene necessariamente il "dove vai".
Ma diventano quisquilie di fronte alla grandezza dell'illuminazione.
Ho guardato mia figlia, la più grande.
Così bella. Così perfetta. Così buona.
Sembra che vada da sola. Che possa vivere di rendita.
A scuola nessuno si occupa di lei in maniera specifica.
Semplicemente perché è una bambina che non dà pensieri.
Non ha colpi di genio, particolari follie, alzate di testa o intenzioni malvage.
Io ero un po' come lei.
Ho vissuto di rendita per tutto il mio corso scolastico.
Nessuno ha dovuto mai occuparsi di me.
Semplicemente perché non c'era nulla di cui occuparsi.
Era tutto perfetto. Tutto senza sbavature.
E adesso, dietro quest'apparenza forte e decisa, si nasconde una donna fragile e sull'orlo di una crisi di nervi.
Ieri sera, alla cena della classe di mia figlia ho avuto il lampo.
L'illuminazione.
C'erano mamme, dall'apparenza fragile e insicura, che comandavano tutta la famiglia a bacchetta. E viceversa mamme gendarmi che i figli non le guardavano nemmeno.
Ho visto dietro alle tante realtà, alle tante famiglie presenti ieri, il risultato finale.
Quello per cui lottiamo giorno per giorno con i nostri figli, per cui forse i nostri genitori hanno lottato per noi.
E ho pensato che ogni essere umano, per crescere fiducioso negli altri e nella vita, ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui in maniera specifica, che lo faccia in un modo unico e irripetibile, che non si fidi della bravura, dell'intelligenza e della sicurezza ostentate dalla giovane età.
Tutti abbiamo bisogno di un sostegno.
Anche se non lo ammetteremmo mai. E tantomeno a noi stessi.
E' come un lampo.
Una folgorazione.
Ha però un piccolissimo difetto.
Non contiene necessariamente il "dove vai".
Ma diventano quisquilie di fronte alla grandezza dell'illuminazione.
Ho guardato mia figlia, la più grande.
Così bella. Così perfetta. Così buona.
Sembra che vada da sola. Che possa vivere di rendita.
A scuola nessuno si occupa di lei in maniera specifica.
Semplicemente perché è una bambina che non dà pensieri.
Non ha colpi di genio, particolari follie, alzate di testa o intenzioni malvage.
Io ero un po' come lei.
Ho vissuto di rendita per tutto il mio corso scolastico.
Nessuno ha dovuto mai occuparsi di me.
Semplicemente perché non c'era nulla di cui occuparsi.
Era tutto perfetto. Tutto senza sbavature.
E adesso, dietro quest'apparenza forte e decisa, si nasconde una donna fragile e sull'orlo di una crisi di nervi.
Ieri sera, alla cena della classe di mia figlia ho avuto il lampo.
L'illuminazione.
C'erano mamme, dall'apparenza fragile e insicura, che comandavano tutta la famiglia a bacchetta. E viceversa mamme gendarmi che i figli non le guardavano nemmeno.
Ho visto dietro alle tante realtà, alle tante famiglie presenti ieri, il risultato finale.
Quello per cui lottiamo giorno per giorno con i nostri figli, per cui forse i nostri genitori hanno lottato per noi.
E ho pensato che ogni essere umano, per crescere fiducioso negli altri e nella vita, ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui in maniera specifica, che lo faccia in un modo unico e irripetibile, che non si fidi della bravura, dell'intelligenza e della sicurezza ostentate dalla giovane età.
Tutti abbiamo bisogno di un sostegno.
Anche se non lo ammetteremmo mai. E tantomeno a noi stessi.
mercoledì, giugno 18, 2008
Illusion
Cari miei, credo di avere bisogno di riposo.
Ieri notte mi è ritornata la fastidiosa ossessione che qualcuno fosse entrato in casa per farmi del male, amplificata dai lampi e tuoni che hanno infestato la notte.
E questo è un bruttissimo segno.
Per la mia psiche significa che sono veramente sotto stress.
Per il mio fisico significa fortissima tachicardia.
Per i miei occhi mezzi ciechi significa illusione d'ombre che va direttamente al cervello e mette in giro adrenalina pura.
Roba che nemmeno un film horror d'autore potrebbe causare.
Perciò vi dico: andate in vacanza.
Io cercherò di farlo il più presto possibile.
Ieri notte mi è ritornata la fastidiosa ossessione che qualcuno fosse entrato in casa per farmi del male, amplificata dai lampi e tuoni che hanno infestato la notte.
E questo è un bruttissimo segno.
Per la mia psiche significa che sono veramente sotto stress.
Per il mio fisico significa fortissima tachicardia.
Per i miei occhi mezzi ciechi significa illusione d'ombre che va direttamente al cervello e mette in giro adrenalina pura.
Roba che nemmeno un film horror d'autore potrebbe causare.
Perciò vi dico: andate in vacanza.
Io cercherò di farlo il più presto possibile.
giovedì, giugno 12, 2008
Non è un sogno
Stanotte, verso le 00h45 mi trovavo con la mia macchina sul raccordo.
Solita direzione Flaminia.
Soliti lavori in corso all'altezza di Castel Giubileo (tanto per citare luoghi che qualcuno conoscerà).
Solita gimcana di cambi di corsia.
In quel punto, però, la segnaletica stradale diventa incomprensibile.
La strada era impalettata in ogni suo centimetro.
Ovverosia, il suolo era ripieno di simpatici conetti catarifrangenti ad indicare un percorso chiaro forse solo ad un eventuale elicottero dotato di infrarossi.
E io mi trovo di fronte ad un bivio.
Seguire i paletti di destra o quelli di sinistra.
Davanti a me il buio pesto e nessuna indicazione utile.
Dietro qualche macchina in fila.
Accendo gli abbaglianti che non mi aiutano punto.
Mi decido alla fine per la fila sinistra di paletti.
Continuo a mantenere un'andatura estremamente moderata, tipo quaranta, visto che non sono per nulla sicura di aver fatto la scelta giusta.
E ancor meno quando vedo di lontano una lucina come di lavori in corso e piano piano si fanno chiari i contorni di due operai. Rallento ancora di più fin quasi a fermarmi e uno di loro mi grida: "Di là, da quell'altra parte, ma che fa???"
E io: "Ma non si capisce niente là in fondo, io mi sono confusa".
E l'altro operaio: "Ma veda di andare, va!" Con faccia conseguente.
Specifico che avevo dietro di me tutta la fila di macchine che mi aveva seguito.
Ma dimmi te se una all'una di notte deve sentirsi mandare a quel paese da un demente che non capisce la pericolosità che ha innestato dimenticando di mettere una freccia di direzionamento delle macchine sul raccordo anulare di Roma....
E per giunta nella mia sera di libertà. Dove tutto dovrebbe concorrere al rilassamento totale....
Solita direzione Flaminia.
Soliti lavori in corso all'altezza di Castel Giubileo (tanto per citare luoghi che qualcuno conoscerà).
Solita gimcana di cambi di corsia.
In quel punto, però, la segnaletica stradale diventa incomprensibile.
La strada era impalettata in ogni suo centimetro.
Ovverosia, il suolo era ripieno di simpatici conetti catarifrangenti ad indicare un percorso chiaro forse solo ad un eventuale elicottero dotato di infrarossi.
E io mi trovo di fronte ad un bivio.
Seguire i paletti di destra o quelli di sinistra.
Davanti a me il buio pesto e nessuna indicazione utile.
Dietro qualche macchina in fila.
Accendo gli abbaglianti che non mi aiutano punto.
Mi decido alla fine per la fila sinistra di paletti.
Continuo a mantenere un'andatura estremamente moderata, tipo quaranta, visto che non sono per nulla sicura di aver fatto la scelta giusta.
E ancor meno quando vedo di lontano una lucina come di lavori in corso e piano piano si fanno chiari i contorni di due operai. Rallento ancora di più fin quasi a fermarmi e uno di loro mi grida: "Di là, da quell'altra parte, ma che fa???"
E io: "Ma non si capisce niente là in fondo, io mi sono confusa".
E l'altro operaio: "Ma veda di andare, va!" Con faccia conseguente.
Specifico che avevo dietro di me tutta la fila di macchine che mi aveva seguito.
Ma dimmi te se una all'una di notte deve sentirsi mandare a quel paese da un demente che non capisce la pericolosità che ha innestato dimenticando di mettere una freccia di direzionamento delle macchine sul raccordo anulare di Roma....
E per giunta nella mia sera di libertà. Dove tutto dovrebbe concorrere al rilassamento totale....
martedì, giugno 10, 2008
CLAN DE STINA
Io sono clandestina perché ho studiato e non ho un lavoro
Io sono clandestina perché ho dei figli e non so come sfamarli
Io sono clandestina perché ho dei figli e non ho di che vestirli
Io sono clandestina perché non ho più una casa
Io sono clandestina perché non ho più una rappresentanza politica
Io sono clandestina perché non ho più uno specchio che rifletta la mia immagine
Perché non ho più un'immagine
E adesso, per favore, espelletemi.
Ogni riferimento a fatti personali è puramente casuale.
Ho voluto cimentarmi in poesia, qui, dove so di avere una platea consenziente.
Io sono clandestina perché ho dei figli e non so come sfamarli
Io sono clandestina perché ho dei figli e non ho di che vestirli
Io sono clandestina perché non ho più una casa
Io sono clandestina perché non ho più una rappresentanza politica
Io sono clandestina perché non ho più uno specchio che rifletta la mia immagine
Perché non ho più un'immagine
E adesso, per favore, espelletemi.
Ogni riferimento a fatti personali è puramente casuale.
Ho voluto cimentarmi in poesia, qui, dove so di avere una platea consenziente.
venerdì, giugno 06, 2008
Punti. Di domanda.
Ecco, l'argomento è un po' ostico. Ma di quelli tosti e fondanti l'identità di ogni essere umano. Quindi probabilmente meritevole di essere trattato.
Mia figlia mi fa la classica domanda a risposta obbligatoria:
"Come è andato in cielo nonno?"
Io: "Ecco, tesoro...(incertezza, visto che io credo nella vita immanente e quindi di vite oltre la morte non se ne parla, ma dovevo pur darle una spiegazione a questa poveretta ché come fai a sostenere così d'emblée che tutto finisce e che non rimane più nulla e ancora meno dopo una cremazione?)...ecco, NONNO E' VOLATO. Sì volato.
Lei: "E tu l'hai visto?"
Io: "Oh, beh, in quel momento mi ero distratta un attimo".
Questo l'antefatto.
Racconto alla mia genitrice lo scambio di battute. E lei mi risponde - testuali parole - che potevo dirle che l'anima del nonno era volata in cielo.
Io: "Ma mamma, io non ci credo nell'anima!"
Lei: "Beh, allora potevi dirle che lo spirito del nonno era volato in cielo. Tutti credono nello spirito!".
Come faccio ad attrezzarmi, adesso, quando sono ormai doppiamente madre e ho rinnegato anche da decenni le mie radici cattoliche, a rifare un corso di trascendenza a mia madre?
Chiunque capirebbe che cotesto cammino impervio non si addica al mio stato psicofisico attuale.
Mia figlia mi fa la classica domanda a risposta obbligatoria:
"Come è andato in cielo nonno?"
Io: "Ecco, tesoro...(incertezza, visto che io credo nella vita immanente e quindi di vite oltre la morte non se ne parla, ma dovevo pur darle una spiegazione a questa poveretta ché come fai a sostenere così d'emblée che tutto finisce e che non rimane più nulla e ancora meno dopo una cremazione?)...ecco, NONNO E' VOLATO. Sì volato.
Lei: "E tu l'hai visto?"
Io: "Oh, beh, in quel momento mi ero distratta un attimo".
Questo l'antefatto.
Racconto alla mia genitrice lo scambio di battute. E lei mi risponde - testuali parole - che potevo dirle che l'anima del nonno era volata in cielo.
Io: "Ma mamma, io non ci credo nell'anima!"
Lei: "Beh, allora potevi dirle che lo spirito del nonno era volato in cielo. Tutti credono nello spirito!".
Come faccio ad attrezzarmi, adesso, quando sono ormai doppiamente madre e ho rinnegato anche da decenni le mie radici cattoliche, a rifare un corso di trascendenza a mia madre?
Chiunque capirebbe che cotesto cammino impervio non si addica al mio stato psicofisico attuale.
mercoledì, giugno 04, 2008
Distanze illimitate
Vorrei che il tempo si fermasse un attimo.
Scendere dal treno.
Guardarmi bene indietro.
Scappare e non tornare più.
Paraponziponzipo.
Scendere dal treno.
Guardarmi bene indietro.
Scappare e non tornare più.
Paraponziponzipo.
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