Ieri, in uno di quei pomeriggi deliranti passati a casa di mia sorella, abbiamo rivangato il giorno in cui mio padre è morto. Ma quelle cose che si fanno nei dettagli. Meticolosamente. Il classico lavoro certosino.
C'è da premettere che quel giorno io non c'ero. Ero a Parigi ed ero reduce da una serata di follie, a riprendermi dalla sbornia. Una di quelle serate di cui ogni attimo ti rimane fissato nella memoria per sempre e lì per lì non capisci perché.
Nell'ordine: alla festa di fine anno della mia società un mio dipendente mi aveva massaggiato i piedi, avevo dimenato le mie chiappe sulla pista come una matta, avevo cantato dal palco, con occhio di bue puntato, "Nessuno mi può giudicare" della Caselli, puntando il dito sulla mia capa (non sulla mia testa, ma sulla persona della mia diretta responsabile, verso la quale all'epoca avevo molte recriminazioni), e bevuto di conseguenza. Ricordo ancora che la mia società aveva affittato una sala nel ristorante "La Coupole" uno dei più noti di Parigi. Alle tre di notte ed ogni ora a seguire, poi, mi aveva chiamato la moglie del mio collega scapestrato, per sapere se avevo sue notizie visto che non tornato a casa né rispondeva al cellulare. La mattina dopo io avevo il giorno libero. Il mio collega non si presenta in ufficio e la moglie continua a bersagliarmi di telefonate. Poi ho scoperto che era andato a dormire da un'altra collega e aveva deciso di lasciare la moglie. Diciamo quindi una serata coi fiocchi.
Quel giorno, quindi, ero piuttosto malconcia. Per non dire assolutamente ko.
E quando mia sorella mi ha chiamato per dirmi che mio padre aveva avuto un infarto, forse né lei, né tantomeno io, avevamo realizzato la gravità della situazione.
Poi, ieri, come altre ducento volte nel corso di questi 9 anni, ho fatto ripetere a mia sorella per filo e per segno cosa ha fatto quel giorno, cosa diceva papà, cosa diceva mamma, cosa dicevano i medici. Ma tanto so che la prossima volta le chiederò la stessa identica cosa. Perché ogni volta sembra chiaro, ma sempre incomprensibile. E ogni volta si aggiunge un piccolo dettaglio. Questa volta era l'autocritica di mia sorella. Che non si è accorta che la situazione era grave e quindi non mi ha detto di prendere subito l'aereo. Ha detto che faceva autocritica. Io l'ho fatta anche un po' sentire in colpa: eh certo se tu mi avessi detto chiaramente come stavano le cose io avrei preso il primo aereo e forse sarei arrivata a Roma in tempo almeno per dirgli addio.
Tanto so che non ce l'avrei fatta. Papà è morto velocemente, per non essere di peso a nessuno. Imprevedibile come mai lo era stato nella sua vita.
Allora - dicevo - noi siamo una famiglia di rivangatori. Noi rivanghiamo e rivanghiamo il passato nelle sue mille sfaccettature. Ci piace rimestare, farci un piantarello, ridere tra le lacrime.
Ma, dico io, non è molto più sano ed efficace questo di una psicanalisi?
C'è da premettere che quel giorno io non c'ero. Ero a Parigi ed ero reduce da una serata di follie, a riprendermi dalla sbornia. Una di quelle serate di cui ogni attimo ti rimane fissato nella memoria per sempre e lì per lì non capisci perché.
Nell'ordine: alla festa di fine anno della mia società un mio dipendente mi aveva massaggiato i piedi, avevo dimenato le mie chiappe sulla pista come una matta, avevo cantato dal palco, con occhio di bue puntato, "Nessuno mi può giudicare" della Caselli, puntando il dito sulla mia capa (non sulla mia testa, ma sulla persona della mia diretta responsabile, verso la quale all'epoca avevo molte recriminazioni), e bevuto di conseguenza. Ricordo ancora che la mia società aveva affittato una sala nel ristorante "La Coupole" uno dei più noti di Parigi. Alle tre di notte ed ogni ora a seguire, poi, mi aveva chiamato la moglie del mio collega scapestrato, per sapere se avevo sue notizie visto che non tornato a casa né rispondeva al cellulare. La mattina dopo io avevo il giorno libero. Il mio collega non si presenta in ufficio e la moglie continua a bersagliarmi di telefonate. Poi ho scoperto che era andato a dormire da un'altra collega e aveva deciso di lasciare la moglie. Diciamo quindi una serata coi fiocchi.
Quel giorno, quindi, ero piuttosto malconcia. Per non dire assolutamente ko.
E quando mia sorella mi ha chiamato per dirmi che mio padre aveva avuto un infarto, forse né lei, né tantomeno io, avevamo realizzato la gravità della situazione.
Poi, ieri, come altre ducento volte nel corso di questi 9 anni, ho fatto ripetere a mia sorella per filo e per segno cosa ha fatto quel giorno, cosa diceva papà, cosa diceva mamma, cosa dicevano i medici. Ma tanto so che la prossima volta le chiederò la stessa identica cosa. Perché ogni volta sembra chiaro, ma sempre incomprensibile. E ogni volta si aggiunge un piccolo dettaglio. Questa volta era l'autocritica di mia sorella. Che non si è accorta che la situazione era grave e quindi non mi ha detto di prendere subito l'aereo. Ha detto che faceva autocritica. Io l'ho fatta anche un po' sentire in colpa: eh certo se tu mi avessi detto chiaramente come stavano le cose io avrei preso il primo aereo e forse sarei arrivata a Roma in tempo almeno per dirgli addio.
Tanto so che non ce l'avrei fatta. Papà è morto velocemente, per non essere di peso a nessuno. Imprevedibile come mai lo era stato nella sua vita.
Allora - dicevo - noi siamo una famiglia di rivangatori. Noi rivanghiamo e rivanghiamo il passato nelle sue mille sfaccettature. Ci piace rimestare, farci un piantarello, ridere tra le lacrime.
Ma, dico io, non è molto più sano ed efficace questo di una psicanalisi?
17 commenti:
Sicuramente non ti prosciuga il portafoglio! Però devi stare anche attenta a non dare il tormento a tua sorella, altrimenti dallo psicanalista ci andrà lei.
Il tuo racconto sembra un film francese.
@ tonks: effettivamente è un modo parecchio economico...
La mia vita E' un film francese. Alla fine puoi ridere o piangere. Tanto è lo stesso! ;-)
Anche io provo una sorta di insano desiderio nel accontare e farmi raccontare l'ultimo giorno di vita di mio papà, perchè in qualche modo è come riaverlo attraverso le emozioni chesuscita il ricordo.
Forse perchè la cosa è troppo recente ma IO non amo ricordare il momento in cui è morta mia madre...anzi lo evito proprio!!
E' sicuramente più sano il vostro modo di affrontare la morte!
@ laura: mmmh, sì, esatto, è come riaverlo...
@ suysan: non so suy, noi abbiamo fatto l'operazione "rivanga" fin da subito...secondo me o c'è, o non c'è...
Anche io non faccio che ripensare agli ultimi momenti di vita di Lucia, a quello che stavo facendo io, a cosa stava facendo Marco...per me è un modo per continuare a ricordare gli ultimi istanti in cui era viva, incosciente ma viva. Voglio continuare a ricordare il calore della sua pelle, il suo odore, la morbidezza della sua guancia, perchè ho tanta paura di dimenticarmelo, e invece queste cose voglio conservarle dentro di me per sempre, non voglio scordare nemmeno un particolare.
Come ti capisco!! Faccio la stessa identica cosa...rivango, rivivo, ripeto...tu sei fortunata ad avere una sorella con cui farlo!!!
Mìgola
Anche la mia, ma devi ammettere che ha il suo fascino (almeno per noi) u_u.
Non so che dire...In quel momento in cui i medici mi dicevano "signora se lei crede ai miracoli..." io ho pensato che forse si sbagliavano perchè lui era perfettamente vigile e mi intimava con tanto di indice alsato che il giorno dopo sarei dovuta andare assolutamente pena la persecuzione a vita con il termine "stupida", a ritirare il comò per la mia futura casa da sposata! Beh...ho avuto un dubbio...e applicando quello che la professione di avvocato ti insegna ho preferito credere a quello che mi faceva, indubbiamente, più comodo: che mio padre non ci avrebbe lasciato nè in quel momento nè nei 100 anni a venire!!! Un'immortale, insomma, come pensi siano i tuoi genitori.
E invece, così non è andata...
Ecco, la mia colpa è nel non aver capito un ciufolo (leggi: non aver voluto capire un ciufolo)della situazione e di conseguenza aver catapultato mia sorella direttamente dalla vita del giorno prima alla morte di poche ore dopo di nostro padre.
Comunque, poi la vita fa il suo mestiere e scorre, scorre, scorre e grazie ad essa e al nostro "rivangare di famiglia" ora ne parliamo (anche se con qualche lacrima) e ne sorridiamo.
Eppoi, quanti di voi hanno un nonno che gioca a bowling in cielo quando piove? Beh, i miei bimbi e le mie nipotine (che ne hamno ben due) ce l'hanno!!! E questo mi basta.
Ovviamente "indice alzato" e non "indice alsato"!!! Ma Meringa lo sa: il computer non è il mio forte!!!
io non rivango mai, o lo faccio con estrema leggerezza. senza darvi peso....eppure sono eternamente inquieto...bah
@ labelladdormentata: cara amica mia, è giusto che sia così. Ed è sano che tu continui a farlo tutte le volte che il tuo cuore ne avrà bisogno. Perché la vita ha un senso anche grazie al rivangare quello che ci è successo, le persone che abbiamo amato, i momenti tristi o felici. Nel tuo caso, come ti ho già detto e ti hanno detto in molti, la strada sarà sicuramente più in salita che nelle umane e naturali vicende di perdita affettiva. Ma verbalizzare la sofferenza, il dolore, la perdita ci aiuta a sopportarne l'enorme peso sulle nostre fragili spalle. Ti auguro che questo possa avvenire. E sono sicura che quei dettagli rimarranno vividi nella tua mente per aiutare te e la tua famiglia adesso, ma soprattutto negli anni a venire. Un abbraccio e grazie di aver voluto condividere questo racconto.
@ Migola: è vero, sono fortunata...
@ tonks: però certi film francesi fanno schifo...noi quale siamo? ;-)
@ livia: ma se tuo padre non c'ha mai giocato in vita sua a bowling...che cosa bisogna fare per far star buono un bambino! ;-)
@ tak: ecco, lo vedi, magari rivanga di più, sari più sereno....
Il favoloso mondo di Amelie, c'è da chiederlo? ;-)
P.S. Anche se è di produzione franco-tedesca.
@ tonks: come risultato nell'immaginario collettivo mi va bene Amélie, ma il film in sé lo trovo infarcito di luoghi comuni e a me, tu lo sai, il luogo comune mi deprime alquanto...Dobbiamo trovare qualcos'altro. Io punterei più su un Truffaut...
Già. Che ci vuole tempo per imparare a perdonarsi tutto quello che non... Abbraccione
movida69
Lo è, ma soprattutto, come hanno già sottolineato, è aggratis!
@ movida 69: esatto. quello che non...
@ signor ponza: e co' 'sti chiari di luna non è poco!
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