mercoledì, dicembre 11, 2013

Ripasso per il via e ti faccio un colpo di telefono

Ho avuto molte cose, la maggior parte delle quali assolutamente non monetizzabile, il cui valore supera di gran lunga qualsiasi tesoro recuperabile attraverso un'organizzatissima caccia.
Ho avuto tanto amore. Amore disisnteressato. Senza regole. Spesso immeritato e non ricambiato. Ma il più delle volte corrisposto e goduto. Ho avuto tanti amici. Amici veri. Senza regole. A volte immeritati anche se sempre ricambiati. Ho avuto lacrime amare, dolci, ripetute e crudeli. Ho avuto sorrisi aperti, dolci, ripetuti e crudeli. Ho visto la morte venire. Tante troppe volte. Ho approfittato della quiete prima della tempesta, col cuore martoriato e gli occhi esplosi. Ho avuto parole di stima, sguardi di sottecchi, preghiere di smettere. Non sono dio. Non sono quel dio in cui molti credono. Questa consapevolezza anche ho avuto. Non credo in dio ma nell'uomo. Credo nell'uomo al funerale di mio padre. Quell'uomo eroe che trasportò a spalla un commilitone dalla Russia salvandogli la vita. Quello stesso uomo che piangeva al funerale di mio padre perché aveva perso il suo amico. Credo in quella donna che teneva la mano di mia madre quando ha esalato l'ultimo respiro ed io non c'ero. Credo in quella donna che mi teneva sulle gambe cantandomi Bella ciao e mi ha portato alle manifestazioni in piazza facendomi sentire per la prima volta una donna. Credo in quella donna che mi ha detto ti starò vicino, siamo rimaste io e te. Credo nel primo uomo che mi ha detto ti amo sotto una splendente luna piena. Credo in quell'uomo che mi ha detto di aver ritrovato in me la sorella che aveva perso in un incidente a otto anni. Quell'uomo che si è tolto la vita per il troppo dolore. Credo in quella donna che ha creduto in me e mi ha donato la sua stima e la sua amicizia. Credo in chi è ritornato dopo tanto tempo, irrompendo in punta di piedi. Credo nell'amore. Nella sua semplicità devastante. Purtuttavia mi rendo conto di aver bisogno di un buon terapeuta per superare tutto questo.

lunedì, ottobre 28, 2013

Come un negroni sbagliato

Perché a volte servirebbe annullare la mente i ricordi quei pochi neuroni che ancora ti girano in testa perché se pensi di sapere chi sei ti guardi nello specchio e non ti riconosci a me capita spesso di vedere una che non mi è familiare una che guarda nel vuoto con gli occhi tristi io me la ricordavo sorridente piena di vita quella lì quella che ora si sente come un negroni sbagliato - e qualcuno dirà ma è buono il negroni sbagliato! - è una roba buonissima ma definita attraverso una negazione forse proprio come quell'immagine che rimanda quei begli occhietti spenti perché non so se lo sapete ma ci sono le variabili che cambiano tutto, i progetti le idee i sogni, si mettono di traverso e ti bloccano o ti facilitano incredibilmente le cose le decisioni le casualità, le variabili sono tutto in mezzo alle costanti, le costanti sono la routine quella che ti entra dentro e non ti accorgi nemmeno che è entrata talmente in fondo che non te ne accorgi, e semmai te ne accorgessi sarebbe talmente in fondo che ne riusciresti a distinguere solo uno spicchio 

le variabili sono quelle che sparigliano finanche lo spicchio in fondo in fondo sono la vita quella come l'hai sempre sognata sono quello che non riesci a governare quello che sfugge a qualsiasi classificazione o parametro quello che scantona le costrizioni e passa dietro le costanti quatto quatto senza farsi vedere mi hanno detto devi scrivere scrivi mentre io avrei sicuramente bisogno di un buon terapeuta tanto bisogno di capire come riaccendere quei begli occhietti spenti ma come fai quando hai bisogno di qualcosa che non riesci nemmeno a quantificare e niente è come quel negroni sbagliato che non puoi far diventare giusto anche se sai cosa ci vuole per farlo, perché separare liquidi è impossibile dopo che li hai messi insieme. 
L'unica cosa che puoi fare è bere tutto d'un fiato.

lunedì, ottobre 14, 2013

Da manuale

Insomma vabbè periodo complicato questo. Le certezze se ne vanno una dietro l'altra. Sbadataggine a 360 gradi. Ho perso l'autocontrollo - quello che più o meno tutti teniamo nelle occasioni pubbliche - urlando come un'ossessa contro un ragazzino di dodici anni perché giocava a tavola con un mazzetto di arrosticini appena portati dal cameriere al ristorante [NON SI GIOCA COL CIBO SE C'E' UNA COSA CHE MI MANDA IN BESTIA E' LA GENTE CHE GIOCA COL CIBO - ho urlato questa cosa con tutta la poca voce che avevo in gola visto che ero incidentalmente afona. Il mio strillo gutturale ha impietrito tutta la tavolata. Verranno a rendermene conto anche i genitori del ragazzetto, gli avrà detto che l'ho maltrattato davanti a tutti]. Ho perso documenti fondamentali per fare tutta una serie di pratiche amministrative di cui si occupa la mia sorella avvocato che mi avrebbe volentieri minacciato di morte se non avessi usato anche contro di lei l'arma della voce che non c'è. Sto leggendo un libricino che parla di momenti di trascurabile felicità e incredibilmente quelli dell'autore corrispondono parecchio a quelli che avrei elencato anch'io per me sono di trascurabile felicità quei momenti del piccolo quotidiano che dovrebbero far parte della routine ma che in fondo scappano via come un nastro che non riesce ad essere annodato, come i gas che ha studiato mia figlia in quarta elementare le cui molecole vanno un po' dove a loro pare quei momenti che scapocciano insomma e che tutti individuano come routine ma che noi sappiamo che ci provocano un piacere indescrivibile in quanto completamente incomprensibile a chiunque altro se decontestualizzati. Ho incontrato la mia professoressa d'italiano delle medie per strada. Si ricordava di un tema che avevo fatto io, proprio io, mettendo in dramma una roba che non ho capito cosa fosse perché mentre lei parlava la mia mente vagava a cosa potesse mai essere questa composizione. Io ho sempre ricordato gli studenti più bravi e quelli più scapestrati - mi ha detto. Non saprò mai dove fossi io. Ma questo è sicuramente un momento di trascurabile felicità. Ho deciso che mi aggrapperò a questi momenti. Sento che potrebbe funzionare. Se non fosse così, saranno solo stati trascurabili [dovevo essere la più brava della classe visto come uso il futuro anteriore da manuale].

sabato, settembre 28, 2013

Tra le dita

Una vita mi è passata tra le dita ed è scivolata via per sempre. Di per sé non sarebbe grave. Di per sé è anche normale che due dita non riescano a sorreggere una vita. Perché una vita è fatta di tante cose, di tante altre vite che si incrociano si sovrappongono si intruppano scontrandosi si baciano si amano si prendono il sangue e altra vita che se ne va. Una vita è fatta di lacrime, di risate, di scritti conservati in un cassetto che non leggeremo mai più, di statuine ficcate sul soppalco a prendere polvere perché gli sguardi non le sopporterebbero, di cose tenute perché buttarle ci si spezzerebbe il cuore anche se non servono più a niente. Una vita è fatta di foto belle foto brutte a volte foto in posa perché è un'occasione speciale e abbiamo indosso il nostro vestito più bello che anche se non lo metteremo mai più - perché si sa che si ingrassa dal giorno dopo -quella foto è lì a testimoniare che siamo stati così almeno per un giorno. Una vita fatta di bottiglie di alcol conservate perché erano troppo care per berle e poi sono andate a male ma scopri che per qualcuno valgono ancora tantissimo. Una vita fatta di amore vero quello che mette le persone care davanti a tutto, quello che ti fa avere tanti amici quelli che si confidano appena ti conoscono perché sai ascoltare e non l'hanno fatto prima con nessuno mai così bene così profondamente, e continueranno a farlo per sempre. Una vita fatta di prese di posizione profonde di principi creduti e sostenuti davvero di gesti di generosità incredibile ma anche di incazzature senza fine di quelle che ti prendono le viscere di quelle che ti fanno il sangue amaro talmente amaro che se ne sente l'odore. Una vita fatta di viaggi di feste di serate con gli amici di spese folli di concerti di panorami di belle cose. Le mie dita non sono riuscite a trattenerla questa vita speciale. Ma non me ne cruccio. So che passerà il dolore e resterà quella preziosa sensazione di averla avuta tutta per me.

lunedì, settembre 23, 2013

Presto tornerà

Poi ci avrei un sacco di cose da dire
Volevo scrivere dei cinquantenni che si trombano le venticinquenni prive di grinze di esperienza e forse anche di fascino
Dei bambini che crescono e si allontanano pur avendo sempre più bisogno di qualcuno che vegli su di loro
Della musica che mi accompagna in questi momenti difficili, traslucida e a volte opaca, come il mio cuore oggi
Degli amici che soffrono e che ti rovesciano secchiate di acqua gelida addosso quando tu sei già fradicia come un pulcino
Delle vite che passano e se ne vanno lasciando dietro di esse fiori pesanti come macigni
Soprattutto di questo volevo scrivere
Ma ancora non mi vengono le parole
Ma le parole sono il mio pane
E presto tornerà la fame.

martedì, giugno 25, 2013

Gli scoppiati

Avevo poco meno di trent'anni. Rientrai a casa dei miei nel cuore della notte, dopo aver lasciato il mio fidanzato storico. Pandemonio dentro casa. Talmente pandemonio che si svegliò perfino mio padre. Arrivò nella mia stanza e mi chiese cosa era successo. Io gli risposi che non ero più innamorata. Lui mi guardò un attimo e poi disse: "Ah beh. Se non c'è più l'amore!". Si girò e tornò nel suo letto a dormire. 
Oggi la donna Letizia che è in me desidera approfondire un argomento assai interessante e gettonato, prendendo spunto da un post di qualche giorno fa su un blog molto seguito, La 27a ora, a proposito delle coppie che scoppiano (necessario leggerlo, anche se ciò che segue è chiaramente spoiler!).
Sebbene l'autrice lasci parecchi interrogativi aperti, sul canovaccio che traccia ognuno di noi può sicuramente aggiungere il proprio pezzo di vita vissuta.
Il nodo della questione è: che si fa quando finisce l'amore nella coppia?
Alcuni saranno portati a dire - magari a ragione - che l'amore, se l'hai scelto una volta, non finisce.
Altri diranno invece che - come tutte le cose - ci si può stancare, si può averne fin sopra i capelli, si può semplicemente desiderare di dormire a fianco ad un altro uomo/un'altra donna perché ci sono delle cose che non vanno, che non si sopportano più o ancor più semplicemente queste cose che non vanno o non si sopportano sono la spia del fatto che nella coppia non c'è più amore. Io, in linea di massima, come idea, apparterrei a questa seconda categoria. O almeno tutte le volte che mi sono accorta che era finito l'amore era perché c'erano un sacco di cose dell'altro che non sopportavo più. In realtà erano cose che in genere nessun umano avrebbe sopportato di un altro (tipo la puzza di topo morto la mattina appena sveglio, il russare incessante tutta la notte, il tappo del dentifricio sbavato sul lavandino, e in generale tutta una serie di cose relative agli umani umori, dei quali l'amore accecante nasconde o cela perfettamente l'orrore), e che però - dopo essere state ignorate durante l'apice del rapporto amoroso-, rifacevano insistentemente capolino durante il suo declino.
Quindi rappresenterei l'amore come una maschera. Una maschera di bellezza. Una maschera di novità. In cui ognuno si costruisce la sua personalità. Ma che come tutti i trucchi, quando vengono smascherati, non sono più credibili.
E qui s'innesta l'interrogativo principe della nostra autrice: "E noi? Qual è la lezione che vogliamo trasmettere ai figli?".
Ma che c'entrano i figli in tutto ciò? - diranno i più attenti lettori.
Ecco. C'entrano come il cacio sui maccheroni.
La nostra autrice parla di "malinteso bene dei figli". E non avrei saputo dirlo meglio.
I figli - non sembra! -, ma vedono tutto. Capiscono anche quando tra i genitori non c'è più amore, spesso non c'è più stima e quando non c'è più amore e non c'è più stima è il peggio del peggio che possa accadere, perché la maschera va giù che è una bellezza e si vedono tutte le rughe, tutte le smagliature, tutta la buccia d'arancia che rovina forme perfette. E non c'è niente da fare. Foss'anche in controluce, coi prosciutti sugli occhi e con i tappi nelle orecchie, si vede e si sente quando due genitori non si amano più.
Ma certo questa - questo amore scemato tra i due componenti della coppia - sarebbe la situazione migliore, quella più desiderabile, nel caso di un futuro scoppiamento.
Purtroppo non è quella più frequente.
Poiché molto più spesso - e lasciatevelo dire da chi ha ricevuto le confidenze di svariate e variegate coppie scoppiantesi -, è solo uno dei due che smette di ammantare di rosa confetto gli effluvi che fuoriescono dall'umana essenza dell'altro componente della coppia, di cui parlavo sopra. E qui sopraggiunge il problema. Qui casca l'asino. Casca dal pero, come la maggior parte di coloro che non si rendono conto che l'altro ha smesso di vederli attraverso una maschera e ha scoperto il vero volto della loro umana essenza. Loro continuano imperterriti, come asini - appunto - a tirare e tirare senza vedere. E quindi la strada finisce e cascano giù dal burrone per non aver voluto vedere. Se toglievano un attimino prima i paraocchi, magari avrebbero evitato lo sprofondo. Quindi a nulla serve piangere sul latte d'asina versato.
Ma tutto ciò vi sembrerà vagamente cinico.
Di fatto è così. Facciamocene una ragione.
Ma io ho avuto un'ottima scuola, e nulla mi spaventa. Nemmeno la fine. Nemmeno quella annunciata. Nemmeno quella sommessa e strisciante dei non detti.
Perché se non c'è più l'amore, come diceva mio padre...

venerdì, maggio 03, 2013

Sconnessa-mente

La mente sconnessa dalla realtà ti porta a fare un sacco di cose che tu veramente non pensavi a pensare cose che non avresti pensato o voluto pensare mai un vortice di pensieri che ti perseguita in ogni momento anche quando pensi di avere un attimo di tregua ché te lo sei guadagnato che hai lavorato a quel fine tutto il giorno anche in quell'unico momento succede qualcosa che ti riporta nel vortice le righe non sono più dritte come dovrebbero ma tutto è ondulato niente ha una direzione precisa è tutto storto e cerchi il bandolo perché sei stat* educat* a questo ritrovare sempre il bandolo della matassa perché la vita è un matassone e chi c'ha pazienza riesce piano piano a dipanare svariati gomitoli li mette in ordine in una teca e ogni tanto se li guarda e si dice Oh che bei gomitoli che ho!  hanno due gambe due braccia due occhi e tanti capelli sono proprio fier* dei miei gomitoli ma ora non voglio perdere troppo tempo ho altri gomitoli da dipanare e da stipare ché poi li devo guardare ammirare controllare che sia tutto a posto ma chi non c'ha pazienza chi non vede la linearità del filo ma solo il gran casino del matassone lo sfalda taglia pezzetti che si impicciano mozzica coi denti nodi complessi si rompe le unghie per cercare di trovare una fine ma la conclusione più evidente e logica è che la fine non c'è è tutto un gran casino niente ha un posto niente si ferma niente e nessuno aspetta e così si viene risucchiati nel vortice dell'inconsistenza dell'impossibilità dell'inutilità in un vortice che ha un miliardo di spire che non potranno mai essere infilate in una teca perché spirano e rinascono in un circolo vizioso ed irrefrenabile e allora il mio pensiero oggi va a tutti coloro che non hanno la loro teca il loro spazio da coltivare il loro momento per stare il loro desiderio da sognare il loro futuro da plasmare e voglio pensare che ci vuole tanta forza e tanto coraggio ad essere così molto più che ad arrotolare un gomitolo e stiparlo in una teca e guardarlo stare.

sabato, marzo 30, 2013

Il senso fa senso

Ma chi l'ha detto che la coerenza è un valore in assoluto se come ci voltiamo vediamo gente che si riempie la bocca di assoluti per poi scantonare quando qualcuno viene a farle i conti in tasca a questa gente che ha bisogno di dèi da adorare di cose da possedere di peccati da farsi perdonare e non è in grado di commuoversi davanti ad un cranio sfracassato davanti alla violenza gratuitamente subita davanti ad una donna ammazzata per "amore" davanti ad una madre che piange un figlio offesa e vilipesa da chi indossa un abito che dovrebbe proteggere invece di insultare ma che razza di mondo è diventato questo in cui prima di discutere si insulta prima di confrontarsi si sputano sentenze prima di sapere si giudica un mondo in cui non esiste più la mediazione il confronto il dialogo un mondo in cui nessuno è più d'accordo anzi "in accordo" con nessuno laddove "accordo" viene dal latino cor-cordis che significa cuore quindi nessuno è più "nel cuore" di nessun altro siamo tutti contro in nome di assoluti che spesso non abbiamo nemmeno formulato da noi stessi ma mutuati da altri scientemente o addirittura ci sono stati appioppati surrettiziamente attraverso furbissimi quanto efficaci influencer e con una sicumera senza pari molti pensano che il confronto passi attraverso l'insulto il dispregio lo svilimento del parere di chiunque non la pensi come loro è evidente che ci sono punti di vista inconciliabili ma l'intolleranza per il gusto di non tollerare è diventata una pratica fine a se stessa che porta dietro un'enorme distruzione di tessuto umano e sociale di relazioni di discorsi io non credo che ci meritiamo questa fine o perlomeno io non credo di meritarla perché credo ancora nel potere e nel valore delle parole taumaturgico e catartico ma anche ristoratore e consolatorio come pure costruttivo e virulento ci credo ancora anzi è tra le poche cose in cui credo insieme a quelli - come me - che non pensano che qualcosa che trascende la vita debba darle per forza un senso il senso è qui e ora bello orrendo sottile terrificante ma lo posso toccare ed eventualmente cambiare se ha un senso farlo.

domenica, marzo 17, 2013

Senza rete

Qualcuno mi ha detto che sono come donna Letizia perché ravanando ravanando faccio uscire cose e però anche se non credo sia così penso che un fondo di verità ci sia perché qualcuno mi ha confidato i suoi segreti fidandosi di me non sapendo che c'ho veramente un fondo di donna Letizia nel fondo di me e quindi li andrò spiattellando al mondo così come mi riesce - lo ammetto - proprio bene e questo qualcuno che sta molto più nella merda di me che pure nella merda ci navigo a stretto giro da parecchio mi ha aperto il suo cuore parlandomi di errori di scelte sbagliate di porte erroneamente chiuse e certo che non è facile sbandolare una simile matassa se poi quando ti ritrovi da solo lotti per impedire a lacrimoni giganteschi di fuoriuscire dalle tue navigate pupille perché la stanchezza è traditrice tira colpi bassi quando meno te lo aspetti e ti fa pensare che i problemi siano irrisolvibili anche a ravanare profondamente nel fondo di te stesso la stanchezza - dicevo - è paradossalmente foriera di verità sotto di essa scopri cose che pensavi fossero - appunto - nascoste per non dire addirittura cancellate la stanchezza ci parla di noi ci dice cose che non avremmo mai o più voluto sentirci dire ci dice che le porte sbattute se sono sbattute troppo forte a volte il meccanismo funziona male e si riaprono lasciando uno spiraglio che basta un po' di correntella a spalancare di nuovo e che è più ricco e facile a volte scegliere il viaggio più pericoloso perché è quello che ci fa sentire veramente salvi dalla pericolosità del raschiare il barile io questa missione di donna Letizia in fondo l'ho sempre sentita mia e a questo qualcuno che mi ha aperto il suo cuore così come si può fare solo a chi ci ispira profonda fiducia - forse purtroppo malriposta nel mio caso ma vi assicuro che sento fortemente la responsabilità della dispensazione dei miei consigli - a questo qualcuno che si è trovato spalancata una porta che aveva chiuso con forza e veemenza mi sento di dire guarda cosa c'è dietro guarda cosa hai lasciato dietro quella porta e valuta se non sia stato l'impeto del momento oppure veramente la scelta giusta questo si può fare mantenendo il distacco che invece si perde varcando di nuovo la soglia ma se varchi la soglia poi sceglierai il viaggio più pericoloso quello che - e la mia esperienza di donna Letizia me lo dice - hai evitato sbattendo la porta. 
Perché scegliere veramente è il viaggio più pericoloso*.

*liberamente ispirato dai Marta sui Tubi, Senza rete.

domenica, febbraio 24, 2013

In-folla

Io non sono certo perfetta ma in questo particolare periodo della mia vita sto facendo un bagno di folla non scelto in un certo senso quasi obbligato un po' la stessa differenza che c'è tra un coniuge e la famiglia del coniuge lui te lo scegli e la famiglia che ti porta in dote te la cucchi ecco io mi sto cuccando una quantità di varia umanità che farebbe invidia all'ex alto prelato vaticano e faccio delle sedute di osservazione partecipante che fanno invidia agli psicologi delle dive o anche solo ai gggiornalisti di "Casta e donna" la gggente perde il lume della ragione così facilmente che mantenere la calma è diventato molto più della virtù dei forti diventa uno stile di vita farsi scivolare addosso la follia mantenere quel grano di sanità mentale che si è insinuato chissà come in te al momento del concepimento e che si accanisce a sopravvivere nonostante tutto e tutti remino contro ecco io posso dire di essere molto soddisfatta della mia personale sanità mentale in un momento in cui i punti di riferimento mi difettano in un momento in cui avrei bisogno di una stampella e invece sono stampella credo che ci sia un momento nella vita in cui non sei più solamente figlio ma diventi in un certo senso genitore del tuo genitore è una strana nemesi per chi come me ha sempre avuto conflitti chiamiamoli generazionali o semplicemente adolescenziali procrastinati fino ai 43 anni e mi auguro ancora tanto oltre una nemesi che sto vivendo assai dignitosamente lo so che non dovrei dirmelo da sola ma chissene in fondo questo posto è mio e ci comando io una nemesi che mi causa questo flusso continuo di pensieri tra il se e il ma tra l'inizio e la fine tra il buio e la luce e si vede chiaramente che c'è qualcosa in mezzo qualcosa di tanto grande quanto sfuggente qualcosa che chiamano vita inarrivabile e straordinaria vita dove le sorprese sono all'ordine del giorno come le mazzate dove nonostante la preparazione non si capisce un cazzo lo stesso dove tutto quello che ami può svanire in un secondo ma può durare per sempre. Vita in balìa oggi va così.

mercoledì, febbraio 20, 2013

In-flusso

In questi giorni mi interrogo parecchio sul benefico effetto della morfina che dà euforia quando ne abbiamo bisogno, fa vedere un mondo allucinato pieno di esagerazioni, fa venire a galla i nostri peggiori incubi, ma anche esalta le nostre passioni più recondite datemene un pochetto ne ho bisogno per affrontare i giorni a venire perché la mente umana segue percorsi astrusi ma che assecondano sempre una certa logica e la mia in questo momento ha un sacco di desideri che sembrano strampalati e slegati gli uni dagli altri ma non è affatto così hanno un minimo comune denominatore e vorrei che almeno l'illusione della loro realizzazione avesse un effetto amplificato esplodente e dirompende in questo posto che chiamano vita e nel flusso di questa mia coscienza irremovibile.

lunedì, febbraio 18, 2013

Tutto in una parola

La comunicazione è tutto nella vita ci sono persone che devono comunicare cose orrende e lo fanno con grazia generosa e persone che per dire una stupidaggine tirano giù tutti i santi del paradiso ecco io sono tra quelle che dovrebbe pensare dieci volte prima di parlare prima di esprimere anche il concetto più semplice perché come del resto mi sembra chiaro dal flusso dei pensieri che mi escono dalle dita un certo scollegamento tra pensieri e azioni mi è peculiare però di fronte a qualcuno che usa le parole in maniera appropriata e consona al momento all'evento alla situazione rimango basita atterrita dalla potenza dell'intelligenza umana che chiaramente non mi è propria ma proprio per questo penso che ho sempre da imparare dalle meraviglie della psiche umana dalla sua naturale lucidità e potenza e che non devo abbandonare la speranza di arrivare ad esprimere un concetto paradisiaco con parole sante invece che grufolare nei rifiuti per tutto il tempo che mi do' da vivere.

giovedì, febbraio 07, 2013

Lèggere speculazioni sulla gerontofilia imperante.

Sono attualmente sotto lo shock di aver appena sentito l'intervista audio ad una giovane tizia che si candida per un anonimo partito del sud una roba da accaponare la pelle e i giornalisti (?) che tentano di parlare razionalmente con gente che di raziocinante non ha nemmeno una fastidiosa verruca sotto la pianta dei piedi a tutte queste aspiranti parlamentari chiedono se vogliono diventare le nuove fidanzate di bip e tutte a fare a gara a chi la dà via più facilmente e tutte che sono sincere e leggere e evanescenti quando con fare da santarelline affermano che certo che farebbe loro piacere essere le fidanzate o le amanti di bip e quindi mi dico che ormai il valore della sincerità viene equiparato al meretricio perché tutto assurge a pari merito a degno e utile e indispensabile di essere detto non appena compare una telecamera o il microfono di una radio e io mi domando come un giornalista possa ritenere certe persone degne di essere intervistate ma è proprio vero che chiunque è candidabile in Parlamento? no perché io me lo domando e mi dico che prima si dovrebbe fare un test per vedere se il QI di codesti eventuali rappresentanti del popolo italiano si attesti almeno alla sufficienza ma mi rendo conto di star parlando su roba ridicola perché in un paese normale, in periodo di campagna elettorale, non si discuterebbe mai del desiderio di giovani pulzelle - candidate in Parlamento - di trombare con un 76enne decrepito perché in un paese normale si candiderebbe in parlamento gente - magari a vario titolo - ma cui un giornalista non chiederebbe mai se sono gerontofile animate da desiderio di coitare con uno dei leader delle coalizioni in lizza per il governo del paese, semplicemente perché - magari - in un paese normale ci sarebbe qualcosa di importante di cui discutere in campagna elettorale invece che stare a fare l'elenco delle performance sessuali (!) di un 76enne in calore e io ho pure studiato antropologia e credo che sia importante il patrimonio che nelle società porta la saggezza della vecchiaia, l'esperienza e il giudizio di chi ha fatto un lungo cammino di vita e può tramandare raccontare e far rivivere alle nuove generazioni i fasti le avventure le conquiste importanti del passato ma in questo momento storico preciso desidererei non aver mai studiato antropologia né avere nozioni di psico-socio-storio quel che pare a voi e poter dire liberamente che sebbene si tenti di rialzare all'inverosimile l'età pensionabile, io non vorrei più vedere vecchi ciancianti che parlano di futuro fintanto che un solo giovane ma anche un solo quarantenne ma anche un solo cinquantenne avrà nient'altro da guardare che la propria sbiadita immagine nello specchio.  
Shame on me.