La scelta vincente di questo natale è stata elemosinare danaro a tutti.
Abbiamo vinto.
We've got money.
E costa così poco!
mercoledì, dicembre 27, 2006
venerdì, dicembre 22, 2006
Abbinamenti
Non sono capace ad abbinare i colori.
Fare i pacchetti regalo mi risulta un'impresa titanica.
Il mio sogno è sempre stato deporre ad arte fiocchetti su alberi di natale, senza riuscirci.
Non so riporre con gusto i bicchieri nelle vetrine.
O i piatti sulla tovaglia. E quel che è più grave è che, obiettivamente, possiedo dei bellissimi servizi di piatti.
L'amica D. ha persino il coraggio di apparecchiare con piatti fondi e piani di servizi diversi. Lei li abbina in maniera esteticamente ineccepibile. Ed è anche capace ad appaiarci bicchieri variamente colorati.
Ho girato molta parte d'Europa. Sono stata in tantissimi musei. Ho letto centinaia di libri (anche se il simpatico amico gigio me ne attribuisce migliaia). Ho studiato un numero imprecisato di anni e anche roba tipo logaritmi e problemi trigonometrici o anche popolazioni bantu o navajo per ritrovarmi a non sapere abbinare due cose qualsiasi per allietare il gusto della vista, del tatto e - perché no? - del palato.
Ieri, l'amico P. (a lui farebbe estremamente piacere che dicessi il compagno P., e allora lo scriverò perché se no chi lo sente!) ha detto che sono stata estremamente fortunata ad accalappiare un marito come il mio. Io, in un picco di autostima ho osato chiosare che beh, anche lui, in fondo aveva avuto la sua parte di fortuna....Poi, tra me e me mi son detta: Ma quale fortuna? Se si è beccato una che sta sempre male; che per poco non ci rimetteva le penne un paio di mesi dopo averlo conosciuto; che se l'è incontrata la prima volta con l'incisivo spaccato e ora che è aggiustato è ancora peggio; che sta sempre a dieta ora perché è cicciona, ora perché è incinta e quando cavolo ci si potrà mangiare un'amatriciana coi fiocchi se poi sottobanco ella si finisce il torrone gianduia e nocciola?
Perché, perché tanto studiare, tanto sbattersi da un posto all'altro, tanto spendere soldi se poi, quand'è al dunque, dobbiamo fare i conti col nostro specchio, quello di casa, quello che ci dice che sì, si vede proprio che sei stata un mese a letto, c'hai il naso tutto rovinato, i peli sotto il mento che pure tua figlia ha scansato la mano schifata? Quello specchio che ci dice che non saremo mai perfette, sempre con qualcosa fuori posto, sempre col setto nasale storto che si vedono i peletti della narice e non servirebbe nemmeno un cazzotto nell'altra direzione a raddrizzarlo. E ora ci si mette pure 'sta pancia che cresce, 'sta bilancia che sversa a destra e le calze elastiche che per tirarle su ci vuole una doppia gru con tiranti!
Avevo comprato dei graziosi tovagliolini colorati.
Non so se potrò abbinarli con la tovaglia di natale.
Perché forse, a natale, sarò ancora abbinata alle lenzuola del mio letto.
Fare i pacchetti regalo mi risulta un'impresa titanica.
Il mio sogno è sempre stato deporre ad arte fiocchetti su alberi di natale, senza riuscirci.
Non so riporre con gusto i bicchieri nelle vetrine.
O i piatti sulla tovaglia. E quel che è più grave è che, obiettivamente, possiedo dei bellissimi servizi di piatti.
L'amica D. ha persino il coraggio di apparecchiare con piatti fondi e piani di servizi diversi. Lei li abbina in maniera esteticamente ineccepibile. Ed è anche capace ad appaiarci bicchieri variamente colorati.
Ho girato molta parte d'Europa. Sono stata in tantissimi musei. Ho letto centinaia di libri (anche se il simpatico amico gigio me ne attribuisce migliaia). Ho studiato un numero imprecisato di anni e anche roba tipo logaritmi e problemi trigonometrici o anche popolazioni bantu o navajo per ritrovarmi a non sapere abbinare due cose qualsiasi per allietare il gusto della vista, del tatto e - perché no? - del palato.
Ieri, l'amico P. (a lui farebbe estremamente piacere che dicessi il compagno P., e allora lo scriverò perché se no chi lo sente!) ha detto che sono stata estremamente fortunata ad accalappiare un marito come il mio. Io, in un picco di autostima ho osato chiosare che beh, anche lui, in fondo aveva avuto la sua parte di fortuna....Poi, tra me e me mi son detta: Ma quale fortuna? Se si è beccato una che sta sempre male; che per poco non ci rimetteva le penne un paio di mesi dopo averlo conosciuto; che se l'è incontrata la prima volta con l'incisivo spaccato e ora che è aggiustato è ancora peggio; che sta sempre a dieta ora perché è cicciona, ora perché è incinta e quando cavolo ci si potrà mangiare un'amatriciana coi fiocchi se poi sottobanco ella si finisce il torrone gianduia e nocciola?
Perché, perché tanto studiare, tanto sbattersi da un posto all'altro, tanto spendere soldi se poi, quand'è al dunque, dobbiamo fare i conti col nostro specchio, quello di casa, quello che ci dice che sì, si vede proprio che sei stata un mese a letto, c'hai il naso tutto rovinato, i peli sotto il mento che pure tua figlia ha scansato la mano schifata? Quello specchio che ci dice che non saremo mai perfette, sempre con qualcosa fuori posto, sempre col setto nasale storto che si vedono i peletti della narice e non servirebbe nemmeno un cazzotto nell'altra direzione a raddrizzarlo. E ora ci si mette pure 'sta pancia che cresce, 'sta bilancia che sversa a destra e le calze elastiche che per tirarle su ci vuole una doppia gru con tiranti!
Avevo comprato dei graziosi tovagliolini colorati.
Non so se potrò abbinarli con la tovaglia di natale.
Perché forse, a natale, sarò ancora abbinata alle lenzuola del mio letto.
mercoledì, dicembre 20, 2006
La dea della salute
Dovete sapere che la dea della salute non abita più qui.
Io sono allungata sul letto faccia al soffitto.
Ogni movimento danneggia ulteriormente la mia contrattura.
Il catarrone sussiste ancora, resiste e non desiste.
Io sono ormai un tutt'uno con le mie lenzuola.
Volumi imprescindibili attendono sul comodino.
Mia figlia pensa che io l'abbia ormai abbandonata.
Mia madre è rientrata trionfante e cucinante in casa mia.
Mio marito si è ritirato in un angolo, sempre alle prese con le sue fasulle carte di credito.
Quella a cui va meglio sono io.
Nel mese di dicembre, dal mio conto è stato prelevato l'equivalente di zero.
Ho trovato la ricetta per non spendere più niente.
Ma chissà perché questo non mi consola adeguatamente.....
Io sono allungata sul letto faccia al soffitto.
Ogni movimento danneggia ulteriormente la mia contrattura.
Il catarrone sussiste ancora, resiste e non desiste.
Io sono ormai un tutt'uno con le mie lenzuola.
Volumi imprescindibili attendono sul comodino.
Mia figlia pensa che io l'abbia ormai abbandonata.
Mia madre è rientrata trionfante e cucinante in casa mia.
Mio marito si è ritirato in un angolo, sempre alle prese con le sue fasulle carte di credito.
Quella a cui va meglio sono io.
Nel mese di dicembre, dal mio conto è stato prelevato l'equivalente di zero.
Ho trovato la ricetta per non spendere più niente.
Ma chissà perché questo non mi consola adeguatamente.....
giovedì, dicembre 14, 2006
La trama non conta
Calma, signore e signori, calma, non affollatevi!
Non tutti insieme! Non riesco mica a seguire mille discorsi contemporaneamente!
Devo ancora digerire la mia ultima lettura*.
E il mio fastidioso dolore intercostale mi martorizza.
Si è alleato col catarrone per non lasciarmi scampo.
Stamane mi son svegliata cercando di razionalizzare le ultime rivelatrici pagine del libro sul mio comodino da qualche giorno.
Gli inglesi sono degli ubriaconi, e questo si sa.
Il rapporto che hanno con l'alcool è come quello degli italiani con la mamma: non ne possono fare a meno (e vi giuro che sono quasi convinta che non sia un luogo comune).
L'alcool deforma la percezione della realtà. E fin qui siamo all'assioma.
Un po' più complicato diventa se si tratta della tua personale realtà. Se si tratta del tuo frustrato ego, della tua selvaggia sessualità, del tuo smodato rapporto con le cose.
E tu proprio non ce la fai ad assumerti le tue responsabilità, a guardarti in uno specchio che non sia appannato, a pesarti sulla bilancia ed accettare il verdetto, per penoso che sia.
E allora ti proietti verso l'esterno fino a che non vai a sbattere contro la parete di turno, già crepata di suo, che si presta bene all'uopo, ad essere demolita a generose testate, nemmeno troppo velocemente, giusto quel tanto che basta per rimanere in piedi fino a sfidare l'ultima delle regole della statica.
Salvo che la parete di turno è, come per incanto, un altro essere umano. Forse semplicemente il tuo alter ego. E da questo incontro scontro scaturisce tutto il resto. La vita. L'amore. La distruzione. La morte.
Sembra niente. Ma in fondo è il dubbio amletico di ognuno: chi sono veramente?
L'ubriacone di Edimburgo che va con tutte quelle che incontra? Il nerd tutto play station e trenini elettrici che non ha mai sfiorato pelle di donna? La vecchia punk che vive nei ricordi? Il famoso cuoco che passa il tempo libero in peccaminosi luoghi di perdizione? La ballerina di belle speranze che finisce cameriera spiaccicata sotto la panza del ricco cuoco?
Varia umanità che dipinge la personalità di ognuno. Perché noi siamo nessuno. Ma siamo anche ognuno di questi poveri e sfigati centomila.
La trama non conta. La trama è la vita. La vita di ognuno di noi. Con le sue luci e le sue ombre.
*Irvine Welsh: I racconti erotici dei grandi chef
Non tutti insieme! Non riesco mica a seguire mille discorsi contemporaneamente!
Devo ancora digerire la mia ultima lettura*.
E il mio fastidioso dolore intercostale mi martorizza.
Si è alleato col catarrone per non lasciarmi scampo.
Stamane mi son svegliata cercando di razionalizzare le ultime rivelatrici pagine del libro sul mio comodino da qualche giorno.
Gli inglesi sono degli ubriaconi, e questo si sa.
Il rapporto che hanno con l'alcool è come quello degli italiani con la mamma: non ne possono fare a meno (e vi giuro che sono quasi convinta che non sia un luogo comune).
L'alcool deforma la percezione della realtà. E fin qui siamo all'assioma.
Un po' più complicato diventa se si tratta della tua personale realtà. Se si tratta del tuo frustrato ego, della tua selvaggia sessualità, del tuo smodato rapporto con le cose.
E tu proprio non ce la fai ad assumerti le tue responsabilità, a guardarti in uno specchio che non sia appannato, a pesarti sulla bilancia ed accettare il verdetto, per penoso che sia.
E allora ti proietti verso l'esterno fino a che non vai a sbattere contro la parete di turno, già crepata di suo, che si presta bene all'uopo, ad essere demolita a generose testate, nemmeno troppo velocemente, giusto quel tanto che basta per rimanere in piedi fino a sfidare l'ultima delle regole della statica.
Salvo che la parete di turno è, come per incanto, un altro essere umano. Forse semplicemente il tuo alter ego. E da questo incontro scontro scaturisce tutto il resto. La vita. L'amore. La distruzione. La morte.
Sembra niente. Ma in fondo è il dubbio amletico di ognuno: chi sono veramente?
L'ubriacone di Edimburgo che va con tutte quelle che incontra? Il nerd tutto play station e trenini elettrici che non ha mai sfiorato pelle di donna? La vecchia punk che vive nei ricordi? Il famoso cuoco che passa il tempo libero in peccaminosi luoghi di perdizione? La ballerina di belle speranze che finisce cameriera spiaccicata sotto la panza del ricco cuoco?
Varia umanità che dipinge la personalità di ognuno. Perché noi siamo nessuno. Ma siamo anche ognuno di questi poveri e sfigati centomila.
La trama non conta. La trama è la vita. La vita di ognuno di noi. Con le sue luci e le sue ombre.
*Irvine Welsh: I racconti erotici dei grandi chef
martedì, dicembre 12, 2006
46 XX
Sarà sana - insindacabile responso della S.C.I.E.N.Z.A e più specificatamente: senza aberrazioni cromosomiche.
Sarà simpatica - inevitabile giudizio MIO dopo averne visto i saltelli e anche sentiti.
Sarà amata - e vorrei anche vedere.
Sarà intelligente - non è sicuro, ma fortemente auspicabile visti i super-geni che possiede.
Sarà bella - perché in fondo è meglio che siano belle, porta tutta una serie di vantaggi che magari le mezze cesse come me non hanno avuto.
E soprattutto sarà FEMMINA - in quell'incredibile combinazione cromosomica che non è certo la risposta a tutte le domande, ma che - consentitemi - suona molto meglio di 42!
lunedì, dicembre 11, 2006
Credo ancora
Bene, signore e signori. La settimana è finita.
Dei tanto paventati eventi, è rimasta una sola ed unica certezza: l'asilo di mia figlia rimarrà chiuso per le feste.
E ora che si fa?
La lingua si è allappata.
Il catarro non si è ancora sciolto.
Io sono un fantasma che cammina quando non dorme.
La mia agenda è vuota, così come il mio frigo e il mio conto in banca.
Mio marito non ha più né bancomat né carta di credito.
E' diventato lo zimbello della banca, ogni volta che entra per chiedere novità. Per scusarsi, gli hanno promesso mille e mille agevolazioni per un futuro pieno di delizie, che stenta però a farsi vedere (il futuro con le sue delizie).
Io sono ancora più sfigata di lui, perché a me, nessuno ha promesso niente.
Ma io non mi arrendo.
Credo ancora che potrò smatassare i capelli di mia figlia, perché se non trovo una soluzione diventerà una medusa.
Credo ancora che potrò aver ragione della mia casa, arricchita ora di un piccolo ma rutilante alberello di natale, i cui pezzettini sono sparsi in giro come carnevaleschi coriandoli.
Credo ancora che la mia condizione di gravida mi risparmierà di cucinare gustosi manicaretti natalizi e procedere solo ad assaggiare quelli degli altri.
Credo ancora che la mia cartoleria di fiducia mi lascerà un'agendina 2007 da parte, anche se non l'ha mai fatto e ogni anno devo andare a cercarmela altrove, ma tanto chissenefrega perché l'anno prossimo, a parte due o tre compleanni, rischia di restare completamente vuota.
Credo ancora che la mia società mi darà una liquidazione signorile per quell'annetto lavorato, anche se invece di spenderla in regali dovrò spenderla in vettovaglie, ici e bollette varie.
Credo ancora che l'inverno arriverà e che potrò accoccolarmi tra le braccia di mio marito senza scatarrare orribilmente mentre penso: "Questa è la volta buona che mi lascia!".
Come voi tutti ormai sapete, sono un'inguaribile ottimista!
Dei tanto paventati eventi, è rimasta una sola ed unica certezza: l'asilo di mia figlia rimarrà chiuso per le feste.
E ora che si fa?
La lingua si è allappata.
Il catarro non si è ancora sciolto.
Io sono un fantasma che cammina quando non dorme.
La mia agenda è vuota, così come il mio frigo e il mio conto in banca.
Mio marito non ha più né bancomat né carta di credito.
E' diventato lo zimbello della banca, ogni volta che entra per chiedere novità. Per scusarsi, gli hanno promesso mille e mille agevolazioni per un futuro pieno di delizie, che stenta però a farsi vedere (il futuro con le sue delizie).
Io sono ancora più sfigata di lui, perché a me, nessuno ha promesso niente.
Ma io non mi arrendo.
Credo ancora che potrò smatassare i capelli di mia figlia, perché se non trovo una soluzione diventerà una medusa.
Credo ancora che potrò aver ragione della mia casa, arricchita ora di un piccolo ma rutilante alberello di natale, i cui pezzettini sono sparsi in giro come carnevaleschi coriandoli.
Credo ancora che la mia condizione di gravida mi risparmierà di cucinare gustosi manicaretti natalizi e procedere solo ad assaggiare quelli degli altri.
Credo ancora che la mia cartoleria di fiducia mi lascerà un'agendina 2007 da parte, anche se non l'ha mai fatto e ogni anno devo andare a cercarmela altrove, ma tanto chissenefrega perché l'anno prossimo, a parte due o tre compleanni, rischia di restare completamente vuota.
Credo ancora che la mia società mi darà una liquidazione signorile per quell'annetto lavorato, anche se invece di spenderla in regali dovrò spenderla in vettovaglie, ici e bollette varie.
Credo ancora che l'inverno arriverà e che potrò accoccolarmi tra le braccia di mio marito senza scatarrare orribilmente mentre penso: "Questa è la volta buona che mi lascia!".
Come voi tutti ormai sapete, sono un'inguaribile ottimista!
mercoledì, dicembre 06, 2006
Pensare l'impensabile
Parola d'ordine: pensare l'impensabile.
Questo dice il mio oroscopo. Quello di Rob Brezsny.
Mi devo abituare - sì, proprio così! - a pensare l'impensabile.
A vedere l'invisibile.
A immaginare l'inimmaginabile.
Almeno durante la prossima settimana.
E comunque non mi pare poco, no?
No, ma vi rendete conto?
Che dovrà succedere?
La mia vita sarà sconvolta da qualcosa di assolutamente inatteso.
Forse che il catarrone di trasformerà in lingua di vacca e sleccazzerà tutto il vicinato?
Forse che vincerò al lotto quei 5 numeri che ho fatalmente giocato? (e diciamo pure che questo è l'impensabile che, per il momento - mi farebbe più comodo!)
Forse che l'asilo di mia figlia rimarrà aperto durante le vacanze di Natale?
No, no, non sarà nulla di tutto questo.
Già me lo immagino.
E poi come lo ripiglio io quel Brezsny, per farmi ridare la mia felicità scampata, quella che mi ha fatto credere di toccare con mano e pure quanto prima?
Perché nessuna rivista fornisce un'assicurazione contro la non-realizzazione dell'oroscopo da essa pubblicato?
Io desidero/bramo/agogno/sospiro di pensare l'impensabile.
Anche se non so cos'è.
Anche se potrebbe solo essere la lingua di vacca che sbuca dalla mia boccuccia.
Ma sai che risate!
Mi dispiacerebbe non ridere alla fine della settimana.
Manca ancora qualche giorno.
Sono elettrizzata all'idea dei superpoteri che mi stanno per piovere addosso.
Dovesse durare solo un giorno!
Questo dice il mio oroscopo. Quello di Rob Brezsny.
Mi devo abituare - sì, proprio così! - a pensare l'impensabile.
A vedere l'invisibile.
A immaginare l'inimmaginabile.
Almeno durante la prossima settimana.
E comunque non mi pare poco, no?
No, ma vi rendete conto?
Che dovrà succedere?
La mia vita sarà sconvolta da qualcosa di assolutamente inatteso.
Forse che il catarrone di trasformerà in lingua di vacca e sleccazzerà tutto il vicinato?
Forse che vincerò al lotto quei 5 numeri che ho fatalmente giocato? (e diciamo pure che questo è l'impensabile che, per il momento - mi farebbe più comodo!)
Forse che l'asilo di mia figlia rimarrà aperto durante le vacanze di Natale?
No, no, non sarà nulla di tutto questo.
Già me lo immagino.
E poi come lo ripiglio io quel Brezsny, per farmi ridare la mia felicità scampata, quella che mi ha fatto credere di toccare con mano e pure quanto prima?
Perché nessuna rivista fornisce un'assicurazione contro la non-realizzazione dell'oroscopo da essa pubblicato?
Io desidero/bramo/agogno/sospiro di pensare l'impensabile.
Anche se non so cos'è.
Anche se potrebbe solo essere la lingua di vacca che sbuca dalla mia boccuccia.
Ma sai che risate!
Mi dispiacerebbe non ridere alla fine della settimana.
Manca ancora qualche giorno.
Sono elettrizzata all'idea dei superpoteri che mi stanno per piovere addosso.
Dovesse durare solo un giorno!
martedì, dicembre 05, 2006
Tanto sono malata
Cosa è peggio di avere la capoccia piena di catarrone muffito e le nari stracolme di germi?
Una figlia sovreccitata che scorrazza per casa.
Oggi devo rimandare anche l'appuntamento dalla dietologa.
Persino le chiavi della macchina sono incimurrite.
E sono sicura che ella mi avrebbe ripetuto la frase magica: "E' inutile, quando si è malati non si dimagrisce. Il fisico ha le sue energie impegnate e non le può perdere".
Sarà forse per questo che sono due giorni che mi strafogo di palle di profiterolles? Se non si dimagrisce, varrà anche il contrario. Cioè che a ingurgitare non si ingrassa!
Sfido chiunque a provarmi il contrario.
C'è un però. Mi sono ripromessa di sfoderare tutta la mia capacità artistica (equivalente pressoché allo zero assoluto, e quindi - come ne converrete - non sarà un grande sforzo) per agghindare la mia casa per Natale. Forse ancora per quest'anno mia figlia non capirà che quell'omone vestito di rosso, con vistosi occhiali, è il suo papà. Certo, che un cuscino sullo stomaco illude parecchio! E forse dovrei dire "agghiandare", visto che le uniche cose che potrò permettermi sono quelle quattro pignette sparute che l'albero sotto casa ha sputato. Riciclare è bello. Ne farò un'arte. E la metterò da parte, bene incellophanata. Questo è il natale: un pacco ben mantenuto di cose vecchie, che ricicciano fuori non si sa da dove e non si sa come, ma sempre perfettamente puntuali. E in ogni caso, sempre più puntuali di me.
venerdì, dicembre 01, 2006
Lasciamoci fare
Ognuno è re del suo mondo.
Oggi mi scoppia la testa.
Ma non smetto di pensare.
C'ho il catarrone che mi si è bloccato al centro esatto della congiunzione dei peli delle sopracciglia.
O quelli che erano i peli che ho strappato con foga una settimanella fa.
Questo mi provoca un mal di testa incessante. Non lo strappo dei peli, ma il catarro in congiunzione.
Fisso e sempre uguale a se stesso. Che aumenta se mi abbasso. E non diminuisce se mi rialzo.
Sono ormai quasi tre settimane che mi trascino come un cataplasma per i sentieri del mondo.
E l'ago della bilancia va sempre più verso destra.
Lunedì la mia figliola e il cuginetto sono stati invitati al loro primo party con i compagni d'asilo.
Bisognava inventarsi il regalo.
Oggi (seppure controvoglia) farò un complimento a mia sorella.
Lei sicuramente non mi farà entrare nel girone dei regali costosi.
E' andata nel negozietto tamarro di piazza Vittorio.
E ha comprato un regaletto che ci farà fare una discreta figura senza rovinarci per sempre.
Saremo pure out, ma siamo sempre contro corrente.
E questa è una sicurezza.
Quasi come quella che sono io la regina.
Del mio mondo catarroso.
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