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lunedì, ottobre 12, 2015

Il cesso della Meringa

Dal parrucchiere siamo tutte capiscione. 
Poi torniamo a casa e ci troviamo con una cofana in testa.
Non sono convinta di averla decisa io quella cofana.
Nei prossimi giorni mi dovrò ingegnare su come fare per tirarmi i capelli troppo corti che, su una riccia, sembrano ancora più corti.
Ma più di tutto mi dice lo sguardo delle mie figlie, che equivale a dire "mamma stai un cesso".
Non lo dicono chiaramente, ma sfuggono.
E questa fuga la dice tutta, come quando non hai coraggio di dire una scomoda verità in faccia ad una persona cui vuoi bene, tipo hai uno sfincione tra i denti, ma ti sei guardata il culone allo specchio etc etc.
Ecco. Le mie figlie ieri erano proprio così.
Ed è una sofferenza massima, poiché anch'io penso esattamente la stessa cosa: Meringa sei un cesso.
Quindi vabbè, sono diversa dalle altre donne anche in questo: a me il parrucchiere non mi fa per nulla bene all'umore.
Mentre sono lì seduta che aspetto, per giunta, comincio ad odiare sistematicamente tutte le donne presenti. Soprattutto quelle che hanno tanti capelli, lisci, domabilissimi e per le quali la messa in piega dura 150 ore, e sono 150 ore di goduria per loro. Io quelle le odio. odio quelle che vanno dal parrucchiere ed in cambio hanno un orgasmo assicurato.
Io, invece, esco fuori scontenta, imbruttita e sicuramente più povera.
Per quello sono sempre più convinta che almeno dalla psicanalista mi sfogo, senza pensare di aver perso un orgasmo.

lunedì, gennaio 09, 2012

Far finta di essere sani

C'è una cosa in assoluto che detesto nel carattere altrui e che può essere senz'altro accumunata al concetto di falsità o addirittura esserne costola integrante. Avete presente l'utilizzo che viene fatto dell'ipocondria? Secondo me l'ipocondria è uno atteggiamento sociale. Uno non è ipocondriaco per se stesso. E' ipocondriaco per dirlo agli altri. Per comunicare uno stato (psico) fisico di prostrazione dovuta a (pseudo) identificata malattia invalidante il corpo, con l'obiettivo - nemmeno tanto nascosto - di negare l'invalidità parziale o totale della mente. L'ipocondria praticata per lungo tempo elimina dal soggetto in questione ogni collegamento (forse, peraltro, mai esistito) con la realtà circostante. Non consente più di comprendere concetti semplici e a tratti anche banali come: "distanza da altro essere umano", "opportunità", "tragicomico", o anche solo "comico". Si può dire, senza tema di smentita, che un ipocondriaco non riconosca più il tempo che passa. Che non abbia più nessun riferimento spazio-temporale-sentimentale se non il suo malato ombelico che vede il mondo  da una prospettiva molto bassa riportando inevitabilmente tutto ad esso. Non esistono più discorsi aulici, non esiste cultura, non esistono interessi, non esiste più nulla al di fuori di quel centro, reale e al contempo immaginario, del proprio corpo. E questo, c'è poco da fare, è indubbiamente invalidante. Ma non per il corpo di cui sopra, che vive proprio grazie a questo transustanziale equilibrio, quanto piuttosto per il mondo circostante. Tutti coloro che hanno la sfortuna di passare accanto a cotal cataplasma e ne subiscono le spire malefiche o semplicemente gli influssi pestilenziali conoscono il fenomeno di cui sto parlando. Gli ipocondriaci sanno di attirare la compassione altrui e ne approfittano in maniera scientifica. In questo senso parlavo di falsità. E "altrui" rimane invischiato in questo meccanismo unilaterale di "do et in cambio niente" dal quale è difficilissimo estrarre le proprie macerie. Perché si rischia di rimanere triturati da un ipocondriaco. Lui non muore di certo. 
Perché - e LO sfido a contraddirmi - l'ipocondriaco non è veramente malato.