Noi che ci troviamo a questo punto della vita che abbiamo da poco superato i quaranta, noi che ci hanno fottuto le speranze i desideri il futuro in poche parole la vita intera e anche svariate volte nel corso della stessa, noi che siamo figli di un'epoca di mezzo che non è il boom economico che non è ancora la crisi noi che non siamo più giovani anche se ci sentiamo tali noi che non siamo vecchi perché la vecchiaia è ormai parecchio oltre i settanta e noi non andremo mai in pensione noi che siamo poco adulti perché tiriamo sempre la cinghia venendo da famiglie dove peraltro nemmeno abbiamo fatto la fame noi che abbiamo conosciuto un discreto benessere e adesso contiamo i centesimi nel portafoglio noi che ci siamo fatti un mazzo così a scuola e che manco ci chiamano dottori noi donne che figuriamoci se ci chiamano dottoresse noi che crediamo che gli uomini e le donne sono uguali ma che sappiamo che di fatto non è così noi che ci sentiamo ancora ragazzi dentro ma che siamo madri e padri di figli che ci richiamano a doveri anche faticosi e a volte poco sopportabili perché forse ci sentiamo poco adulti poco responsabili e soprattutto poco responsabilizzati con questi lavori a tempo senza riconoscimenti senza denaro senza prospettive tutto questo è agghiacciante e lo è tanto più in quanto io lo vedo coi miei occhi senza veli senza trucchi e senza inganni e soprattutto non mi spetta nessuna liberalizzazione che mi possa salvare il culo a me, giovane quarantenne discretamente culona.
venerdì, gennaio 20, 2012
lunedì, gennaio 09, 2012
Far finta di essere sani
C'è una cosa in assoluto che detesto nel carattere altrui e che può essere senz'altro accumunata al concetto di falsità o addirittura esserne costola integrante. Avete presente l'utilizzo che viene fatto dell'ipocondria? Secondo me l'ipocondria è uno atteggiamento sociale. Uno non è ipocondriaco per se stesso. E' ipocondriaco per dirlo agli altri. Per comunicare uno stato (psico) fisico di prostrazione dovuta a (pseudo) identificata malattia invalidante il corpo, con l'obiettivo - nemmeno tanto nascosto - di negare l'invalidità parziale o totale della mente. L'ipocondria praticata per lungo tempo elimina dal soggetto in questione ogni collegamento (forse, peraltro, mai esistito) con la realtà circostante. Non consente più di comprendere concetti semplici e a tratti anche banali come: "distanza da altro essere umano", "opportunità", "tragicomico", o anche solo "comico". Si può dire, senza tema di smentita, che un ipocondriaco non riconosca più il tempo che passa. Che non abbia più nessun riferimento spazio-temporale-sentimentale se non il suo malato ombelico che vede il mondo da una prospettiva molto bassa riportando inevitabilmente tutto ad esso. Non esistono più discorsi aulici, non esiste cultura, non esistono interessi, non esiste più nulla al di fuori di quel centro, reale e al contempo immaginario, del proprio corpo. E questo, c'è poco da fare, è indubbiamente invalidante. Ma non per il corpo di cui sopra, che vive proprio grazie a questo transustanziale equilibrio, quanto piuttosto per il mondo circostante. Tutti coloro che hanno la sfortuna di passare accanto a cotal cataplasma e ne subiscono le spire malefiche o semplicemente gli influssi pestilenziali conoscono il fenomeno di cui sto parlando. Gli ipocondriaci sanno di attirare la compassione altrui e ne approfittano in maniera scientifica. In questo senso parlavo di falsità. E "altrui" rimane invischiato in questo meccanismo unilaterale di "do et in cambio niente" dal quale è difficilissimo estrarre le proprie macerie. Perché si rischia di rimanere triturati da un ipocondriaco. Lui non muore di certo.
Perché - e LO sfido a contraddirmi - l'ipocondriaco non è veramente malato.
lunedì, gennaio 02, 2012
Post della felicità
Che cos'è la felicità? C'è chi dice che vive nel tentativo di ottenerla. Che come l'acqua nel fiume passa e non riesce a durare più di un istante. Ma forse che questo istante di per sé non esiste? Si può dire, senza essere nel falso, che la felicità sia un istante? Ognuno di noi non ha forse vissuto almeno un istante di felicità? Io posso dire di averne vissuti tanti di istanti di felicità. Magari non periodi lunghi, ma sicuramente istanti parecchi. E penso che la vita di ognuno di noi vada avanti e possa continuare a farlo grazie a questi istanti, alla loro somma e alla loro unica e irripetibile individualità. La parola per sempre non contempla la felicità, e forse proprio per questo la felicità è così preziosa. Vive nell'attesa e nella ricerca. E questo ne costituisce il fascino. E più la si attende e più non si fa trovare. E' come Godot. Quando abbiamo smesso di aspettare si presenta, inattesa. E imprevedibile. E allora io ricercherò questo nel mio 2012. Senza fretta e senza drammi. E ci sta pure che non arrivi niente. In fondo è solo questione di un attimo.
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